IX

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« Tom! » George bussò alla porta della sua stanza battendo i palmi contro il legno. « Tom, svegliati! Devi andare a pranzo da tua madre, lo hai dimenticato? » Altri colpi disturbarono il sonno di Thomas, che si rigirò nel letto, sbuffando. Mugugnò qualcosa che somigliava vagamente a "sì, adesso mi alzo" e seppellì il volto tra le coperte.
« Su, ché Babbo Natale ha fatto un salto anche in casa nostra. Tanti auguri ». George rise e Thomas sentì il suono dei suoi passi allontanarsi lungo il corridoio. Aggrottò le sopracciglia e si lasciò sfuggire uno sbadiglio. Qualche lacrima calda gli bagnò le ciglia e lui si stropicciò le palpebre. Si alzò a sedere sul bordo del letto. La testa gli doleva e aveva gli occhi stanchi. Avrebbe voluto dormire ancora e non era pronto ad affrontare la giornata impegnativa che gli si prospettava davanti: avrebbe incontrato per la prima volta la nuova famiglia di sua madre.
Si diresse verso la porta della camera e l'aprì. Suo padre stava preparando la colazione, sentiva lo sfrigolare del bacon in padella provenire dal piano inferiore. Il profumo intenso di cibo scatenò la reazione del suo stomacò, che ringhiò una protesta, contorcendosi e borbottando. Thomas si diresse verso il bagno. Dopo aver svuotato la vescica, si lavò le mani e il viso e si osservò allo specchio; si ritrovò difronte uno spettacolo pietoso: sembrava che la tristezza avesse scavato solchi violacei sotto ai suoi occhi e modellato il suo viso in modo che divenisse incapace di sorridere. Thomas strinse le labbra in un moto di repulsione e si allontanò.
Al piano inferiore, suo padre aveva preparato la colazione e se ne stava sul divano del salotto, con una tazza di caffè tra le mani e lo sguardo concentrato su un notiziario mattutino. La giornalista al di là dello schermo parlava di cronaca internazionale: un violento uragano aveva sconvolto le coste dell'Asia orientale, provocando centinaia di morti e altrettanti dispersi.
« Buongiorno e buon Natale », disse Thomas, tentando di mascherare la sua espressione con un sorriso forzato.
« Ehi! » George si voltò verso di lui, appoggiando la tazza di caffè sul tavolino che fronteggiava il divano. « Buon Natale, Tom! Guarda sul tavolo della cucina, Babbo Natale non ha dimenticato di passare di qui ». Gli fece l'occhiolino e Thomas ridacchiò, facendo come gli era stato detto. Sul tavolo, accanto al piatto della colazione, era appoggiato un pacco enorme avvolto in carta da regali azzurra. Thomas strabuzzò gli occhi. « È davvero mio? », gridò a suo padre.
« Certo che sì ».
« Caspio ». Thomas scartò il pacco con rapidi gesti. Brandelli di carta caddero al suolo come coriandoli. « È una TV! »
« Wow, Tom, hai imparato leggere! Sono così fiero di te ». Suo padre comparve sulla soglia della cucina. Gli indirizzò un sorriso e lo oltrepassò per abbandonare la tazza vuota nel lavandino. « La tua ha smesso di funzionare un mese fa. Credevi l'avessi dimenticato? »
« Grazie! Non vedo l'ora di montarla in camera. La metto sulla scrivania! » Thomas afferrò la scatola e fece per aprirla, ma suo padre scosse la testa e gli posò una mano sulla spalla, intimandogli di fermarsi. « Devi prepararti, adesso. Metto a posto io, qui, prima che torni ».
Thomas roteò gli occhi, sbuffando, ma annuì e « Bene così », disse. Si voltò e fece per dirigersi verso le scale, ma prima di arrivarci si fermò, si voltò e circondò suo padre in un mezzo abbraccio. « Grazie, pa' ».
« E di che ». George ridacchiò.
« Anch'io ti ho comprato un regalo ». Thomas ricordò il piccolo pacchetto abbandonato in un cassetto. « Aspetta qui ». Salì le scale a due a due ed entrò nella sua camera per recuperarlo, poi uscì e tornò in cucina. Suo padre stava raccogliendo dal pavimento i pezzi di carta regalo che lui aveva lasciato cadere. Thomas si schiarì la voce e gli porse il pacchetto decorato da una piccola coccarda blu. « Non è niente di che », precisò, avvampando. « Forse avrei dovuto dartelo prima di vedere quel mostruoso televisore ».
« Non dire sciocchezze, Tom. Ti ricordo che sono io la fonte principale dei tuoi guadagni. Se avessi voluto un regalo costoso, ti avrei dato cinquecento dollari da spendere ». Afferrò il pacchetto e lo scartò. I suoi occhi brillavano, quasi fosse tornato bambino per un attimo. La carta rivelò una piccola scatola foderata di nero, che si aprì con un lieve scatto tra le dita di George, rivelando un elegante orologio da polso dal cinturino sottile.
« È bellissimo! » L'uomo sorrise e lo sfilò dalla sua custodia per osservarlo da vicino. « Grazie, Tom. Mi piace. Ma ora va' a prepararti, se no fai tardi ».
Thomas sorrise e roteò gli occhi, sbuffando. « Sì, capo ».

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora