IV

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Thomas si agitò sul divano, sistemandosi in modo che la sua schiena fosse appoggiata ai cappotti ammassati in un angolo. Gally era sdraiato accanto a lui, con i piedi sulle sue gambe, e occupava tutto lo spazio rimanente. Winston e Chuck erano seduti sul tappeto nero, mentre Frypan aveva trascinato nel piccolo salotto una sedia e ci si era seduto sopra a cavalcioni, le braccia e la testa appoggiate allo schienale. Minho e Newt erano in terrazza a fumare e si erano allontanati già da parecchi minuti.
« Okay ». Gally si puntellò sui gomiti e indicò lo schermo del televisore con un cenno del capo. « Mi sono perso ».
Chuck aveva tentato di convincere i Radurai a guardare un altro horror coreano, ma Minho aveva stroncato le sue richieste sul nascere, piazzandogli tra le mani il DVD di Inception. « Devi smetterla di farti consigliare film da quel pive di tuo cugino, Chuckie », gli aveva detto poi e il ragazzino si era rassegnato.
Winston mandò giù un sorso di birra e indirizzò a Gally un'occhiata obliqua da sopra la spalla. « Cosa non capisci? »
Gally si sedette in maniera composta e incrociò le braccia al petto. « Tutta questa sploff sui sogni dentro ai sogni è un casino. Mi si sta friggendo il cervello, cacchio. Non potevamo guardare qualcosa di più umano? »
Chuck fece un verso stizzito e agitò un braccio grassoccio nella sua direzione. « Sta' zitto, mi sto perdendo tutte le battute! »
Gally aggrottò le sopracciglia e colpì la spalla del ragazzino con un debole calcio. Chuck lo ignorò e si avvicinò di più allo schermo del televisore, l'espressione assorta.
« Che rottura di palle », si lamentò Gally. Si alzò in piedi e fece segno a Thomas di seguirlo. « Andiamo da quei due rincaspiati lì fuori ». Si avviò verso la cucina e superò la porta-finestra con Thomas alle calcagna. Newt e Minho erano appoggiati alla ringhiera di ferro battuto che circondava lo spiazzo e stavano parlando a bassa voce. C'era una brezza leggera e i capelli biondi di Newt ondeggiavano piano, carezzandogli la fronte e le palpebre. Il ragazzo se li ravviò con un gesto. Vide con la coda dell'occhio che qualcuno gli si stava avvicinando e si voltò verso Thomas e Gally.
« Il film è già finito? », chiese, le sopracciglia aggrottate.
« No, ma le vostre sigarette sì. Che caspio state facendo da due ore, eh? »
Minho sbadigliò. « Chiacchiere », disse.
Gally si gettò sul pouf abbandonato in un angolo del gazebo e inarcò la schiena per stiracchiarsi, traendo un profondo respiro. « Quel film è un trip del cacchio ».
Minho rise. « Sì, eh? Lo adoro ».
Thomas si strofinò le braccia con le mani. Spostava il peso da un piede all'altro, a disagio. La sua pelle era scossa da minuscoli brividi e Newt parve notarlo, perché gli chiese: « Tutto a posto, Tommy? Hai freddo? » Le sue iridi erano venate di preoccupazione.
Thomas sussultò, arrossendo. Non si era aspettato quella domanda. A dirla tutta, aveva cominciato a pensare che Newt non gli avrebbe più rivolto la parola. Fece spallucce, fingendo indifferenza. « Un po' », ammise a mezza voce, distogliendo lo sguardo. Quegli occhi scuri sembravano scavargli dentro e Thomas non era sicuro che la cosa gli piacesse. Lo metteva a disagio, perché lui di Newt non riusciva a vedere niente che non fossero le sue labbra sottili, le sue ciglia scure, i suo capelli biondi.
Newt si allontanò dalla ringhiera con una spinta. « Andiamo a prendere da bere », disse, superando Thomas, che lo seguì, felice di lasciarsi alle spalle il freddo pungente che si respirava all'esterno. Non sentiva più la punta delle orecchie e del naso, né le dita di mani e piedi. Newt raggiunse il frigorifero e ne estrasse due bottiglie di birra. Le aprì e ne porse una a Thomas, che l'afferrò e ne bevve due sorsi. Newt gli sorrise, poi il suo volto divenne serio. « Senti », cominciò, tenendo lo sguardo fisso sulle punte delle sue Vans nere, « mi dispiace per stasera ».
Thomas avvampò. Non era sicuro fosse una conseguenza dell'alcool ingerito. « Perché? »
Newt si grattò la nuca, il volto distorto in una smorfia imbarazzata. « Non ti stavo evitando, è solo che - ».
« Ah, Minho te l'ha detto ». Thomas si lasciò sfuggire una risatina nervosa. Si sentiva un idiota. Si appuntò un promemoria mentale: Minho era una bocca larga. « Non devi scusarti, sono solo paranoico ». Aggrottò le sopracciglia alle sue stesse parole. « Non che io abbia un motivo particolare per esserlo, ecco, però tu mi sei simpatico e credevo di aver fatto o detto qualcosa di stupido ». Thomas si morse l'interno della guancia per costringersi a tacere. Stai facendo la figura dello stupido. « Lascia perdere », disse infine, scrollando le spalle.
Newt soffocò un sorriso contro la bottiglia, poi l'abbandonò sul ripiano dietro di sé. « Non sei paranoico », disse. « A volte mi comporto in modo scostante e posso dare l'impressione sbagliata. Ci tenevo a chiarire le cose », aggiunse in un soffio, sfiorandsi la punta del naso con il dorso della mano. Sembrava così dispiaciuto e Thomas provò ancora una volta l'impulso di avvicinarsi al suo volto e far scontrare le loro labbra in un bacio improvviso, ma si trattenne e distolse lo sguardo. Nel suo cervello si fece strada la paura irrazionale che Newt avesse capito ciò che gli passava per la testa: forse riusciva davvero a leggergli dentro come sembrava e ora lo stava giudicando. Thomas scosse la testa e si diede dell'idiota. Di nuovo. Fu Newt a distoglierlo dai suoi pensieri. « Quindi è tutto okay? », gli chiese e Thomas annuì. Newt lo imitò, distendendo le labbra in un sorriso soddisfatto. « Bene così ».

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasKde žijí příběhy. Začni objevovat