XIII

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« Che significa? »
« Thomas, io non avrei dovuto dirti niente. Se Newt lo scopre - ».
« Ma lo hai fatto. Ora spiegami ».
Thomas e Minho erano all'esterno dell'auto e si fronteggiavano. L'aria gelida del mattino si insinuava tra le stoffe spesse dei loro abiti, facendoli rabbrividire, ma entrambi erano troppo scossi per prestare attenzione al freddo.
Minho si portò le mani tra i capelli e si allontanò di qualche passo. « In che cacchio di guaio mi sono cacciato », sibilò tra i denti. « Newt mi ucciderà e poi mi farà a pezzi, mi rimetterà insieme come fossi un puzzle umano e mi farà a pezzi di nuovo e questo processo andrà avanti all'infinito! »
Thomas batté un pugno sulla portiera dell'auto contro cui era appoggiato. « Sto aspettando », disse con voce atona, i lineamenti induriti dalla collera e dalla delusione che cominciavano a grattargli lo stomaco.
Nel rumoroso silenzio della notte si udì il suono di un finestrino che veniva abbassato. Teresa si sporse all'esterno e gridò: « Tom, quella è la mia macchina, smettila di colpirla ».
Thomas non le prestò attenzione: i suoi occhi scuri erano fissi in quelli dell'amico, che ricambiava il suo sguardo con timore. Teresa fu trascinata di nuovo nell'abitacolo e Minho sospirò e si passò una mano sul volto. « Il nome che Newt ha sul polso è il tuo, Thomas ».
« Newt crede che io sia la sua anima gemella? » Thomas fece un verso di incredulità e con una spinta del bacino si spostò di qualche centimetro dallo sportello dell'auto. « Tutto questo non ha alcun senso. Io non ho la sua traccia ».
Minho si morse l'interno della guancia e fissò lo sguardo su una scheggia di vetro che riluceva ai suoi piedi. « Sì, invece. Newt non è il suo vero nome, pive ».
Thomas sbatté gli occhi un paio di volte, le labbra dischiuse. Il suo cuore perse un battito e lui tornò ad appoggiarsi contro il telaio dell'automobile di Teresa. Non riusciva a fidarsi delle sue gambe, in quel momento: sentiva che avrebbero ceduto presto.
« Il suo vero nome è Isaac. Isaac Newton, come lo scienziato. È cominciato tutto alla Radura per uno stupido errore degli organizzatori: quei pive hanno scambiato il nome con il suo cognome e credo che Newt abbia colto la palla al balzo per non esporsi. Alla fine Newt è diventato il suo soprannome e, credici o no, io e te siamo gli unici a conoscere la verità ».
Thomas sbarrò gli occhi. « Non lo ha mai detto a nessuno di voi? »
Minho si rabbuiò e annuì. « Newt è riservato in modo ossessivo. Credo sia legato alla questione della traccia. Io ho scoperto la verità per caso, altrimenti chissà quanto avrei dovuto aspettare ».
« Isaac è il suo nome », mormorò Thomas, incredulo. Si sfiorò il polso sinistro con dita tremanti e ritornò con la mente alla notte in cui si erano conosciuti. Quella sera Newt aveva scoperto la verità e l'aveva tenuta nascosta per tutto quel tempo. Si era mantenuto a distanza, senza dire nulla, senza mai esporsi, ma ora tanti piccoli dettagli che sembravano privi di senso trovavano una loro sistemazione nell'arabesco di ricordi che Thomas serbava. Ogni sensazione un tempo incomprensibile si bagnava di nuovi significati e quella consapevolezza attraversava il suo corpo come elettricità: la sentiva pulsare sulla punta delle dita e sotto le palpebre.
« Perché non me lo ha detto? »
« Te l'ho detto, credo sia legato alla cosa della traccia ».
« Che significa? »
« Io - ». Minho ringhiò qualcosa tra sé e sé. « Che diritto ho di dirti queste cose? Cacchio ».
« Va bene! » Thomas lo superò con una spallata. « Vorrà dire che lo chiederò a Newt stesso, faccia di caspio ». Si allontanò verso l'auto di Minho e bussò al finestrino posteriore. Gally aprì la portiera e lui fece cenno a Teresa di scendere.
« Che hai intenzione di fare? », gli chiese la sua migliore amica, spingendo Gally affinché le lasciasse spazio per uscire dalla macchina.
« Devi accompagnarmi da Newt ».
« A quest'ora della notte? » Teresa cominciò a frugare nella sua pochette alla ricerca delle chiavi, ma Gally le strinse il braccio scuotendo la testa. « Non se ne parla nemmeno, pive », disse a Thomas. « Ha bevuto ».
Thomas emise un verso di frustrazione e pestò i piedi. Doveva muoversi, doveva fare qualcosa o l'energia che sentiva dentro lo avrebbe corroso dall'interno. Forse sarebbe esploso.
« Abbiamo bevuto tutti, qui », disse Brenda. Afferrò la bottiglia di liquore e la agitò: le due dita di liquido al suo interno presero a girare, infrangendosi contro le pareti del contenitore.
« Ci vado a piedi ».
« Tu sei fuori di testa ».
« Non posso aspettare ». Prima che chiunque potesse fermarlo, Thomas cominciò a correre.

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasDär berättelser lever. Upptäck nu