Epilogo

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Newt si sistemò il papillon e osservò la sua immagine riflessa, arricciando le labbra. Cosa avrebbero detto gli altri se si fosse presentato all'altare con del vistoso rossetto nero sulla bocca? Gli sembrava un'idea divertente. Allungò una mano e afferrò il sacchetto di makeup che Teresa aveva lasciato sul ripiano prima di uscire. Dubitava che al suo interno ci fosse ciò che stava cercando, ma cominciò a scavare tra matite e pennelli, macchiandosi le dita di blush e tracce di mascara. Aggrottò le sopracciglia e imprecò sotto voce: quanto era disordinata quella ragazza?
« Non pensarci nemmeno, pive », disse qualcuno alle sue spalle. Newt puntò gli occhi sullo specchio che aveva di fronte e incrociò lo sguardo di Minho, i capelli tirati indietro da quantità industriali di gel e la camicia bianca ancora sbottonata sotto al colletto.
Newt ghignò e si strinse nelle spalle, riponendo il sacchetto lì dove l'aveva trovato. « Davo solo un'occhiata », disse. « Non facevo niente di male ».
Minho alzò gli occhi al cielo e si posò sulla sedia accanto alla parete, facendo attenzione a non stropicciare la giacca nera adagiata sullo schienale. « Certo, come no », borbottò, sorridendo.
Newt rise e si avvicinò al suo migliore amico. Afferrò la giacca abbandonata sulla sedia e se la infilò con pochi e rapidi gesti. « Non sei ancora pronto ». Indicò con un cenno del mento l'abbigliamento di Minho, ma lui fece spallucce. « C'è ancora tempo. Vai di fretta? » Sollevò un sopracciglio e accavallò le gambe.
Newt roteò gli occhi e lo ignorò, tornando a volgersi verso la superficie riflettente. Si passò una mano tra i capelli scompigliati. « Sei nervoso? », chiese, tentando nel frattempo di dominare la sua chioma indisciplinata.
« Sei tu che dovresti essere nervoso ».
Newt rise. « Perché? » Scosse la testa e si girò ancora una volta verso l'amico, appoggiandosi con le mani al ripiano su cui si ergeva lo specchio. « Ho tutto sotto controllo, io ».
« Io no? »
Newt sorrise. « Immagino di sì ».
Minho annuì, schioccando la lingua sotto al palato. « Immagini bene, pive ».
« Bene così ».
Minho si alzò in piedi e annuì. « Bene così », ripeté e si avviò verso la porta della stanza. « Ora vado a terminare quest'opera d'arte ». Indicò se stesso con un ampio gesto della mano.
« Un bellissimo Picasso », lo prese in giro Newt e Minho scoppiò a ridere.
« Ha parlato l'urlo di Munch », gridò in risposta, chiudendosi la porta alle spalle.

Teresa si passò le mani sul corpetto dell'abito e si lasciò sfuggire un sospiro sognante. « Adoro i matrimoni », trillò, sfiorando con le dita il fitto intreccio di motivi floreali che attraversava la stoffa.
« Il viola ti sta molto bene », le disse Thomas, sforzandosi di sorridere. Non riusciva a impedire al nervosismo di mettergli a soqquadro lo stomaco, ma cercava di non darlo a vedere.
« Grazie, Tom, lo pensa anche Aris ». Il sorriso di Teresa si offuscò per un attimo. « Lo pensava anche Gally », aggiunse dopo un istante di esitazione, gli occhi azzurri persi in un lontano ricordo. Sbatté le ciglia un paio di volte e si concentrò sull'immagine che lo specchio a figura intera, affisso alla superficie della porta, le rimandava.
Thomas le lanciò un'occhiata in tralice. « Ci sarà anche lui stasera ».
« Davvero? » Teresa fece spallucce, ostentando indifferenza. « Ed è stato lui a dirtelo? »
Thomas annuì, studiando con lo sguardo il volto rigido e inespressivo della sua migliore amica. « Sonya aveva bisogno del numero degli invitati per organizzare sala e ristorante ».
« Grazie per avermi avvertito con largo anticipo, Tom. Io non lo sento da cinque mesi. Ti ha chiesto di me? »
Thomas sorrise. « Fai troppe domande per essere una a cui non interessa niente del suo ex fidanzato, Tes ».
« Non ho mai detto questo ». Teresa si sedette sul piccolo divano che occupava una parete. « Anche se è la verità. Ora sto con Aris, Gally è acqua passata ».
Thomas assunse un'espressione seria e le si sedette accanto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e il mento sul dorso delle mani. « Quindi è una cosa seria? »
« Altrimenti non l'avrei portato a questo matrimonio, non credi? »
« Non hai risposto alla mia domanda ».
« Non farti detestare, Tom ».
Thomas alzò le mani in segno di resa e si rimise in piedi. « Non vorrei mai che accadesse proprio oggi. Saresti capace di rovinare la festa a tutti ».
« Chi, io? » Teresa lo liquidò con un cenno della mano. « Sono un angelo ».
« Sì, Lucifero, l'angelo caduto ».

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasWhere stories live. Discover now