V

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Teresa fece ritorno il mercoledì successivo, senza che Thomas ne sapesse nulla. Quando bussò alla porta della sua stanza, il ragazzo stava sfogliando un libro di fisica. « Sto studiando », borbottò, voltando pagina. La porta si aprì, ma lui non alzò lo sguardo.
« Hai ripreso a studiare? », gli chiese una voce femminile e Thomas alzò la testa di scatto, gli occhi sbarrati. Teresa era ferma sulla soglia. I suoi capelli erano tenuti su in un'alta coda di cavallo, ma qualche ciocca ribelle era sfuggita alla prigione dell'elastico e le solleticava la fronte, appena sopra alle due pozze cerulee che erano i suoi occhi. Sorrideva e Thomas pensò per un attimo che era diventata ancora più bella di quanto già non fosse prima della partenza.
« Tes! », gridò, catapultandosi giù dal materasso per stringerla in un abbraccio. Restarono così per qualche secondo, stretti l'uno nelle braccia dell'altra, dondolandosi piano sui piedi.
« Mi sei mancata tanto », mormorò Thomas al suo orecchio, arrossendo. La stretta di Teresa si fece più forte e lui la sentì sorridere contro la sua guancia.
« Mi sei mancato anche tu », gli rispose lei.
« Perché non mi hai detto che saresti tornata oggi? » Thomas si divincolò dall'abbraccio.
Teresa alzò le mani, stringendosi nelle spalle. « Sorpresa! », esclamò con un sorriso e Thomas le colpì un braccio. Lei spalancò gli occhi e scosse la testa, ostentando un'espressione scioccata. « Bel mondo di darmi il bentornato! » Gli restituì il colpo e lo superò, gettandosi sul suo letto. Indicò con un cenno della mano il libro abbandonato sulle coperte. « Stavi davvero studiando, Tom? »
Lui fece spallucce. « Tentavo », disse, sedendosi accanto a lei.
« Sarei dovuta venire stasera. Non mi va di disturbarti ». Fece per alzarsi, ma Thomas la tenne per un polso e lei sbuffò. « Devi studiare, Tom ».
« Ti va di darmi una mano? E stasera resti a cena, huh? »
Teresa roteò gli occhi, ma le sue labbra sottili erano distese in un sorriso morbido. « Va bene », cedette. « Allora prendi quel libro e mettiamoci a lavoro ».
« Bene così ».

« Allora, Teresa, dove sei stata in queste settimane? », le chiese George, afferrando un trancio di pizza. Erano seduti a tavola da pochi minuti.
Teresa si strinse nelle spalle.
« Mia madre aveva delle faccende da sbrigare. Ne abbiamo approfittato per fare un salto dai miei zii ».
Thomas deglutì il boccone che stava masticando e bevve un sorso di coca-cola. « Senza di me ti sei annoiata a morte, ammettilo », la punzecchiò. Lei rise e scosse la testa, alzando gli occhi al cielo, poi gli lanciò un'occhiata complice.
Era arrivato il momento.
Avevano passato le ultime ore a studiare fisica, finché la noia aveva preso il sopravvento. Si erano ritrovati a chiacchierare del più e del meno, del soggiorno di Teresa dagli zii, delle fastidiose abitudini di sua cugina e poi il discorso era tornato a vertere su Thomas, sui Radurai, su Newt...
« Sono proprio curiosa di conoscerli », aveva detto Teresa. « Potresti portarmi con te, la prossima volta che vi vedete ».
« Questo sabato si rivedono al bar, ma io sarò ancora in punizione, temo ».
« Lascia fare a me ».
Thomas non sapeva quali fossero le intenzioni della sua migliore amica, ma si fidava di lei. D'altra parte, suo padre l'adorava e forse si sarebbe lasciato convincere...
« In realtà è proprio così », disse la ragazza abbandonandosi a un sospiro teatrale. « È stata una noia mortale. Non vedevo l'ora di tornare a casa ». Addentò un trancio di pizza e masticò in fretta, continuando a bofonchiare: « Questo sabato pensavo di andare a fare un giro con Tom ».
George alzò lo sguardo dal suo piatto e scosse la testa. « Mi dispiace, Tom è in punizione ».
Teresa simulò un'espressione di sorpresa. « In punizione? » Si voltò verso Thomas con gli occhi sbarrati e lui alzò lo sguardo al soffitto. Come le riusciva bene!
« Esatto », borbottò George, « e ci resterà fino a domenica. Niente cellulare né uscite ».
« Signor Edison », tentò Teresa, ma lui la interruppe con un cenno della mano. « Chiamami George », le disse con un mezzo sorriso.
Lei ricambiò. « George », si corresse, « non si potrebbe fare uno strappo? »
George sbuffò. « Teresa... ».
« Solo per questo sabato! » La ragazza si raddrizzò sulla sedia e indirizzò a Thomas un'occhiata fugace. « Ho comprato dei biglietti per un piccolo concerto e speravo che Thomas potesse accompagnarmi ».
« Dovrai trovare un'altra compagnia ».
Thomas emise un gemito di frustrazione. « Te l'avevo detto », le mimò con le labbra, senza emettere alcun suono. Lei lo ignorò. « Non saprei a chi altro chiedere », disse, tentando di dare alla sua voce un'impronta di disperazione. Thomas si ritrovò a ringraziare la ragazza e la sua passione per la recitazione: cinque anni di teatro erano serviti a qualcosa.
George sospirò. Tentò di articolare qualche debole protesta, ma Teresa continuò a insistere. « Va bene », cedette infine lui. « Thomas ha comunque sofferto abbastanza ».
Qualche minuto dopo, Teresa attirò l'attenzione del suo migliore amico, che spostò lo sguardo sulla sua mano al di sotto del tavolo. La ragazza gli mostrò il dito medio e, quando fu sicura che George non stesse guardando nella loro direzione, mimò con le labbra: « Fanculo al tuo pessimismo, Tom! »

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasWhere stories live. Discover now