Sangue puro

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L'ennesima festa era in corso.
La musica riempiva la grande Sala di Primavera, il vociare allegro e soddisfatto del popolo faceva da ulteriore sottofondo, i colori vivaci rallegravano l'ambiente rendendolo ancora più festoso, fate splendide giravano in cerca della loro preda, intrugli e polveri magiche annebbiavano le menti quel tanto che bastava, per non parlare del lusso che trasudava da ogni angolo della stanza.

Il Gran Palazzo era diviso in quattro zone, proprio in base alle stagioni. La Primavera e l'Estate erano le uniche zone in cui il popolo poteva accedere, poiché adibite unicamente alle feste, infatti vi erano anche gli alloggi per chi, provato dai miscugli di palazzo, non riusciva a tornare a casa; l'Inverno era invece la zona in cui alloggiavano i reali e si tenevano i Consigli. Questi ultimi erano principalmente di natura militare, raramente riguardavano i problemi di palazzo, visto che ne esistevano ben pochi. Il popolo era ricco, soddisfatto, consapevole del proprio potere e della propria indipendenza; avrebbero certamente potuto ribellarsi alla Corona, ma non sarebbero mai riusciti a far gruppo, tanto erano presi da se stessi.

Aspen, al contrario, amava l'Autunno.
C'era un qualcosa di mistico e trascendentale in quella zona dai colori tenui.
Nella sua tradizione, millenaria, questa stagione veniva vista come una sorta di passaggio, di nuovo inizio, di cambiamento interiore; è per questo che il tempio che conteneva le Antiche Scritture era stato posto in quel luogo.

Si recava spesso lì a rileggere del suo futuro, perché sapeva che il Principe in questione era lui. Non era egocentrismo, né presunzione, semplicemente sentiva che sarebbe stato lui a cambiare le carte in gioco.

Quando il sangue puro si unirà a quello del principe delle menzogne, per il popolo infelice vi sarà una nuova alba, mai seguita da un tramonto rosso scarlatto.

Lui lo sapeva, ne era certo, si sentiva il prescelto. Eppure da secoli non accadeva nulla; non un cambiamento, né una singola fanciulla di sangue puro.

Se il suo aspetto racchiude le tenebre, non fatevi ingannare; il suo nome è Lucem, così come il suo spirito. La più bella tra le Fate, la più potente tra i mondi.

Le parole del Testo scorrevano sole, a memoria, nella sua testa. Era così ossessionato da quella profezia che non riusciva più a vivere un solo giorno di pace; non si godeva alcun divertimento, sentiva che il cambiamento era vicino, ma era fuggevole, non riusciva ad afferrarlo, e così cadeva nella disperazione dell'impotenza. Non era certo un tipo in grado di aspettare senza far nulla lui, era il Comandante delle truppe fatate, il futuro reggente di Sahmra.

Era così perso nei propri pensieri che neanche si accorse di Kaidon che avanzava nella sua direzione.

Il giovane si inginocchiò al suo cospetto con riverenza. Non era un gesto sincero, pensò Aspen, temeva solo la forca.

- "Mio Principe, le chiedo udienza. Dobbiamo discutere di una cosa che le sta a cuore, ma non qui."

Il giovane Kaidon aveva i segni tipici del suo popolo, quelli più antichi. Se le donne avevano colori scuri e tratti provocanti, gli uomini mantenevano dei tratti delicati e armoniosi, quasi angelici, visti anche i colori chiari. Erano fatti per tentare, per sedurre, poche razze resistevano al loro fascino.

Il Principe invece era un discorso a parte.

Aspen era l'intreccio perfetto tra donne e uomini fatati: i suoi colori erano scuri come la notte, perfino gli occhi erano di un viola profondo, i suoi tratti invece erano così delicati da conferirgli un'aria scherzosa, infantile, sebbene il suo corpo statuario dicesse tutto il contrario. Era il Principe, non poteva non essere perfetto, e lui lo sapeva.

- "E dove vorresti conferire allora?"

- "La Sala dei Consigli, nella zona d'Inverno, andrà più che bene per ciò che ho da dirle. So che non mi crederete, ma nessuno scherzo, nessun doppio gioco. A mio modo le sono fedele, servo la Corona da secoli."

Aspen sapeva che il giovane aveva ragione, ma per sua natura non riusciva a fidarsi. Quello di Kaidon era certamente un invito a presentarsi senza scorta, e in altre circostanze non avrebbe avuto problemi, ma il Principe lo temeva. Sapeva bene quant'egli potesse essere crudele e spietato in guerra. Tuttavia, decise di acconsentire.

- "Aspettami lì, tra qualche minuto ti raggiungerò."

Non doveva far molto in realtà, sarebbe potuto andare all'istante, ma i suoi sensi sviluppati avevano indivuduato una giovane e graziosa fata che, dall'angolo del drappo laterale, origliava la conversazione.

Non aveva idea del perché Kaidon volesse parlargli, ma se fosse stato qualcosa di poca importanza, l'avrebbe già detto. Quasi sicuramente anche lui doveva aver notato la donna.

Iniziò ad incamminarsi dalla parte opposta, quella che conduceva nella zona estiva; sentiva di essere seguito, ma poco male, visto che conosceva dei cunicoli segreti protetti dalla magia.

Una volta certo di essere momentaneamente solo, imboccò il tunnel e richiuse l'incantesimo, per dirigersi così nella Sala dei Consigli.

Kaidon lo attendeva dietro la porta. Era inchinato, le sue armi erano poggiate a terra, in segno sempre di rispetto.

- "L'avete seminata, mio Sire?"

- "Certamente non potrà mai capire dove sono ora. Su, parlami. Dobbiamo tornare alla festa in fretta."

Il giovane sembrò titubare per un breve tempo, ma poi si riscosse.

- "Ero a tentare una giovane donna, lì nella dimensione umana. Era domenica, e di norma ero dinnanzi alla Chiesa. Vi era un manifesto enorme, uno di quelli che preannunciano le nozze. I nomi degli sposi erano Dylan e Lucem."

Il Principe si innervosì, ora era certo fosse un inganno psicologico, ma decise di reggere il gioco.

- "Un nome non comune, certo, ma neanche unico. Vai al sodo."

- "L'ho trovata, e l'ho seguita. Non sono sicurissimo sia lei, ma mi ha percepito, cosa non comune per gli umani, la sua bellezza è abbagliante, e, cosa non meno importante, sento una forza spropositata che proviene da un amuleto fatto di Giada che tiene nella sua stanza. Ne ha anche una piccola parte al collo, ma è misera. Forse l'ha racchiusa lì la sua magia."

Aspen perdeva un battito dopo l'altro. Se Kaidon aveva ragione, l'aveva finalmente trovata.

- "Dove la trovo?"

- "Tra qualche ora umana si sposa in quella Chiesa. Parteciperemo al matrimonio?"

- "Raduna le persone più fidate che hai, e poi andiamo. Non far trapelare la notizia per ora, o la cercheranno per ucciderla. Ci vediamo davanti al cancello Ovest appena avremo finito di prepararci."

Il giovane annuì e si inchinò nuovamente, poi si diresse verso l'uscio.

- "Ah Kaidon, grazie."

E così andarono a prepararsi. Sarebbe stato un gran matrimonio, ma non come sperava la ragazza. Quello le sarebbe toccato col Principe, se mai avesse voluto.

Lucem - The Prince  ~  Libro I (#Wattys2016)Where stories live. Discover now