Magia celata - Parte II

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Il Principe aveva ordinato a Kaidon di portare con sé altre due guardie che innalzassero lo stendardo del loro Regno, visto che ufficialmente erano diretti nel Regno dei Memphylia per una visita di cortesia.

Lucem, che era in silenzio da quando erano partiti, continuava a guardarsi attorno meravigliata, ancora stupita da tutti quei splendidi paesaggi.

- "Dite che riuscirò mai ad abituarmi a tutto questo?" disse la giovane rivolgendosi a Kaidon.

Il comandante non rispose. Era così concentrato nello studiare gli appunti che Aspen aveva scritto, da non averla neanche udita.
Era tutto perfetto, scritto in modo fluido, sembravano solamente degli approfondimenti sui Memphylia; eppure qualcosa non quadrava.
Dei caratteri in neretto risaltavano più di altri, così si ritrovò a provare ad ordinarli, pensando ad un messaggio in codice. Tuttavia, qualsiasi ordine desse alle lettere, non risultava nulla di leggibile, né di vagamente familiare. Neanche le lettere stesse sembravano appartenere al loro alfabeto.

Kaidon sudò freddo.

Nonostante ciò, preso dal senso di dovere, il giovane iniziò a spiegare a Lucem le origini di quel popolo, tralasciando le sue ultime riflessioni.

- "Dopo la Guerra dei Troni, i rapporti tra il Regno delle Fate ed il loro vacillarono. Ai tempi il nostro attuale Re non era altri che un semplice soldato, nonostante fosse erede di una delle casate più importanti delle Dimensioni: i Castirian. Ad essere discendente diretta al trono era, invece, la Regina Mefesa. Il Re fece una cosa che mai si sarebbe aspettato nessuno: strinse un duplice patto. Il primo consisteva nell'alleanza con i Memphylia, mentre il secondo fu stipulato col nemico. Appena scoperto l'inganno a causa di un pentito Memphyliano, il Regno delle Sirene e quello dei Saggi si ritirarono dallo scontro per proteggere la Terra, lasciando le redini ai tre regni rimasti in gioco."

Lucem ascoltava rapita la storia di quel regno che tanto agognava di conoscere.

- "La guerra fu violenta, incredibilmente atroce. Non risparmiò nessuno, neanche i reggenti che allora detenevano il potere. Quando finì, il Nemico ne uscì vittorioso, con al seguito il Regno delle Fate; ma essendo un essere spregevole, lanciò la maledizione sul popolo fatato, affinché soffrisse in eterno la solitudine, così come avevamo fatto noi con i Memphylia.
Da allora, visti i cambi di ruolo, loro ci danno la colpa per le loro perdite, mentre noi diamo la colpa al nemico."

- "E tutto ciò per il patto di un soldato?"

Kaidon la guardò con aria di sufficienza, e sorrise, come a volerla schernire.

- "Quando una Fata compie un patto deve rispettarlo, a costo della sua stessa vita. Gli avevano promesso potere e gloria, e guardalo! È Re, ed al proprio fianco ha Mefesa. Chi non avrebbe venduto il proprio popolo per la personale ascesa?"

La giovane riflettè su quelle parole così cariche di astio e di veleno. Trovava molto semplice cadere nella tentazione del potere, ma cos'era che realmente voleva il popolo? Ascoltando Kaidon avrebbe detto che le Fate erano ben conscie della loro situazione attuale, perciò lei a cosa sarebbe servita se le persone che avrebbe dovuto salvare stavano bene così com'erano?

- "E voi, milioni di Fate, non avreste potuto fermare tutto ciò?"

Il Comandante sembrò colpito da quelle parole, così semplici ma così efficaci.

- "Noi siamo sudditi, il nostro compito è servire la Corona."

Lucem rise di gusto, sprezzante.

- "Certo, servite la Corona per codardia. Perché un semplice soldato ha invece preferito servire se stesso?"

Kaidon non rispose ed il silenzio calò su loro.

Arrivarono al fatidico portale che avrebbe dovuto condurli nel mondo terreno. Lucem avanzò titubante, aveva paura di ciò che ci sarebbe stato dopo; ma Kaidon, impaziente, la spinse oltre. Un turbinio di colori, forme e consistenze le si scagliò contro, sballottandola in quello che sembrava uno spazio infinito. Tutto volava alla velocità della luce, e Lucem riuscì ad abbassarsi prima che un oggetto la colpisse in pieno volto. Poco dopo apparve Kaidon.

- "Nulla può farti niente qui. È un posto che non esiste, fuori dal tempo e dallo spazio; neanche noi esistiamo qui dentro. Ora procediamo, o faremo tardi."

Seppure a testa bassa, Lucem avanzò al suo fianco.

Poco dopo, un'altra sensazione di puro caos si impossessò di entrambi, e dopo qualche istante si ritrovarono in un luogo molto caro alla Principessa.

Erano tornati sulla Terra.

L'odore di smog e cibi fritti li investì nell'immediato, ed entrambi ne furono felici.

Passo dopo passo, i quattro si dirigevano verso casa di Lucem. Gli umani - così le toccava ormai definirli - non potevano vederli, ma lei poteva, ed un senso di nostalgia si introdusse a fondo, radicandosi nel profondo del cuore.
Per quanto fosse bello il Regno delle Fate, la sua casa restava quella, e mai l'avrebbe dimenticata.

Arrivarono dopo poco dinnanzi alla villa della sua famiglia e, sebbene fosse tentata di andare a suonare al campanello, gli ordini erano stati ben precisi.
Lei, Kaidon e le altre due guardie si diressero verso il retro, nel giardino antistante alla stanza che per tanti anni aveva accolto Lucem, come il più caro dei rifugi.
Col fuoco magico riuscirono a sciogliere il vetro, così da non far rumore, e la giovane poté così introdursi per cercare la pietra.

Non la prendeva quasi mai, non la guardava quasi mai, ma sapeva perfettamente dov'era conservata; eppure, qualcosa le diceva di attendere ancora, di non fidarsi pienamente; così iniziò a cercare a caso nella stanza, nella speranza di perdere del tempo.

~~~~~~

Nel frattempo, al Castello, Aspen aveva dovuto raggiungere Aleysha. Il padre era stato ferreo: aveva due mesi di tempo, e avrebbe dovuto conoscerla e farsela piacere.
Per quanta fiducia riponesse in Lucem e nella madre, non era certo riuscissero nell'impresa, perciò avrebbe dovuto coltivare il suo piano di riserva, nel caso in cui le cose fossero andate male.

Aveva mandato un servo a chiamarla, e sperava arrivasse presto: prima sarebbe arrivata, prima se ne sarebbe andata.
Tempo addietro avrebbe approfittato della compagnia di una Fata, del resto erano tutte perfette, ma da quando i suoi occhi avevano incrociato quelli di Lucem, qualcosa in lui si era spezzato. Non lo credeva possibile, ma sapeva che non sarebbe più stato con un'altra donna.
Tra un intruglio e un altro, il Principe l'attese fino a tarda sera, ma ancora di lei non vi era traccia, così, decisamente troppo seccato per attendere oltre, si alzò per andare via.

Appena varcata la soglia del portone della Sala di Primavera, una deliziosa Fata dai capelli castani gli si parò davanti. Era vestita di niente, e portava una pergamena arrotolata al polso.

Non gli disse nulla, non si presentò neanche, gli porse solo il braccio.
Con un gesto aggraziato Aspen estrasse la pergamena e lesse a voce bassa, perdendo qualche battito, o forse la vita stessa.

"Ti presento la tua futura Regina, figlio.
Promettile il cuore, promettile il Regno e trattala a dovere, giacché la tua Lucem si trova nelle mani sbagliate e potrebbe non far ritorno. Ricorda che del mio regno nulla mi si può nascondere."

Aspen guardò incredulo colei che doveva essere la fatidica Aleysha.

- "E questo cosa vuol dire?"

Lei, magnifica cacciatrice, lo guardò con occhi languidi, già Regina, già possidente di ogni cosa.

"È inutile che attendi la tua amata mio caro, a quest'ora Kaidon, Tybon e Jacob l'avranno uccisa; ma tranquillo, il suo immenso potere sarà mio."

Lucem - The Prince  ~  Libro I (#Wattys2016)Where stories live. Discover now