Vendetta dichiarata

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"Incatenatelo! Fate in modo di tenerlo fermo, almeno fino a quando Kaidon non farà ritorno." - tuonò il Re, appropinquandosi alla moglie.
Le guardie, seppure a malincuore, circondarono Aspen. Tra loro c'era chi aveva vissuto molte esperienze col Principe, chi conosceva la sua bontà d'animo, chi era cresciuto con lui; ma un ordine del Re delle Fate non poteva essere obiettato, nonostante fosse sbagliato.
Chiusero polsi e caviglie con le catene, facendo bene attenzione a non stringerli troppo per non causargli dolore.
Alla vista delle catene il Principe, che si era sottomesso all'ennesima umiliazione, guardò in direzione della madre, supplicandola silenziosamente.

Il Re arrivò dinnanzi alla moglie, studiandola con grande attenzione.

- "Se ciascuno di voi eseguirà i miei ordini alla lettera non vi verrà mai fatto del male. Lo sai, sai che ti amo."

Mefesa alzò finalmente lo sguardo, intercettando per primo quello di Aspen, per poi posarlo su suo marito.

- "Tu non ami me, ma il potere che ti viene offerto stando con me. Sai bene che, se io perissi, tu non saresti più in carica."

La Regina aveva pienamente ragione, e punse nel vivo il Re, il quale si voltò di scatto per nascondere il proprio risentimento.
La successione al trono del Regno delle Fate era ben diversa da qualsiasi altra: quando la parte reggente in linea di discendenza diretta muore, visto il patto eterno di cuore, l'altra metà perde tutto; poiché tutto era dell'erede. Il potere regio passa automaticamente alla progenie, mentre quello magico alla futura Regina (grazie ad un rito spirituale che segue quello di purificazione) che, molte volte, può consistere nella stessa primogenita, diventando essa così detentrice del massimo potere - carica che al momento investiva Mefesa.
La Regina si era autoposta sempre in secondo piano, ben conscia dell'amore che il Re provava per il suo ruolo, facendo credere al popolo che fosse lui il vero reggente, cosa non vera; ma come si poteva cambiare una convinzione lunga secoli?

Mefesa tornò a guardare Aspen, cogliendo la sua muta preghiera. Il patto col Re prevedeva di non sfiorare suo figlio con niente di più che una piuma, ma - con non molta sorpresa - egli non aveva mantenuto fede al patto. L'aveva incatenato, umiliato, lo voleva distruggere così come aveva fatto con l'uomo che lei realmente amava, molti anni addietro.

- "È molto semplice Aspen. Sposa Aleysha, e lascerò entrambi liberi."

Il Principe, che non aveva ancora fatto nulla per liberare se stesso e la Regina, colse un mesto sorriso nel volto della madre, così prese a guardarla ancora più intensamente, cercando di cogliere a sua volta il lato comico della situazione.

Passarono alcuni minuti, e il sorriso di Mefesa divenne quasi abbagliante.
Il Re continuava ad attendere una risposta, ma fu qualcun altro a esternare il proprio pensiero a riguardo.

- "Kaidon non farà mai ritorno. È morto."

Una figura minuta e snella si faceva largo tra i soldati, avanzando vittoriosa.

Al suono di quella voce, il sangue di Aspen tornò a scorrere violentemente, donandogli nuovamente vigore e voglia di lottare.

Lucem era sana e salva, e questo aveva riportato in vita i cuori dei due regnanti incatenati.

Il Re la guardò venirgli incontro, confuso dalla sua presenza; così rivolse un astioso sguardo ad Aleysha, in una tacita domanda.

- "Buono a nulla, immaginavo non sarebbe riuscito ad ucciderti." - rispose la giovane indegna.

Lucem sorrise calorosamente alla vista di quella donna praticamente nuda. Lei voleva riscattare Aspen, e quale modo migliore del farla fuori?

Continuò ad avanzare, inorridendo visibilmente alla vista dei due in catene. Fissò i suoi occhi in quelli di Mefesa, ma non potendo dirle nulla, visto che era controllata in ogni singolo movimento, passò in rassegna tutta la sala.

- "E tu vorresti far fuori tutti i miei soldati? Sei per caso uscita di senno? Le droghe di questo Regno possono rovinare le persone, ricordalo."

La giovane abbozzò un sorriso, riconoscendo la veridicità delle parole del Re, ma non rispose; si limitò ad indicare l'ingresso.

Dal portone spuntò Lohana in tutta la sua apparente debolezza. La carnagione bianca e il corpo troppo minuto sembravano appartenere ad un cadavere, gli occhi neri infossati evidenziavano il suo recente digiuno; ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che questi non erano segni di debolezza, bensì della magia che era penetrata a fondo nel suo corpo nella Terra dei Saggi.

Lohana avanzò sicura di sé. La sua andatura era regale e sicura al contempo, la sua postura impeccabile, il suo orgoglio mai scalfito. Fermò i suoi passi dinnanzi al Re, prostrandosi in un inchino canzonatorio.

- "Fratello. È da tempo immemore che non ho tue notizie! Suppongo tu abbia pensato fossi morta, quando lasciasti me e i nostri genitori tra le fiamme, perciò ti perdono per essere sparito così."

Il Re, sbigottito, la guardò. Mai avrebbe immaginato di ritrovarsela davanti.

- "Lohana...da quale inferno sei tornata per vendicarti?"

Mefesa sgranò a sua volta gli occhi. Era presente anche lei quando colui che avrebbe sposato a breve diede fuoco alla tenda di fortuna della sua famiglia. Solo anni dopo seppe che lo aveva fatto per dimostrare la sua fedeltà a Kafas, il Nemico.

La risata cristallina risuonò per l'ampio abitacolo.

- "Tutt'altro, mio buon fratello. Sono stata riportata in vita con la magia bianca nella Terra dei Saggi. Il destino ha voluto che fossi proprio io la Guardiana di Lucem, e così non poterono lasciarmi morire. Ora la mia anima è stata cristallizzata, perciò non sperare nella mia clemenza. La vecchia Lohana è morta, si, ma ne è nata una nuova, invincibile. Solo la Principessa potrà uccidermi, quando avrà i suoi pieni poteri."

Il Re, oramai a corto di parole e speranze, si lasciò guidare in un gesto folle e disperato. Tolse il pugnale avvelenato dal fodero ben stretto alla sua cintola, ed in un veloce scatto lo piantò nel collo di Aspen, il quale si accasciò a terra, ormai privo di forze.

Per un istante tutti restarono col fiato sospeso, in attesa della baraonda che ne sarebbe seguita.

Fu Lucem la prima a scagliarsi contro il Re. Consapevole della protezione che l'amuleto le concedeva, rubò la spada ad uno dei soldati e si scaraventò, colma di furia e di dolore, sul petto del Re. Quest ultimo, che di certo non era uno sprovveduto, rispose colpo su colpo con la spada che aveva nascosto dietro il lungo mantello; e così la guerra ebbe inizio.

Tutti erano contro tutti. Molti soldati, prendendo spunto da Lohana e apprendendo la vera identità di Lucem, si schierarono dalla loro parte, combattendo per loro; altri, ligi al dovere e fedeli al Re, si schierarono contro i nuovi arrivati.

Nella violenza della battaglia nessuno si accorse di Xelyn, che fino ad allora era rimasto ad osservare da dietro il tendone della Sala.
Gattonando riuscì ad arrivare fino a dove si trovava la Regina, la quale nel frattempo stava cercando di liberarsi utilizzando l'influenza che aveva sui poteri principali - giusto per non scatenare qualche catastrofe naturale. Alla vista di lui, che era riuscito a recuperare le chiavi delle catene che erano cadute a terra, Mefesa riuscì a rilassarsi un istante, lasciando fare al giovane servo.

La liberò in men che non si dica.

- "Dovete portare Aspen nelle vostre stanze Regina. Il veleno compie il suo lavoro nel giro di poche ore, e sebbene Aspen sia un ragazzo forte, potrebbe morire da un istante all'altro."

Mefesa annuì, lasciandosi aiutare mentre sollevavano Aspen dal pavimento imbrattato di sangue.
Insieme lo portarono nelle stanze, adagiandolo sul grande letto e denudandolo per capire da dove iniziare a curarlo.

La Regina guardò Xelyn.

- "Vai sotto e assicurati che Lucem stia bene. Lei è la nostra unica salvezza, non può morire. Io nel frattempo proverò di tutto per salvare Aspen."

Il servo annuì e scese al volo, ma non prima di aver preso una spada.

Erano ormai anni che amava la Regina in silenzio. Vedeva come veniva trattata dal Re, e nel suo piccolo cercava spesso di rassicurarla il più possibile, tanto che era divenuto il suo principale servitore. Mai avrebbe rifiutato un suo ordine, anche a costo della sua stessa vita.
Era ora di combattere per ciò che amava, soprattutto ora che il Re si era dimostrato per il meschino che era.
Lui l'avrebbe ucciso, per Mefesa, per il Regno, per se stesso.

Lucem - The Prince  ~  Libro I (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora