Capitolo 4.

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Aprii gli occhi di scatto. Guardai l'ora e vidi che erano le 7:10
«Cazzo!», imprecai.
Mancavano venti minuti all'incontro con il tutor assegnatomi dalla preside.
Mi alzai e mi precipitai in bagno.
Mi lavai velocemente ed indossai la divisa.
Mi guardai al piccolo specchio, i miei capelli erano uno schifo.
Si erano increspati e gonfiati, e le punte si erano arricciate di nuovo.
Pettinarli era fuori questione, così mi feci una treccia alla francese.
Uscii di corsa dal bagno, andai verso il mio baule e presi i libri.
Controllai l'orologio, erano le 7:25.
Avrei dovuto correre per arrivare in orario.
Stavo per uscire, ma mi scontrai con qualcuno.
Sulla porta c'erano Sophia Zabini, Emily Parkinson e Sarah Bulstrode.
Ci mancavano solo loro, sarei sicuramente attivata in ritardo.
«Oh, Rose, immaginavamo che saresti capitata in stanza con noi, ma ieri non ti abbiamo notata affatto.», disse Emily con quel sorriso finto.
«E poi siamo tornate tardi ed eravamo poco coscienti, soprattutto io.», continuò Sarah.
Si credeva superiore solo perché aveva bevuto la sera prima?
«Beh, evidentemente non reggi bene l'alcol, oppure sei miope, visto che nemmeno stamattina mi hai notata.», risposi guardando la Bulstrode.
«Ti consiglio di provare un paio di occhiali, anche se effettivamente non starebbero bene con quel taglio di capelli.», dissi indicando la frangetta.
Mi fulminò con lo sguardo.
«Ora, se volte scusarmi, devo andare.», dissi superandole.
Sorrisi. Era da anni che volevo farlo. Ero cambiata completamente in quegli anni di lontananza, ero maturata e soprattutto avevo capito che non dovevo permettere a nessuno di mettermi i piedi in testa.
Da quel giorno avrei risposto a tono.
Iniziai a correre ed arrivai al luogo dell'incontro con il fiatone.
C'era un via vai di gente, studenti che uscivano dalla Sala Grande dopo aver fatto colazione e che si dirigevano in aula, ma anche studenti ritardatari che correvano dentro per mangiare qualcosa al volo prima dell'inizio delle lezioni.
Guardai l'orologio, erano le 7.45.
Sbuffai. Io avevo corso per arrivare in anticipo e questo 'studente modello' non si era ancora presentato.
Alla fine stavo per andarmene, quando una mano mi si posò sulla spalla. Sussultai e mi girai di scatto.
Sbarrai gli occhi, stupida da chi avevo davanti, ma cercai di ricompormi subito.
«Ti serve qualcosa?», domandai fredda.
«Sono qui perché mi manda la McGranitt.».
Rimasi di sasso.
Era lui lo studente modello?
Un luccichio proveniente dalla sua divisa catturò la mia attenzione. La spilla da prefetto. Era anche prefetto.
Mi venne il dubbio di star ancora dormendo, perché tutto mi sarei aspettata, tranne che trovarmi davanti Scorpius Malfoy.
«Andiamo?», domandò con aria scocciata.
Lui era quello scocciato? Davvero?
Sarei dovuta esserlo io, non lui.
Ero io che avevo sopportato le sue prese in giro per due anni, ero io che ero stata costretta a cambiare scuola e a dovermi ricostruirmi tutto daccapo.
«Senti», iniziai a dire, parecchio snervata, «non ho bisogno di aiuto. Benomale so come muovermi nella scuola e se dovessi aver bisogno di qualcosa, i miei cugini e mio fratello sarebbero più che disponibili ad aiutarmi. Ora devo andare.».
Mi girai e percorsi qualche passo, ma mi afferrò per il polso.
Mi fermai all'istante e mi girai a guardarlo.
«Senti», mi scimmiottò, «anche io ho di meglio da fare che fare il babysitter, ma la preside mi ha affidato l'incarico di aiutarti con le materie e di farti orientare nel castello, quindi, mio malgrado, è quello che farò.», disse freddo.
Stavo per ribadire, quando la mia attenzione fu catturata da un boccino d'oro che volava a pochi metri da me.
Se c'era un boccino allora significava solo una cosa: James Sirius Potter era nei paraggi.
Ed infatti, dopo nemmeno tre secondi, girò l'angolo.
Non ero ancora pronta ad affrontare nessuno dei miei familiari. Avevo deciso di voler parlare prima con Albus.
Ero ancora arrabbiata con lui per avermi mentito, ma quello che stavo passando io, lui l'aveva già vissuto e superato.
«Bene, andiamo.», dissi dandogli le spalle e continuando a camminare, cercando di nascondermi il più possibile con i libri.
Ad un tratto, Malfoy mi si parò davanti, bloccandomi.
Persi l'equilibrio, e stavo per cadere, ma mi afferrò per i fianchi ed evitò il contatto diretto del mio fondoschiena con il pavimento.
«G-grazie», balbettai.
Si allontanò subito.
«Stai sbagliando strada.», disse poi in risposta.
«C-cosa?»
«Già, miss 'so come muovermi nel castello', l'aula di incantesimi non si trova più nell'ala est del castello, ma nell'ala nord.».
«E tu come fai a sapere che lezione ho adesso?», domandai incrociando le braccia al petto e guardandolo alzando un sopracciglio.
«Perchè siamo entrambi in Serpeverde e quindi abbiamo le stesse lezioni.», mi fece notare utilizzando un tono saccente.

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