Capitolo 17.

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Mi guardai un'ultima volta allo specchio.
Avevo appena finito di sistemarmi per la festa.
Il vestito mi calzava a pennello, come la mattina, d'altronde.
Avevo abbinato delle scarpe tacco dodici nere con cinturino.
Sarei morta con quelle scarpe, lo sapevo, ma ci stavano bene.
Avevo raccolto i capelli in una treccia a spina di pesce e non mi ero truccata molto, solo un po' di cipria, un filo di eyeliner ed il lucidalabbra rosa.
Per aver fatto tutto in mezz'ora, ero stata brava.
Ovviamente a cena non potevamo andare vestiti in tiro, e la festa iniziava alle nove.
Inutile dire che la Sala Grande era quasi tutta vuota.
Mancavano soprattutto le ragazze, per le quali mezz'ora non era assolutamente sufficiente.
Anche Amanda e le ragazza avrebbero voluto non scendere a cenare, ma io le avevo convinte.
Era solo una festa, non un appuntamento con in Ministro della Magia.
«Sei bellissima!», disse Dominique, uscendo dal bagno.
Eravamo in camera sua.
Ci eravamo preparate tutte e quattro lì, ma Lily era scesa nella sua camera per scegliere che scarpe mettere, ed Amanda era andata con lei.
«Grazie, Dom. Anche tu sei bellissima, lo sei sempre.», dissi, sorridendole.
Si avvicinò e mi abbracciò.
Ricambiai l'abbraccio e la strinsi forte.
Era da diversi giorni che Dominique mi sembrava strana.
Diversa dal solito.
Non sapevo cosa fosse successo, ma era successo.
Sentivo il suo respiro sulla spalla, affannato ed irregolare.
«Dom, cos'hai?», chiesi, spostandomi e guardandola negli occhi.
«Non ho nulla, perché?», rispose, sorridendo.
Ma era un sorriso falso.
Me ne accorsi subito.
Avrei voluto insistere, chiederle di parlarmene, ma la porta si aprì ed entrarono Lily ed Amanda.
«Siete pronte?», chiese la rossa.
Guardai mia cugina negli occhi, e lei mi implorò con lo sguardo di non dire nulla.
Annuii impercettibilmente.
Cercai di sorridere a Lily ed Amanda, poi presi Dom sotto braccio e scendemmo di sotto.
Appena uscimmo dal ritratto della Signora Grassa vidi una chioma bionda.
Era appoggiato al muro, e aveva lo sguardo basso.
Indossava una camicia grigio sporco, dei pantaloni neri e stretti, ed ai piedi delle Converse basse bianche.
«Wow..», sentii sussurrare Lily dietro di me.
Già, wow.
Non si poteva mica negare che fosse bello da togliere il fiato.
Alzò lo sguardo, e quando mi vide la sua espressione cambiò.
Mi squadrò dalla testa ai piedi.
«Sei bellissima.», disse, sorridendo.
«Umh..grazie, anche tu stai bene.», risposi, arrossendo di colpo.
La situazione era imbarazzante, ed io non sapevo cosa dire.
«Andiamo?», disse lui, invece per nulla imbarazzato.
«Si.», risposi.
«Noi vi raggiungiamo.», disse Lily, ammiccando.
La fulminai con lo sguardo.
Sarebbe stato ancora più imbarazzante.
Scorpius annuí, mi mise una mano sulla spalla e ci incamminammo verso la Stanza delle Necessità.
Appena arrivammo, lui ci passò davanti tre volte e la porta della stanza apparve.
Entrammo, e mi accorsi quasi subito che non c'era molta gente, molti dovevano ancora arrivare.
«Vuoi qualcosa da bere?», mi chiese Scorpius, avvicinandosi al mio orecchio per sovrastare la musica.
«Si, grazie.», risposi, sorridendo.
«Torno subito.», disse, allontanandosi per andare al tavolo delle bibite.
Ero immersa nei miei pensieri, quando sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
Sussultai.
«Ehi, calma, sono io.», disse Logan, spuntando da dietro.
«Ciao, Logan.», lo salutai.
«Sei bellissima questa sera.», disse, con un sorrisone.
Aveva dei denti perfettamente dritti e bianchissimi.
«Solo questa sera, però.», dissi, ridacchiando.
Mi veniva difficile accettare i complimenti.
«Oh, fidati di me, lo sei sempre.».
Sorrisi timidamente.
«Sai, stavo pensando..se il tuo accompagnatore non è ancora arrivato..», disse, guardandomi intensamente e tendendomi la mano.
«Veramente..», iniziai, ma fui interrotta dalla sua voce.
«Veramente sono qui.», disse Scorpius, arrivando dietro di me.
Aveva con sé due bicchieri, me ne mise uno in mano, poi la sua, di mano, finí sul mio fianco.
Logan strabuzzò gli occhi e ritirò la mano.
«Sei venuta alla festa con lui?», disse, con uno sguardo sorpreso.
«Si, è qui con me.», rispose il biondo, con aria di superiorità, «Ora, se vuoi scusarci, andiamo a ballare.», continuò, strappandomi di nuovo il bicchiere di mano, e porgendoglielo, insieme al suo.
Mi prese per mano e mi portò in mezzo alla ‘pista’ improvvisata.
La stanza aveva incominciato a riempirsi, e già tantissima gente si stava scatenando.
Scorpius mi mise entrambe le mani sui fianchi, poi iniziò a muoversi.
Io ero rigida come un tronco.
«Che succede?», mi chiese all'orecchio,
«Non so ballare.», ammisi.
Nonostante avessi urlato, per via della musica, era come se l'avessi sussurrato.
Mi vergognavo, non sapevo come muovermi in quella situazione.
«Lasciati andare al suono della musica. Pensa che non ci sia nessuno in questa stanza, apparte noi.», disse.
Fece aderire ancora di più il suo corpo al mio e ritornò a muoversi.
Io cercai di fare come mi aveva detto.
Chiusi gli occhi ed iniziai ad ondeggiare a ritmo di musica, fingendo di essere nella mia camera a Beauxbatons o a casa.
In realtà io amavo la musica, il ballo, tutto quello che era arte, solo che in pubblico mi vergognavo.
Mi imbarazzavo se mentre cantavo entrava qualcuno in camera, figuriamoci lì, in mezzo a tutta quella gente.
Con gli occhi chiusi, non era difficile immaginare di essere sola.
Però erano le sue mani sui miei fianchi, il mio ventre contro il suo, il suo viso pericolosamente vicino al mio, che me lo rendevano difficile.
La sua presenza mi trasmetteva un brivido lungo tutto il corpo.
Però ci riuscii.
Ondeggiavo i fianchi, muovevo la testa e le braccia.
Riuscii a lasciarmi andare in pubblico come non avevo mai fatto.
Non mi sentivo io.
Era un momento perfetto..o quasi.
Dico quasi, perché una voce entrò nel mio campo uditivo, una voce stridula che conoscevo bene.
«Scorpius!», gracchiò la Bulstrode.
Aprii gli occhi di scatto.
Lei era in piedi a braccia conserte.
Dovevo ammettere che non era tanto brutta.
Aveva un vestito largo, per coprire le sue curve più prosperose, e rosso.
I capelli biondi tirati indietro e i piccoli occhietti neri, strizzati al massimo.
Dietro di lei c'erano Emily e Sophia.
Scorpius si allontanò un po' da me, ma rimase comunque molto vicino.
«Sarah, cosa vuoi?», chiese un po' brusco.
«Che stai facendo?», chiese lei.
«Non lo vedi? Ballo con Rose.», rispose lui.
«Siete venuti insieme?», si intromise la Parkinson.
«Si.», rispose il biondo.
«S-sei tu il ragazzo di cui ha parlato a cena?», gracchiò la Bulstrode.
«Si.», disse di nuovo, secco.
«Ed allora perché non hai detto niente?», continuò.
«Senti, non ne avevo voglia, okay? Ora, noi andiamo a prendere qualcosa da bere, quindi ciao.», rispose il biondo, prendendomi per il braccio e portandomi verso il tavolo delle bevande.
Prese della burrobirra, la mise in un bicchiere di carta e la mandò giú.
«Che succede?», chiesi, dopo averne bevuto un sorso.
«Niente, perché?».
«Sembravi..innervosito, con le tua amiche.».
«Stanno sempre a farsi i cazzi degli altri, mi innervosiscono.», rispose, alzando le spalle.
Si versò del Whisky Incendiario, e buttò giù anche quello.
«Torniamo a ballare?», chiesi, esitante, dopo qualche minuto di silenzio.
«Certo, andiamo.», disse, prendendomi per il polso e trascinandomi dall'altra parte della stanza.
Aveva la mania di afferrare e trascinere le persone, come se altrimenti non l'avessero seguito.
Ballammo per le successive ore, e riuscii a lasciarmi andare.
Non mi importava che ci fosse la mia famiglia, che non mi aveva mai vista in quel modo.
Non mi importava di nessun altro.
Per una volta pensavo solo a sentirmi libera.
Dopo un po', però, non mi sentivo più le gambe, così, anche se di malavoglia, decisi di fermarmi.
«Scorpius, ho bisogno di sedermi un attimo.», urlai sopra la musica.
«Dai, balliamo un altro po'!».
«Tu rimani pure, io ho bisogno di qualche minuto!», dissi.
«Dai!», provò ad afferrarmi per i fianchi, ma sfuggii alla sua presa.
Ridacchiai.
«Ci vediamo tra un po'!», dissi avvicinandomi al suo orecchio.
I nostri nasi si sfiorarono qualche secondo.
«Ti aspetto qua.», disse con un sorrisetto, le bocche a pochi centimetri l'una dall'altra.
Sorrisi, poi mi allontai.
Cercai di farmi spazio tra i corpo delli studenti ubriachi che si strusciavano tra loro.
Alla fine arrivai al tavolo delle bevande.
Mi presi un bicchiere. di burrobirra e mi andai a sedere su alcuni divanetti in fondo alla stanza (che mi sembrava essersi ingrandita almeno tre volte dalle ore precendenti).
Sorseggiai lentamente la mia bevanda, e sperai che il dolore ai piedi si alleviasse presto, perché avevo troppa voglia di riprendere a ballare.
«Ehi!», esclamò una voce, facendomi sussultare.
«Logan!», urlai, «Oggi vuoi farmi prendere un infarto?».
Rise.
«No, scusami, non la faccio apposta.».
«Tranquillo.», lo rassicurai.
«Allora, ti stai divertendo?», domandò, sedendosi sul divanetto.
«Oh, da pazzi!», esclamai.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma era così.
Io, Rose Weasley, ero ad una festa e mi stavo divertendo!
«Non ti facevo un tipo da festa.», disse.
Mi irriggidii subito.
Cos'è? Avevo scritto in fronte, in un arancione fosforescente, ‘non vado alle feste’?
Bah.
«Beh, ti sbagliavi.», dissi brusca.
Poi mi alzai, sistemandomi il vestito, e bevendo l'ultimo sorso della mia burrobirra.
Mal di piedi o no, volevo tornare a ballare.
«Dove vai?», chiese, alzandosi anche lui.
«Ritorno in pista.».
«Ti va se mi unisco a te?», chiese, con il suo sorriso.
«Ero solo venuta a prendere da bere, Scorpius mi sta aspettando.», dissi, sorridendo in modo un po' acido ed andandomene.
Con grande fatica, arrivai nel punto in cui ero prima, ma non lo trovai.
Mi guardai un po' intorno e lo vidi qualche metro più in là che ballava (o meglio, si strusciava) con una bionda.
No, non era la Bulstrode, ma mi sembrava altrettanto troia.
«Non mi sembra che sia tanto ansioso del tuo ritorno.», disse Logan alle mie spalle.
Non mi ero accorta che mi stesse seguendo.
Non dissi nulla, perché effettivamente non c'era niente da dire.
Io me ne ero andata un attimo e lui aveva trovato quella biondina.
«Oh, bella vero?», disse quella voce orribile al mio orecchio.
Non mi girai nemmeno, in quei mesi avevo imparato a riconoscere la voce della Bulstrode, così come avevo imparato che stava sempre in mezzo.
Non mi sorprendeva che fosse lì.
«Si chiama Bree, è una mia cara amica. Era da tutta la sera che voleva andare da Scorp, ma c'eri in mezzo tu.
Avevo seriamente paura che la rifiutasse, ma evidentemente per stasera la sua pietà per te è finita.», disse, sorridendo, ma era un sorriso velenoso.
Sprezzante.
Voleva umiliarmi, ma io non gliel'avrei permesso.
«È davvero molto bella. E, sai, sono felice che stia già ballando con lei, così non devo andare a dirgli che passerò il resto della serata con Logan!», esclamai, prendendo sottobraccio il ragazzo accanto a me.
Sperai che Logan capisse.
Lui inizialmente si irrigidì, però poi si rilassò e sorrise.
«Quando ho chiesto a Rose di venire alla festa, lei aveva già detto di si a Malfoy, quindi sono felice che ora sia libera.», disse, con un'aria del tutto naturale.
La Blustrode, con dietro la Parkinson, mi guardavano stupite ed infuriate.
Non si poteva di certo negare che Logan fosse un gran bel ragazzo.
«Ora, se volete scusarci, noi andiamo a ballare.», continuai io.
Lo trascianai più in là ed iniziammo a ballare.
Ma era diverso.
Non so cosa diamine fosse cambiato, ma ero piú rigida.
Forse era il nervoso.
“Ti aspetto qua”, e poi si era lanciato sulla prima bionda tinta che gli era capitato sotto tiro.
Bree.
Ma che razza di nome è?’, pensai, ‘sembra di chiamare una pecora.’
«Rose, tutto bene?», mi chiese Logan, posandomi le mani sui fianchi.
Annuii, anche se forse non era del tutto vero.
Una sensazione strana si era fatta strada in me, mentre ballavo con Scorpius.
Malfoy, mi corressi subito.
Malfoy.
Mentre ballavo con Malfoy avevo sentito qualcosa di strano.
Mi ero sentita libera.
Ma c'era di più.
Mentre i nostri corpi si muovevano l'uno sull'altro, sentivo i suoi occhi addosso.
Quello sguardo era diverso.
Non so spiegarlo, mi sembrava di essere guardata come papà guardava l'ultima fetta della torta al cioccolato della mamma.
Ma cosa diavolo vai a pensare?’, mi ammonì la vocina della mia testa.
Non sapevo nemmeno io cosa stavo pensando.
Sapevo solo di voler andare via, perché quella “magia” che avevo sentito era svanita quando lo avevo visto con quella sciacquetta.
«Logan, io voglio tornare al dormitorio.», dissi, separandomi da lui, che aveva approfittato del mio momento di distrazione per mettere le sue mani sui fianchi.
«Ma dai, ci stiamo divertendo!», obbiettò, provando a riavvicinarsi.
«Sono stanca e non mi sento molto bene.», dissi sbuffando e scostandomi.
Ci voleva tanto a capire che non mi interessava che si appiccicasse a me?
«Va bene.», disse, arrendendosi, «Ti accompagno.».
Mi girai e mi avviai verso la porta.
Posò per la milionesima volta la mano su di me, quella volta sulla schiena.
Respirai profondamente per non utilizzare una mossa di judo (avevo seguito un corso babbano due estati prima) e spezzargliela una volta per tutte.
James mi avrebbe ucciso se gli avessi messo fuori gioco il cacciatore poco prima di una partita importante.
Ero quasi arrivata alla porta, quando mi guardai indietro.
Ed incrociai il suo sguardo.
Era penetrante ed ostile.
Lo ressi per un po', poi mi voltai ed uscii, con appresso Logan e la sua mano fastidiosa.

•||Dirty love.||•Where stories live. Discover now