Capitolo 20.

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Quel venerdì mattina mi alzai carica come quelle scatole con i pagliacci a molla pronti a schizzare fuori all'improvviso.
La settimana era passata e noi eravamo riusciti perfettamente nel nostro intento: aumentare le probabilità di vincere la partita.
Ce la stavamo facendo.
Mia madre mi aveva spedito le medicine babbane per la febbre ed il raffreddore, che avevano fortunatamente fatto effetto.
Anche se ci erano voluti due giorni, quindi Amelia aveva dovuto intensificare gli allenamenti il giovedì prima.
Ma lei era molto brava, ce l'avremmo fatta.
Ero fiduciosa.
Nonostante fossero le sei e trenta del mattino, scattai in piedi agilmente, ed andai a svegliare Amanda.
La scossi, come aveva fatto milioni di volte lei con me.
«Svegliati, Battitore!», le dissi all'orecchio.
«Che ore sono?», mugoló.
«Le sette e mezzo.», mentii.
Svogliatamente, si alzò a sedere e si stropicciò gli occhi.
Sospirando si alzò, poi lo sguardo le cadde sull'orologio posato sul comodino.
«Sporca bugiarda!», sibilò, tirandomi un cuscino contro, che però riuscii a schivare.
Risi, poi corsi in bagno e chiusi la porta appena in tempo, prima che lei ci sbattesse forte le mani.
«Stronza!», disse.
«Inizia a prepararti, cara Amanda.», dissi in risposta.
«La volete smettere di fare tutto questo casino?», urlò la Zabini.
«Senti un po', ochetta..», iniziò a dire Amanda, ma a quel punto ero già sotto il getto d'acqua calda a pensare al giorno dopo, e non sentii nulla delle loro chiacchiere.
***
«È possibile che nonostante ti abbia svegliata alla sei e mezzo tu sia riuscita a farmi fare tardi?!», sbottai, correndo come una pazza per andare a trasfigurazione.
«Non è colpa mia se quelle tre oche mi hanno provocata.», rispose Amanda, arrancando dietro di me.
«Questo è successo quasi due ore fa! Sono le otto meno due minuti, e dobbiamo essere in classe alle otto. Lo sai che la McGranitt conta anche i secondi!», sbottai, prendendola per il braccio e trascinandola, visto che non si muoveva.
Arrivammo fuori dalla classe ed entrammo appena in tempo, la professoressa stava per chiudere la porta.
«Signorina Weasley, signorina Dolohov, siete arrivate appena in tempo.», disse la McGranitt, dando voce ai miei pensieri, «entrate.».
Facemmo come aveva detto ed andammo a sederci ai nostri posti.
Passando mi accorsi che Scorpius ed Albus non erano ai loro soliti posti.
Vagai con lo sguardo per la classe, ma non c'erano.
'Strano', pensai.
La lezione stava procedendo tranquillamente, io stavo seguendo a tratti, troppo occupata a pensare alla partita.
Pensavo alle domande che avrei potuto fare ai Grifondoro, ma al tempo stesso una piccola parte di me aveva paura di perdere, ed ero terrorizzata dalle domande che avrebbero potuto fare a me.
Ero totalmente immersa nei miei pensieri, che saltai letteralmente sulla sedia quando la porta sbattè sonoramente.
Tutte le testa si girarono, e ne entrò Gazza, che teneva per il colletto Scorpius ed Albus.
'Oh no, cos'avranno combinato, adesso?', pensai, preoccupata.
«Preside McGranitt, ho trovato questi due delinquenti a gironzolare per il settimo piano, avanti e indietro davanti ad un muro.Devono essere puniti!», disse quel pezzente di Gazza.
Vidi lo sguardo della preside assottigliarsi e squadrare Al e Scorpius, che erano ancora tenuti per il collo.
'Farsi beccare da Gazza mentre vanno nella Stanza delle Necessità. Per fare cosa, poi? Allenarsi in due?', pensai.
«Bene, Gazza, può andare. Me ne occupo io.», disse la McGranitt, deludendolo, visto che si aspettava una sfuriata ed una punizione degna del milleottocento.
Con espressione contrariata, lasciò i ragazzi ed andò via.
«Bene, signor Potter, signor Malfoy, volete per favore spiegarmi perché vi trovavate nel corridoio del settimo piano, invece che qui a seguire la lezione, come previsto dal vostro orario?», disse la preside.
«Ci scusi, preside, abbiamo fatto tardi questa mattina.», disse Al.
«Signor Potter, lei ed il signor Malfoy dovreste sapere che la classe di trasfigurazione è al terzo piano.», disse la McGranitt.
«Signora preside, lei sa che alle scale piace cambiare. Ci siamo ritrovati al settimo piano. Stavamo appunto venendo a lezione.», rispose, pronto, mio cugino.
La McGranitt li squadrò un attimo, poi parlò.
«Mi dispiace, signor Potter e signor Malfoy, ma non posso accettare questo ritardo, è il quarto questa settimana. Dovrò darvi una punizione.».
Vidi il volto di Al e quello di Scorpius per nulla preoccupati, finché la McGranitt non parlò di nuovo.
«Nella mattinata di domani pulirete tutte le aule del terzo piano.», disse.
A quel punto non solo le loro facce, ma quelle di tutti noi Serpeverde, soprattutto i membri della squadra, si deformarono in un'espressione spaventata.
«Preside, domani c'è la partita di Quidditch!», disse, allarmato, Scorpius.
«Lo so bene, signor Malfoy, ma voi meritate questa punizione.», rispose.
«Ma..», fece per protestare Albus.
«Nessun ma!».
Eravamo nei guai. Non potevamo assolutamente perdere quella partita. E l'avremmo persa se il cercatore e un battitore non avessero giocato.
«Mi scusi, professoressa.», intervenni io, alzando la mano.
Il suo sguardo si posò su di me.
«Si, signorina Weasley?», disse, dandomi la parola.
«Signora preside, domani è la prima partita contro Grifondoro per noi, sarebbe un peccato annullarla. Sia la nostra squadra che quella avversaria si sono allenate molto.», dissi.
«Signorina Weasley, le ricordo che ogni squadra ha le proprie riserve. Potranno giocare loro, mentre i suoi compagni sconteranno la punizione.»
«Signora preside, le nostre riserve sono in infermeria da ormai una settimana. Con la squadra siamo andati a trovarle, ma sono ancora malate. Sono sotto le cure di madama Chips, può controllare, se vuole.».
Era vero, infatti le riserve si erano categoricamente rifiutate di prendere le medicine babbane come Amelia.
«In questo caso mi dispiace, ma non posso revocare la punizione, non sarebbe corretto nei confronti degli altri studenti.», rispose.
«Nonostante la partita di domani sia contro Grifondoro, convengo che non sarebbe una grande vittoria, se la squadra avversaria vincesse in seguito ad un nostro forfait..», dissi, puntando sull'orgoglio della preside.
Mi stavo spingendo troppo in là, lo capivo, ma non potevo non tentare.
Questo mio atteggiamento, però, ebbe l'effetto desiderato.
La professoressa cambiò espressione.
«E allora cosa conviene che sia meglio fare?», disse, guardandomi negli occhi.
«La punizione è più che meritata, però potrebbe spostarla ad un altro giorno.», dissi.
«La prossima settimana molti professori hanno stabilito prove e test, non sarebbe nemmeno corretto mettere il Quidditch davanti allo studio.».
«Allora si potrebbe anticipare ad oggi.», proposi.
Non si sarebbero potuti allenare, ma ormai il danno era fatto.
«Mi dispiace, signorina Weasley, ma questa sera i suoi compagni hanno la ronda, in qualità di prefetti.».
«Potremmo sostituirli io e la signorina Dolohov, ed i miei compagni potrebbero scontare la punizione questa sera.», dissi, esitante.
Apparentemente l'avevo messa con le spalle al muro, ma era pur sempre Minerva McGranitt la donna con cui stavo parlando.
Sperai che accettasse.
Storse il naso, ci squadrò, poi parlò.
«È fattibile.», disse, «Stasera alle nove all'entrata della Sala Grande, gli altri prefetti ed i capiscuola vi diranno cosa fare e come farlo. Ora voi due, seduti. Riprendiamo la lezione.», e tornò alla cattedra, a testa alta.
***
Stavo aspettando Amanda fuori dalla sala comune di Serpeverde, precisamente in fondo al corridoio del sotterraneo, che era parecchio buio.
Se avessimo fatto tardi la McGranitt l'avrebbe saputo. Doveva velocizzarsi.
Sentii il rumore che faceva sempre la porta scorrevole nascosta dal muro così mi voltai.
«Amanda, finalmente! Ci vuole tanto a mettere una divisa ed una spilla e a prendere la bacchetta?!», dissi, ma mi resi conto che non era Amanda.
«Dominique?», chiesi, stupita, vedendola uscire dai sotterranei.
All'inizio non l'avevo riconosciuta per via della penombra.
«Rose? Cosa ci fai qui?», disse con una strana voce.
«Cosa ci faccio io? Questi sono i sotterranei, io ci dormo. Tu invece, come mai sei qua sotto?», chiesi, squadrandola.
«C-cercavo te.», rispose, ma non la vedevo molto convinta.
«Ti avevo detto che avrei sostituito Albus nella ronda.».
«E perché non sei là?», chiese.
«Là dove?».
«A fare la ronda!».
«Sto aspettando Amanda, non si sbriga.», sbuffai.
«Bene, allora io vado.», disse, aggirandomi.
«Dominique, aspetta!», dissi, afferrandola per il braccio.
«Cosa devi dirmi?», chiesi.
«Io? Non devo dirti nulla.», disse, spaesata.
«Ma avevi detto che eri venuta a cercarmi.», le feci notare.
«Ah, si..emh..io..», balbettò.
«Domi cosa hai fatto ai capelli?», le chiesi, notando che erano tutti arruffati.
Allungai una mano per toccarli, ma lei la schiaffeggiò e si scostò subito.
«Dominique ma cosa diavolo di prende?», domandai, stizzita dalla sua vaghezza.
«Io, nulla..».
«Ohh! Cosa è quella cosa?!», la interruppi, indicando l'enorme succhiotto sul suo collo, che si era esposto quando si era scostata da me..
«Nulla.», rispose, ricoprendolo con i capelli.
«Sisi, stavi proprio cercando me.», dissi, ridacchiando.
«Avanti, chi è?», le chiesi.
«Nessuno. Senti, Amanda è arrivata. Ci vediamo, in bocca al lupo per domani.».
Non ebbi il tempo di dire nulla, che se ne era già andata.
***
«Come ti è venuto in mente di proporre me come sostituta per la ronda?!», piagnucolò Amanda, cinque minuti dopo, mentre andavamo all'entrata della Sala Grande, dove ci sarebbero stati gli altri.
Stavo ancora pensando allo strano -stranissimo- comportamento di Dominique.
Non si era mai nascosta da me in quel modo.
Mi aveva sempre parlato delle sue cotte, e soprattutto mi aveva sempre detto quando stava con qualcuno in quel modo, a volte in maniera anche troppo dettagliata.
«Rose, mi stai ascoltando?!», sbottò Amanda, risvegliandomi dai miei pensieri.
«Si!».
«E allora rispondimi!»
«Sei stata la prima che mi sia venuta in mente. E poi, avresti preferito dare forfait ed essere obbligata a rispondere a tutte le domande che ti avrebbero fatto mio cugino e gli altri Grifondoro?», domandai.
Io no di certo. Dovevamo vincere.
«No.», sbuffò.
«Bene, andiamo.», dissi, accelerando il passo.
Quando arrivammo al punto d'incontro, vidi un proficuo gruppetto di studenti, tra i quali riconobbi Molly, come prefetto di Corvonero, Lucy, come prefetto di Tassorosso, Louis, come caposcuola di Grifondoro (anche se ne combinava di tutti i colori, era lo studente migliore del suo anno) e Roxanne, come prefetto di Grifondoro.
C'era anche Logan, che era l'altro Caposcuola di Grifondoro.
Alzai gli occhi al cielo alla sua vista.
«Bene, eccovi arrivate. Voi sostituite Potter e Malfoy, il vostro turno termina a mezzanotte.
Dolohov, tu controllerai il primo, il secondo ed il sesto piano, Weasley, tu il quarto, il quinto ed il settimo. Se vedete qualche studente che gironzola per i corridoi e che non è autorizzato, dovrete togliergli dei punti, decidete voi quanti, a seconda di ciò che sta facendo. Se è qualcosa per cui vale la pena disturbare la preside, la parola d'ordine del suo ufficio è "Dura lex, sed lex". Tutto chiaro?», disse Molly, rivolgendoci lo sguardo che si riserva ai primini.
Annuimmo.
«Oh, dimenticavo, non farete la ronda sa sole. Sarete affiancate da uno studente di un'altra casa. Dolohov tu starai con Adam McMillan, Weasley tu con Logan Parker.», disse, sorridendo.
Stupida Corvonero so tutto io con cui condivido il cognome e la famiglia! L'ha fatta apposta!’, pensai.
Nonostante avessimo la stessa età io e Molly non eravamo mai, e dico mai, andate d'accordo.
Insomma, Molly Weasley era la versione femminile di suo padre, per questo nessuno la sopportava più di tanto, ma con me i rapporti erano sempre stati disastrosi.
Lei si era sempre messa in competizione con me.
Quando da bambina io imparavo a fare qualcosa, lei decideva di doverlo fare meglio.
All'inizio la lasciavo perdere, ma crescendo aveva iniziato a stancarmi, e, nonostante le raccomandazioni di mia madre, iniziai ad essere competitiva anche io.
Inutile dire che la battevo quasi in tutto.
Quando mi ero trasferita in Francia per lei era stata la felicità assoluta.
Ed ora che ero tornata, mi trattava come se fossi una pivella, solo perché ero stata lontana dal castello qualche anno.
Illusa.
Comunque, tornando alla realtà, mi accorsi di dover trascorrere tre ore con Logan, e sperai vivamente che non mi avrebbe messa in imbarazzo, facendo domande strane o alludendo alla festa.
«Bene, andate!», disse, infine, Molly.
Logan si avvicinò e mi sorrise.
«Ciao, Rose.», disse, passandosi una mano tra i capelli.
«Ehi, Logan.».
«Andiamo?», chiese, indicando gli altri, che si erano già dispersi per il castello.
Annuii e ci avviammo.
«E cosí, sostituisci Malfoy?», chiese, mentre camminavamo.
«In realtà Albus, credo. Non lo so, comunque si, sono solo una sostituta.».
«Cos'hanno fatto?».
«Hanno solo fatto tardi a lezione di trasfigurazione, è la McGranitt che ha esagerato.», dissi, scrollando le spalle.
Restammo qualche minuto in silenzio, con soltanto il rumore dei nostri passi in sottofondo.
«Ma tu e Malfoy state insieme?», chiese, all'improvviso.
Mi irrigidii a qualla domanda.
«No, non stiamo insieme.», risposi.
Anche se lo vorresti eheheh!’, disse la vocina nella mia testa, che zittii subito.
«Guarda che se è così me lo puoi dire, non lo dirò ad Hugo e James.», continuò Logan.
Mi fermai di colpo.
Lo guardai negli occhi.
«Che succede?», domandò.
«Anche se stessi con lui, non mi nasconderei per mio fratello e mio cugino. Ho quasi diciassette anni, posso stare insieme a chi voglio, non mi faccio dire cosa fare da nessuno.», risposi, fredda.
Cosa pensava, che mio fratello o James o chiunque altro potessero dirmi di non frequentare Scorpius?
Perché lo sappiamo tutte e due che se fosse per te ora sareste a rotolarvi nel letto!
Taci tu!
Non volevo stare con Scorpius, ma se l'avessi voluto non mi sarei fatta fermare dai miei familiari.
«Quindi sei single?», chiese, non calcolando minimamente il mio o discorso.
«Si.», dissi, un po' titubante.
«Oh, perfetto.», rispose.
«Perfetto?», chiesi, non capendo dove volesse arrivare.
«Che ne diresti se il prossimo sabato..», iniziò.
E allora capii cosa voleva dire.
Così, decisi di prevenire l'imminente domanda, interrompendolo.
«Guarda!», urlai.
Si girò di colpo, non finendo la frase.
«Cosa succede?», chiese, allarmato.
«Mi era sembrato di aver visto qualcosa! Un'ombra!», mentii.
Si sporse un po', poi si voltò.
«Non c'è nessuna ombra. Siamo solo noi due su questo piano.», disse.
«Oh, bene!», dissi, con un falso sospiro.
Sperai si fosse dimenticato quello che stava dicendo, ma non fui fortunata.
«Rose, prima ti stavo per chiedere-»
«Logan.», lo interruppi di nuovo, «È già passata mezz'ora e abbiamo percorso si e no dieci metri, devo fare bene questa ronda, o Molly dirà qualcosa alla McGranitt, e rischieremmo di non poter giocare la partita di domani. Quindi dividiamoci, tu sali al quarto piano, io vado a controllare il quinto ed il settimo.», dissi, e, senza dargli il tempo di replicare, iniziai a camminare spedita verso le scale.
Sospirai una volta messi due piani tra noi.
Mi dispiaceva averlo interrotto così, per ben due volte, ma sempre meglio che rifiutarlo, visto che tutti i sabati stavo con i miei cugini, e di conseguenza con lui.
Arrivai al settimo piano con qualche chilo in meno sicuramente, ma con la consapevolezza che se la fortuna avesse girato a mio favore, allora non avrei più rivisto Logan per quella sera.
Stavo camminando per uno dei corridoi, aprendo tutte le classi e controllando che non ci fosse nessuno.
Mentre uscivo dall'aula di antiche rune, sentii un rumore provenire dalla mia destra.
Mi misi a camminare velocemente per vedere di chi si trattava.
Se avessi beccato qualcuno che si stava imboscando -per quanto ci si possa imboscare in un corridoio- e gli avessi tolto dei punti, come si sarebbe dovuto fare (molti prefetti come mio cugino Albus e Malfoy erano solidali e chiudevano un occhio, anzi anche due), forse la McGrannit sarebbe stata più contenta dopo la sconfitta che avremmo inflitto a Grifondoro.
Un po' infame, lo so.
Erano stati sfortunati ad essersi trovati con me e non con Malfoy.
Arrivai in fondo ad un piccolo corridoio, dove alla fine c'era un piccolo stanzino.
Esitante, e silenziosamente, aprii la porta.
E quello che mi si parò davanti era quello che mi aspettavo, ma al tempo stesso non me lo sarei aspettato mai.
Nello stanzino c'era Dominique, la mia cugina bionda, quella Dominique, che si stava appassionatamente baciando con una persona che non mi sarei mai aspettata.
Sulle sue labbra c'erano quelle di Zabini.
E fin lì non ci sarebbe stato nulla di inaspettato, se non fosse stato che quel Zabini non era Damian, ma sua sorella Sophia.

•||Dirty love.||•Where stories live. Discover now