Capitolo 39.

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Misi le ultime cose nel baule e lo chiusi.
Erano le sei e trenta del mattino, le carrozze che ci avrebbero portato alla stazione di Hogsmeade sarebbero partite alle sette, quindi scesi e mi avviai verso il portone d'entrata del castello, dove lasciai il baule ad un Gazza annoiato.
Entrai in sala grande, avevo giusto il tempo di fare colazione.
«Buongiorno, tesoro.», disse Amanda, quando la raggiunsi al tavolo verde-argento.
«Buongiorno, Amy.», risposi, sorridendole.
«Pronta per tornare a casa?».
«Non tanto, a dire il vero. Tu?».
«Io? Io non lo sono mai, ogni anno le vacanze sono un inferno, tra quei marmocchi dei miei nipoti e mio padre che non fa altro che ripetere che sono una delusione, che dovrei essere come mia sorella e bla bla bla.», sbuffò.
«Io di solito sono sempre felice di trascorrere le vacanze con la mia famiglia, ma non quest'anno.».
«È per via di Malfoy?».
«Si. Avrei preferito non trascorresse le vacanze con Al. La famiglia si riunisce sempre tutta a La Tana, e me lo ritroverò davanti praticamente ogni giorno.».
«Ho saputo quel che è successo alla festa di Lumacorno, anche se non ero invitata e tu non mi hai voluto dire niente.».
«Mi dispiace, Amy, ma non avevo voglia di toccare l'argomento.».
«Tranquilla, ti capisco.»
«Comunque, come l'hai saputo?».
«Beh, tutti ne parlano.».
«Cosa?? Che vuol dire che tutti ne parlano?».
«Era da un po' che non si vedeva Malfoy in giro con una ragazza, da quando sei arrivata tu.».
«Io?».
«Si, Rose, tu. Prima che tornassi, Malfoy era molto più donnaiolo. Insomma, lo si vedeva con una nuova ragazza ogni settimana, a volte ci voleva anche meno prima che ne arrivasse un'altra. Poi, quando è iniziato il flirt con te, ha smesso.
Anche quando voi litigavate, non lo si vedeva con nessuna. E poi l'altra sera eccolo lì, con Hanna Gilbert.».
«Ho sentito dire che è un angelo solo all'apparenza.», dissi, ricordando le parole di Sophia.
«Non saprei dirti, la conosco solo di vista.».
«Comunque, ora dobbiamo andare. È tardi.», continuò.
«Devo andare a prendere una cosa in dormitorio, vieni anche tu?».
«Va bene, andiamo.».
Corremmo nei sotterranei alla velocità della luce.
«Su, sbrighiamoci!», disse Amanda, mentre arrancavamo per tornare su.
Arrivammo al portone d'entrata, convinte di essere le ultime, invece, con mio grande dispiacere, ci trovammo davanti Albus e Malfoy.
«Un altro secondo e vi avrei lasciato qui, piccoli mocciosi.», disse Gazza.
«Ora sbrigatevi, andate.», continuò poi, indicando la carrozza.
Prendemmo i bauli e facemmo come aveva detto.
La osservai. Ovviamente era trainata dai Thestral.
Mi facevano tanta paura. Per quanto mamma e papà avessero cercato di tranquillizzarmi, dicendomi che erano del tutto innocui, che loro li avevano anche cavalcati per andare al ministero della magia, al loro quinto anno, io non riuscivo a vederli in modo positivo, per me erano solo distruzione.
Respirai profondamente ed entrai nella carrozza.
Almeno là dentro non li vedevo, anche se sapevo che c'erano.
«Tutto bene? Sei pallida.», chiese Malfoy.
«Sto benissimo.», risposi, fredda come il ghiaccio.
Come se gliene importasse qualcosa..
Il viaggio fino alla stazione di Hogsmeade fu silenzioso.
Io non vedevo l'ora di scendere.
Quando arrivammo, trovammo Dominique e Lily ad aspettarci.
Salimmo tutti insieme sul treno.
«Gli altri avranno già occupato uno scompartimento, noi andiamo a cercarli, voi venite?», disse Al.
«Io non ne ho voglia, sono stanca, preferisco cercare uno scompartimento da sola e riposare un po', voi andate, se volete.», dissi, rivolta a Lily e Dom.
Immaginai che quest'ultima volesse passare il viaggio con Sophia.
«Sei sicura?», chiese Lily.
«Si, sono sicura.».
«Allora ci vediamo dopo.».
«A dopo.», risposi.
«Rose.», mi richiamò Amanda, mentre mi stavo avviando dalla parte opposta rispetto alla loro.
«Si?».
«Tornerai per salutarmi, prima di scendere?».
«Certo, tesoro. Ci vediamo prima che il treno arrivi a King's Cross.», risposi, sorridendole, dopodiché mi allontanai.
Girai per il treno per circa un quarto d'ora, prima di trovare uno scompartimento vuoto.
Sistemai il baule e mi sedetti. Finalmente.
Presi il mio telefono con le cuffiette, un libro e mi sistemai con le gambe sui sedili.
Feci partire la musica e mi persi nella lettura.
Ad un certo punto sentii una mano sul ginocchio e sobbalzai.
Il libro che stavo leggendo finí a terra. Alzai di scatto lo sguardo e vidi un ragazzo.
«S-scusami tanto. I-io ho bussato, ti ho chiesto se potevo stare qui, visto c-che non ci sono scompartimenti liberi..ma tu non mi hai sentito..», disse balbettando.
«Tranquillo. Certo che puoi stare qui.».
Sorrise timidamente, poi si chinò a prendere il libro e me lo porse.
«Orgoglio e pregiudizio. Bella scelta.».
«Se devo essere sincera non mi sta prendendo molto. È leggermente noioso.».
«A che punto sei?».
«Quando Jane si trasferisce dai suoi zii a Londra ed Elizabeth va a trovarla.».
«L'inizio è un po' noioso, m-ma proseguendo con la lettura p-potresti cambiare idea.».
«Mh..vedremo.».
«Comunque scusami, s-s-sono stato un maleducato! Non mi sono
presentato, sono J-Jason, piacere.», mi porse la mano.
«Rose.», dissi stringendola.
«Non...non mi sembra di averti mai vista in giro.».
«Mi sono trasferita a settembre da Beauxbatons, ma i primi due anni ho studiato qui ad Hogwarts.
Comunque, nemmeno io ti ho mai visto.».
«D-d-diciamo che non sono ta-tanto "famoso" a scuola, sono un ragazzo n-n-normale.».
Normale per me e la mia famiglia era una parola sconosciuta.
Lo osservai per bene.
Non era molto alto, aveva una corporatura esile.
I capelli erano ricci e castani, gli occhi di un marrone tanto scuro quanto intenso, sembravano quasi neri ed erano contornati da lunghe ciglia.
Erano molto belli, ma erano coperti da due lenti rettangolari.
Il naso era dritto e le labbra rosse.
Era abbastanza carino.
Non era il solito fighetto.
Indossava un pullover e dei pantaloni beige.
Si sedette di fronte a me e prese anche lui un libro.
Era un libro italiano, "Il rumore dei tuoi passi".
«È un libro bellissimo.», dissi.
L'avevo amato tantissimo.
«L-lo so, è la seconda v-volta che lo leggo. Ne sono innamorato.».
«Anche io!», esclamai.
«Ti.. ti piace molto leggere.».
Non era una domanda, ma un'affermazione.
«Si, se fosse per me passerei tutto il tempo a farlo, ultimamente però non sto avendo tempo. Spero di poter recuperare durante queste vacanze, ma ne dubito.».
«Perché?», chiese.
«Abbiamo tanto da studiare, poi a Natale a casa mia c'è tanto di quel casino che si riesce a malapena a respirare.»
«Siete t-tanti?».
«Siamo tredici nipoti, più gli amici che ognuno di noi porta, i genitori, gli amici di famiglia e i nonni.».
«Wow, c-ci credo che non hai tempo nemmeno per respirare.».
«Già, è bello stare in compagnia, ma dopo un po' ti scoppia la testa e vorresti solo un minuto di silenzio.»
«Approfittane ora.», disse, indicando il mio libro.
«Lo farò.», risposi sorridendo.
Il viaggio passò abbastanza in fretta e i momenti di silenzio si alternavano a quelli di chiacchiere.
Era piacevole, perché gli argomenti erano interessanti e il silenzio non era imbarazzante, anzi, era abbastanza tranquillo.
Ero consapevole della sua presenza ma ciò non mi creava disagio.
Mentre stavamo parlando di una saga fantasy che avevamo letto entrambi, la porta dello scompartimento si aprì violentemente.
«Dio, eccoti, ti sto cercando da mezz'ora.», disse Scorpius, accigliato.
Lì per lì rimasi sorpresa di vederlo.
«Perché, scusa?».
«Sei seria?».
«Serissima, che ti serve?», dissi, sempre in modo freddo.
«Tra dieci minuti saremo in stazione. Sbrigati a prepararti.».
«Primo, abbassa i toni e ridimensionati, secondo, evita le prese per il culo, l'ultima volta che abbiamo controllato l'orologio mancavano ancora due ore all'arrivo.».
«H-ha ragione, R-rose, è tardi, ab-abbiamo perso la cognizione del tempo.», disse Jason.
Scorpius lo guardò, come se lo stesse notando solo in quel momento.
«E tu chi saresti?».
«Piacere, J-Jason.», disse, porgendogli la mano.
Scorpius continuò a guardarla per un po', alla fine la strinse.
«Sbrigati.».
«Girati ancora così e ti affatturo.».
«Non è il momento di perderci in chiacchere, Amanda ti sta ancora aspettando.», disse in risposta.
Cazzo, Amanda! Mi ero completamente dimenticata che le avevo detto che sarei andata da lei.
«Bene, tu vai dagli altri, ti raggiungo.».
Mi scrutò per un po' e alla fine se ne andò.
«Un..un p-po' s-scorbutico il tuo amico.», disse Jason.
«Non è mio amico.», quasi urlai.
Mi guardò con aria interrogativa
Divenni subito rossa.
«Scusa, non volevo girarmi male..».
«T-tranquilla.»
«È il migliore amico di mio cugino, comunque.».
«S-sei la cugina di Albus Potter? Ma..ma certo, sei..sei una Weasley!», disse, guardandomi con occhi diversi.
«Si nota tanto?».
«Sì, ma io sono uno sbadato e f-forse un po' asociale. Scusa s-se non ti ho riconosciuta.».
«Non scusarti, mi ha fatto piacere, in realtà. Non è che io ami granché stare al centro dell'attenzione.».
«Senza..senza offesa, ma per te è un po' impossibile.».
«Che vuoi dire?».
«La tua famiglia è la più famosa del mondo magico.».
«Lo so, ma mi consola sapere che ci sono persone che ancora non mi riconoscono.».
«Sono..sono io che sono strano. Non faccio molto caso ciò che è intorno a me.».
«A volte è meglio vivere nella propria testa che nella realtà.», risposi.
«Già.».
«Forse è meglio che io vada. Grazie, Jason.».
«Grazie..grazie di cosa?».
«Del viaggio. Sei una persona con cui è piacevole parlare, ma anche stare in silenzio, senza alcun imbarazzo.».
«La stessa cosa vale per me. Arrivederci, R-Rose.».
«Sì, ci rivediamo dopo le vacanze.», dissi, poi presi il mio baule e me ne andai.
Arrivai vicino allo scompartimento dei miei cugini.
«Eccoti, Rose. Non ti sei fatta vedere proprio.», disse Amanda.
«Lo so, Am, mi dispiace.».
«Dai, abbracciami, che non ci vedremo per due settimane.».
La strinsi in un abbraccio.
«Ciao, Rosie.», mi schioccò un bacio sulla guancia.
Poi il treno rallentò e noi scendemmo. Io, i miei cugini e Scorpius ci avviamo tutti insieme vicino al muro del binario nove e tre quarti.
«Rose!», sentii urlare.
Vidi mia madre venirmi incontro.
La raggiunsi e ci abbracciammo. «Tesoro, come stai?», disse, dopo avermi lasciata.
«Tutto bene, mamma, tu?».
«Tutto bene.».
«Rose.»
Mi voltai verso mio padre e abbracciai anche lui.
«Come ti sei trovata ad Hogwarts?». «Bene, papà.».
Sorrise nel sentire la mia risposta. Salutai tutti gli zii e poi ci avviamo a casa.
Ci saremmo rivisti a La Tana qualche ora dopo.
Salimmo in macchina ed Hugo e papà non fecero altro che parlare di Quidditch.
Mia madre qualche volta mi faceva domande su Hogwarts, sui voti, sugli amici che mi ero fatta, ma io divagavo.
Ad un certo punto mi chiese se mi piaceva qualche ragazzo ed Hugo inizio a ridacchiare.
«Chi è?», chiese mia madre, mentre mio padre divenne rosso come i suoi capelli.
«Non c'è nessuno.».
«Andiamo, Rose, non mentire.», infierì Hugo.
Gli pestai un piede.
«Prova a dire qualcos'altro e dico che ti hanno quasi sospeso per lo scherzo fatto alla McGranitt.», sussurrai, in modo che solo lui potesse sentirmi.
«Rose? Andiamo, dimmi chi è.» «Mamma stavo scherzando, non c'è nessuno. Ti pare che qualcuno se la carica?», disse Hugo, visibilmente spaventato della mia minaccia.
«Hugo! Non permetterti di dire così. Rosa è una bellissima ragazza!», disse mio padre.
Sorrisi.
Mio padre non aveva mai mancato di dedicarmi complimenti.
L'argomento cadde lì, ma mia madre continuò a lanciarmi occhiate dallo specchietto per tutto il resto del tragitto.

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