Riconnessioni

357 22 44
                                    

Erano già passati due anni dall'incidente di Nef

Ops! Esta imagem não segue nossas diretrizes de conteúdo. Para continuar a publicação, tente removê-la ou carregar outra.

Erano già passati due anni dall'incidente di Nef.

In tacito accordo, tutti consideravano quell'evento il punto di svolta della sua esistenza e, in generale, della band stessa, piuttosto che l'improvvisa scomparsa di Fade, il giorno precedente.

Nell'arco di poche ore, le convinzioni, i modi di pensare e l'approccio alla vita del bassista erano stati spazzati via, lasciandolo arido come una distesa di terra bruciata su cui aveva creduto non sarebbe potuto più crescere niente.

L'arrivo inaspettato di Rebecca nella sua sfera personale, come una goccia di rugiada al mattino, aveva piano piano dissipato i suoi dubbi, dissetato le sue carenze. Le concesse di rientrare nei suoi pensieri, all'inizio quasi per arrendevolezza, ma piano piano capendo che lei lo conosceva meglio di quel che credesse.

Riconnettendo vecchi cavi scollegati, riallacciando complicità che sembravano essersi spezzate, Nef la fece entrare in pianta stabile nella sua vita.

Poco tempo dopo l'uscita dall'ospedale, Rebecca divenne la manager della band a discapito della precedente: il bassista non le poteva perdonare il ruolo che aveva avuto in tutti i casini successi con Fade.

Jag era rimasto con la band e continuava ad essere finanziatore dei loro progetti; l'ultimo album, "Rebirth", stava avendo un successo clamoroso.

Inutile dire che l'incidente e il mistero della ragazza coi capelli rossi avevano avuto un ruolo dominante nell'eccitazione generale che il disco aveva creato con la sua uscita.

Negli studi nessuno parlava di Fade. Persino Jag scucì qualche dettaglio su cosa ne era stato fatto del corpo, solo quando Nef glielo chiese direttamente. A causa dell'incidente e del coma aveva racimolato solo poche nozioni su come la ragazza fosse stata rispedita nel suo Paese d'origine, dove le autorità designate si erano fatte carico di procedere secondo la loro burocrazia. All'inizio la ferita aperta era ancora troppo profonda in lui, e col passare del tempo tutti preferirono non affrontare più l'argomento.

Ad un anno dall'uscita dell'album, la band aveva iniziato una tournée mondiale. Nef era tornato in forma, ripresosi dallo shock, stava ricominciando a guardare avanti, concentrandosi sul futuro del gruppo e sulla sua vita personale. Joanna e Ted si erano finalmente esposti alla luce dei riflettori ammettendo alle telecamere la loro storia: dichiarazione che aveva creato una scia di delusione fra i fan, sia maschi che femmine. Jess, invece, manteneva il totale riserbo sulla sua vita privata, ma la band sapeva benissimo che lui avrebbe continuato a spassarsela per un bel po' prima di mettere la testa 'a posto'.

Il tour passava di città in città, di Nazione in Nazione, senza sosta. I Momuht consumavano un concerto dietro l'altro carichi di entusiasmo e adrenalina, scambiando brevi chiacchierate con i fan al di fuori degli stadi, facendo set fotografici per le riviste musicali e rilasciando interviste. Qualche sporadica volta alcuni giornalisti provavano a chiedere a Nef dell'incidente e della ragazza misteriosa, argomento ancora molto agognato per avere un bello scoop. In quel caso interveniva Rebecca, tagliente come una lama di coltello a chiudere la conversazione.

La donna non sapeva tutti i particolari che lo avevano legato a Fade, ma ogni volta che l'argomento riaffiorava, non poteva fare a meno di notare una micro espressione nel volto del suo uomo, espressione che non riusciva a decifrare. Tristezza? Amarezza? Forse rimorso? La cosa la faceva impazzire. Anche se non avrebbe dovuto.

Era sicura dei sentimenti del bassista nei suoi confronti. E poi 'l'altra' era morta da quasi due anni: per quanto si possa essere affezionati ad una persona, il tempo offusca i sentimenti per ciò che è stato.

Fatto sta che Rebecca, nonostante avesse provato in tutti i modi a scucire informazioni per avere un quadro completo su Nef e quella ragazza, non riuscì mai a capire se ciò che c'era stato fra loro avesse potuto definirsi amore. Aveva sentito degli aggettivi molto peculiari e discostanti su di lei: da "psicopatica" a "strana" a "interessante". Nef stesso, quando gli fu chiesto, non era riuscito a descriverla con una sola parola. Alla fine aveva optato per "confusa", a definire sia la personalità di lei, sia la storia che li legava.

La tournée stava quasi per giungere al termine. Il giorno successivo la band avrebbe fatto rientro nella città da dove erano partiti per il concerto finale, che si sarebbe tenuto in uno dei teatri più antichi del luogo.

La sera prima della partenza Nef e Rebecca si presero del tempo per loro nella stanza dell'hotel. Il tour, come sempre, era stato serrato e stressante e nonostante l'avessero condiviso spalla a spalla, non avevano avuto tempo di avere rapporti, se non esclusivamente lavorativi.

"Domani è il gran giorno." disse lei avvicinandosi carponi sul morbido letto dove lui si era disteso per riprendersi dalla stanchezza. Trovò rifugio accoccolandosi al suo fianco. L'uomo era appoggiato alla testiera del letto con in mano un blocco per gli appunti e la penna poggiata sulle labbra per aiutarsi a concentrarsi meglio. Stava scarabocchiando dei giri di basso e di solito, quando lo faceva, era talmente concentrato da non notare altro. Lei si arrese subito alla situazione limitandosi a sbuffare e osservarlo. Era cambiato da quando lo aveva rivisto nel letto d'ospedale. Portava i capelli più lunghi e i lineamenti si erano fatti più duri, poteva essere paragonato davvero ad un'icona maledetta del rock ora, se non fosse che, anche se solo in privato, stava indossando degli occhiali dalla montatura sottile per distinguere meglio gli scarabocchi che stava buttando sul notes.

Lei divagò i pensieri a quando erano entrambi più giovani. Certo che ne avevano fatte di cose stupide; fra eccessi e serate goliardiche, a ubriacarsi e fumare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, quando tutto sembrava più facile perché c'era la gioventù dalla loro parte.

Si erano lasciati perché entrambi non volevano niente di serio dalla loro relazione, entrambi, per farla semplice, volevano solo ed egoisticamente raggiungere i loro obiettivi. E lui alla fine ce l'aveva fatta, al contrario di lei, a diventare quello che voleva. Era felice di essergli di nuovo accanto e adesso aveva occhi abbastanza maturi da poter vedere un futuro vicino a qualcuno.

Mentre pensava a queste cose, aveva posato la mano sul petto dell'uomo, insinuando le unghie curate nella sua camicia sbottonata, poi si decise a fare la prima mossa e accostò le labbra al collo di lui cominciando a mordicchiarlo.

Nef si destò dalla sua stesura. "Hai ragione, ti ho trascurato questi giorni" ricambiò le sue carezze "In questi mesi vorrai dire!" scherzò lei rizzandosi sulle ginocchia e sfilandosi la maglia con un colpo deciso. Era vero. Una tournée è generosa quanto spietata: prosciuga le energie, annulla il tuo essere, trasformandoti in un oggetto di adorazione conteso fra i fedeli. E, a sera - dopo aver eseguito il rito d'obbligo di bagno di folla e poi di alcool all'ennesimo party post-concerto - ti ritrovi in una camera di un hotel qualsiasi, sbattuto come un cencio, senza nemmeno la forza di riuscire a mettere in fila due parole per esprimere un concetto. Tralasciando inoltre che, il mattino dopo, un nuovo aereo è pronto a sballottarti in qualche altro imprecisato angolo del pianeta.

L'uomo era consumato fisicamente e mentalmente, ma cercò di fare del suo meglio per non deludere le aspettative di Rebecca. Le doveva proprio molto, non solo dal punto di vista della gestione della band, ma dalla forza con cui lo aveva recuperato malconcio da un ciglio della strada e lo aveva rimesso in carreggiata, sostenendolo e aiutandolo ad alzarsi ogni volta che inciampava. Non avrebbe più permesso che il suo egoismo lo bloccasse, che le sue convinzioni distruggessero quel poco che aveva raggiunto. Girava intorno a quel pensiero come su di una rotatoria, non riuscendo a scegliere quale uscita prendere per continuare il ragionamento. Stava divagando, se ne rendeva conto, mentre cercava invece di concentrarsi su di lei, seduta a cavalcioni sul suo corpo alla ricerca dell'intesa giusta per procedere oltre. Snebbiò la mente, c'era qualcosa che gli sfuggiva nella sua congettura, ma si sforzò di non pensarci. Focalizzò sulla donna sopra di lui, sul tocco delle sue mani che sapevano come muoversi fra i meandri del suo piacere, sull'ondeggiare quasi ipnotico dei suoi capelli corvini, afferrò i fianchi della donna per guidarne i movimenti fino a che riuscì di nuovo ad essere in sintonia con lei. All'apice del piacere, Rebecca si accovacciò su di lui sussurrandogli all'orecchio "Ti amo".

In quel momento, un cumulo di illazioni lo sopraffece.

Le Ceneri della Fenice 2 - Living Hell - CompletoOnde histórias criam vida. Descubra agora