Living hell - parte II

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Jane si risvegliò in una stanza buia in compagnia di sensazioni stridenti. Aveva in bocca un sapore misto fra vomito e sangue, era seduta su un pavimento gelido, con ai piedi qualcosa che non le concedeva attrito su cui fare forza per alzarsi. Quale mente malata potesse aver concepito quello scherzo, non riusciva a focalizzarlo.

Ciò che la dissuase dalla suddetta teoria, era il fatto di essere legata. Ruvide corde strette le ferivano i polsi dietro la schiena ogni volta che tentava di liberarsi. Qualcuno l'aveva rapita, ma per quale motivo?

Le venne voglia di urlare, ma per qualche ragione, l'istinto le disse che era meglio ascoltare. Ascoltare e pensare sul da farsi. Dopo pochi minuti riuscì a distinguere più nitidamente i contorni dell'arredamento intorno a lei. Sembrava un ufficio abbandonato e ai piedi aveva un paio di pattini. Lo stomaco le si stringeva.

Udì dei passi avvicinarsi alla porta, frenò a stento l'angoscia che sentiva esploderle dalle viscere più profonde, chiuse gli occhi e trattenne il fiato quando la porta si aprì.

"Buonasera, Jane."

Il ragazzino dai capelli rosa le si parò davanti puntandole addosso una torcia che poi piazzò sotto il suo viso, assumendo una fisionomia inquietante.

Ripresasi dal momentaneo accecamento, la ragazza tentò un approccio razionale, l'unico che conosceva per tenere sotto controllo il panico che si stava impossessando di lei "Tu sei il ragazzo della clinica! Che sta succedendo qui?"

"Aha! Non penserai che adesso mi metta a spiegarti la storia dal principio, perdendo minuti preziosi prima che il tuo eroe venga a salvarti!"

«Ma che sta dicendo questo qua?» pensò lei assieme al fatto che fosse totalmente svitato.

D'improvviso le luci si accesero, illuminando debolmente la stanza. "I miei uomini hanno azionato un generatore d'emergenza. Non ne avremo per molto, quindi procediamo subito."

La rossa seguì lo spostarsi del ragazzino verso un macchinario posto di fronte a lei; era molto simile a quelli usati nella clinica della sua città. Si dimenò quando il marmocchio provò a infilarle in testa un casco con gli elettrodi, ma fu bloccata da degli uomini vestiti di scuro che nel frattempo avevano raggiunto la stanza. "Che vuoi fare?" urlò liberando la paura repressa fino a quel momento.

"Facciamo un gioco! Io ti mostro delle foto e tu mi dici cosa ci vedi!" disse lui con gli occhi ossessionati dal suo stesso esperimento. Prese un tablet e lo rivolse verso di lei, che guardava e non capiva cosa significasse tutto ciò. Si sforzava di alzarsi, ma le rotelle dei pattini scivolavano sul pavimento rendendo vano ogni suo sforzo, sentì un groppo prenderle alla gola, interdetta nel constatare che quei semplici aggeggi stavano impedendo la sua fuga.

Sullo schermo luminoso apparvero i volti di una coppia sui quarant'anni in gita in una città lagunare.

"Chi sono quelli? Io non li conosco!" la ragazza guardò il bambino in cerca di risposte, ma lui si limitò solo a scorrere il dito sullo vetro, l'immagine di un coltello apparve sullo schermo. Era un normalissimo coltello da cucina, col manico grigio, su sfondo bianco. Lei continuava a guardare la foto senza capire, fino a che non si passò all'immagine successiva. Pareti ricoperte di macchie di sangue apparirono di fronte agli occhi della ragazza che, sconvolta, li richiuse per non guardare "Tu sei matto! Qualcuno mi aiuti!!" urlò sperando che la sua voce fosse abbastanza penetrante da fuoriuscire da quella costruzione. La testa le scoppiava, come se qualcuno la stesse insaccando di ricordi con una siringa da pasticciere. "Dai, era uno scherzo! E ora la mia immagine preferita, l'ho selezionata appositamente dalle mie registrazioni personali!" Il ragazzino girò il tablet verso di lei che osservò un fotogramma che ritraeva Nef nella sua vecchia stanza agli studi, intento a spassarsela con una tipa dai lunghi capelli rossi a cavalcioni sopra di lui. Sulla gamba lattea della ragazza era ben visibile la stessa cicatrice che apparteneva a lei.

"E questa è Fade!" ridacchiò rigirando il tablet verso di sé e rimirando la perfezione del fotogramma.

"Che vuol dire? Cosa cazzo vuol dire?" gli urlò sentendo gli spasmi di un dolore lontano riemergere con violenza, fino a prendere il sopravvento sulla sua coscienza.

Il marmocchio valutò le tracce che il macchinario continuava a registrare. "Tutti i miei timori erano infondati, le onde non rilevano nessuna anomalia celebrale, anche se è presto per confermarlo. Vedremo al tuo risveglio se sei ancora in grado di elaborare frasi di senso compiuto" disse parlando alla ragazza ormai svenuta.

Spense il macchinario e adocchiò il tablet posto sul tavolo. "Ed ecco qui, giusto in tempo, il tuo cavaliere che è venuto a fare un'indegna fine!"

Lo schermo luminoso mostrava il video di una telecamera di sicurezza che riprendeva il bassista, appena uscito dalla macchina, intento a cercare un'entrata per intrufolarsi nell'edificio.

Le Ceneri della Fenice 2 - Living Hell - CompletoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ