Living hell - parte I

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Come accaduto anni addietro, Nef e Jag si ritrovarono a discutere nel privé e, come allora, l'argomento focale era lo stesso

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Come accaduto anni addietro, Nef e Jag si ritrovarono a discutere nel privé e, come allora, l'argomento focale era lo stesso. Il bassista non era più in sé, ma anche il ragazzino aveva perso il suo usuale modo distaccato e vagamente sarcastico di trattare i suoi interlocutori: entrambi urlavano come due scalmanati per avere ragione sull'altro.

"Se non avessi parlato questo casino non sarebbe successo!"

"Quindi sei così stupido da pensare che gli altri non l'avessero riconosciuta? È stata una pessima idea farla venire qua!"

"Io non c'entro niente! Ha dovuto consegnare uno plico con le foto di quello stupido servizio fotografico che hai organizzato tu!"

"Farle tornare in mente i ricordi del passato potrebbe nuocerle al tessuto neuronale, se l'hai dimenticato!"

"E che cosa vuoi fare? Chiuderla per sempre in uno sgabuzzino?"

"No. Non è necessario" rispose il marmocchio ritornando al suo solito atteggiamento glaciale "I miei piani sono cambiati. Se proprio vuoi che si ricordi di te, ti accontenterò."

"Che cosa vuol dire?" il bassista abbassò i toni, pur tremando per la collera.

"Significa che sto per attuare una fase alternativa del mio esperimento in cui costringerò Fade a ricordare il suo passato e se ci rimarrà secca sarà solo colpa tua!" Jag si rivestì del suo solito sorriso, ma stavolta sembrava più un ghigno sul volto di uno psicopatico.

"Che cazzo... perché fai questo?" l'uomo crollò sul divano fiaccato da tanta assurdità.

"Perché non ho più niente da perdere, mr. Shaw."

Un'espressione tanto seria da sembrare amareggiata si era fatta largo sul volto del ragazzino, il quale si diresse alla porta dove lo aspettavano le sue guardie del corpo.

"Che cosa le farai?"

"La porterò dove hai mandato tutto all'aria" gli disse come unico indizio, lasciandolo solo nella stanza.

L'uomo rimase a lungo con le mani sprofondate nei capelli e nella sua stessa angoscia; quel moccioso doveva aver fatto saltare i suoi di neuroni, ripeteva a se stesso. Si sforzò di capire cosa avesse voluto dire con quelle ultime frasi, la confusione gli regnava in testa e non cavava un ragno dal buco: il comportamento di quel marmocchio, che da sempre era stato il caos della sua vita, era mutato: mostrava una consapevolezza mista a rassegnazione tipica di chi davvero non ha più nulla da perdere. Che diavolo poteva essergli successo? Si alzò barcollando e afferrò una bottiglia del primo liquore che gli capitò sotto mano, attaccandosi direttamente all'imboccatura. Aveva bisogno di stordirsi, di sentire il bruciore disinfettante del liquido nelle sue budella. Rivide la notte in cui aveva spogliato Fade per la prima volta, proprio in quella stanza, dopo tutto quel casino che aveva fatto, dopo che aveva mandato tutto all'aria.

Aveva mandato tutto all'aria.

A quello alludeva, Jag: il rito satanico dove aveva portato a sacrificare Fade, che poi aveva sabotato lui stesso chiamando la polizia con un cellulare che qualche adepto non troppo sveglio aveva lasciato su una scrivania. Era lì che doveva andare. Abbandonò la bottiglia e si diresse al primo piano per lasciare gli studi. Uscito dall'ascensore dovette affrontare il primo dei grandi ostacoli che si frapponevano alla sua meta. Gli occhi grandi e arrossati dal pianto di Rebecca lo guardavano stralunati. I due rimasero immobili l'uno di fronte all'altra per un tempo che all'uomo sembrò eterno.

"Da quant'è che te la scopi?" domandò lei con rabbia malcelata, pur mantenendo una fiera compostezza.

La donna era riuscita a ricollegare il volto della rossa a colei che aveva visto la sera del concerto. Le era sfuggito all'inizio, ma le era sembrato un viso conosciuto e aveva capito finalmente la reazione di Nef.

"Io non..." «Non volevo? Non potevo? Cosa vuoi inventarti come scusa, stronzo!» si rimproverò il bassista.

"Io devo andare, tornerò, te lo giuro!"

"Io non ti aspetterò" gli rispose fredda e lui, guardandola negli occhi dal trucco disfatto, vide la stessa donna che aveva pianto per lui al suo risveglio in ospedale. Quante lacrime avrebbe fatto versare ancora per le sue colpe?

Dovette forzarsi a superarla e scappare come un vigliacco, lasciando la situazione e mille domande in sospeso.

Uscito all'aperto incrociò Lewie il quale, in ritardo come al solito, stava per unirsi al meeting per la visione dei provini fotografici. Nef arrestò la sua corsa, sorpreso di vederlo.

"Hey!" lo salutò l'art director con il solito sorriso sornione stampato in faccia. "Sapessi che casino che è successo qua, c'era una rossa più fatta di me che si contorceva per terra: se un giorno mi riduco così anche io, sparami..."

"Cosa? Dov'è ora?" lo scosse per le spalle anelando una risposta rapida.

"Bho, l'ha portata via un tizio che sembrava un gorilla vestito da pinguino..."

Nef capì che si trattava di una delle guardie del corpo di Jag, cercò di ordinare le idee velocemente prima di agire.

"Lewie! Sta vicino a Rebecca, non lasciarla mai sola fino al mio ritorno! Ok?"

L'amico annuì non capendo a cosa si riferisse. Vide Nef correre verso la macchina e partire in tutta fretta.

Le Ceneri della Fenice 2 - Living Hell - CompletoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora