5

24.1K 1.3K 516
                                    


In quello scomodo letto a castello continuai a pensare a Lorenzo Gherbini. O meglio, alle sue parole. Mi chiesi che cosa volesse dire con quella frase insensata. Era forse una minaccia?
Alla fine mi convinsi che era solo un cretino, quindi lasciai perdere e crollai in un sonno profondo.

Il giorno seguente Alice dormì fino a tardi, dato che, a differenza della sottoscritta, lei si era divertita per davvero la sera precedente ed era rientrata alle quattro del mattino.
Decisi quindi di prepararmi in rigoroso silenzio per non svegliarla e di avviarmi alla spiaggia tutta sola. Notai con piacere che non c'era molta gente, ma solo qualche famiglia ed alcuni bambini intenti a creare dei castelli di sabbia che avevano in realtà l'aspetto di montagne di arena senza alcuna forma precisa. Mi posizionai sull'asciugamano e con gli auricolari nell'orecchio, mi stesi a prendere il sole.
La selezione musicale del mio telefono non variava molto: Justin Bieber si alternava ai One Direction, passava per Taylor Swift per poi tornare di nuovo a Justin Bieber.
"Avrei dovuto fare una playlist più ricca!", mi dissi, mentre cuocevo sotto ai raggi di una giornata afosa e senza nuvole. Mi sentivo particolarmente stanca e poco riposata quella mattina: il mio sonno non era stato dei migliori, dato che il letto non era il mio e che il materasso del lettino a castello non era proprio dei più comodi. Così, senza neanche rendermene conto, mi appisolai sotto al sole.
Dopo circa un'oretta i pianti di un bambino mi svegliarono, salvandomi da un'insolazione assicurata. La pelle delle spalle tirava per il sole e quando mi toccai le guance, mi accorsi che bruciacchiavano appena. "La protezione solare, Sofia. La protezione solare". Mi tirai su a sedere, frugando nello zaino in cerca della crema. Lo ispezionai a lungo, ma non la trovai.

«Cerchi questa, Ferrari?».

Sbuffai sonoramente nel sentire la voce di Lorenzo Gherbini.
Quel suono odioso arrivava da molto vicino, quindi mi voltai e lo sorpresi accanto al mio asciugamano. Stava in piedi e non solo mi guardava divertito, ma in mano aveva anche la mia crema solare. "Guardalo, se la sta ghignando come una specie di microcefalo in via d'estinzione!" mi dissi.

«Ridammi la crema!», esclamai a gran voce.

Lui rise con il suo modo di fare insopportabile e gli occhi verdi gli si assottigliarono, ricordando due strisce di smeraldo.

«Allora, Gherbini?».

Allungai la mano, aspettando che si chinasse per restituirmi la crema, ma Lorenzo mi guardò con fare presuntuoso, prima di spostare le labbra in un sorrisetto laterale.
Mi diede letteralmente sui nervi, quindi mi alzai in piedi e provai a fronteggiarlo.
Di sicuro non mi sarei fatta intimidire da una sottospecie di decerebrato che se ne stava lì tutto tronfio a prendermi in giro.

«Avanti, finiscila di fare l'idiota», lo invitai a smetterla, mentre mi cadde l'occhio sugli addominali che si stagliavano sotto alla pelle lievemente dorata. Mi parvero così tesi, che per un attimo credetti che stesse trattenendo il fiato.
Scossi il capo velocemente, pentita dei miei pensieri inopportuni.

«Oh, ma guarda un po'... Qualcuno vuole questa?».

Lorenzo sventolò la crema sulla mia testa e io mi resi ridicola quando provai ad afferrarla, ma ovviamente non ci riuscii neanche mettendomi in punta di piedi.

«È la mia crema».

«Ora è mia», disse divertito per il nostro giochino infantile.

Lorenzo poteva essere alto e con le spalle che ricordavano quelle di un adulto, ma il suo tono di voce era proprio quello di un bambino dispettoso.
Mi voltò le spalle e tornò dai suoi amici, si stese su una sdraio poi si posizionò il tubetto della crema tra le cosce, infine mi richiamò: «Ehi, Ferrari!».

Sollevai lo sguardo al cielo perché avevo già capito il suo gioco.

«Ora vieni a prenderla!».

#ODIetAMOWhere stories live. Discover now