la tempesta e il santuario

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Fuggivano i tre lungo la costiera amalfitana, sferzata dalla tempesta perchè il furibondo Nettuno con le residue forze del suo potere cercava di bloccare i tre fuggitivi.

Le ragazze portavano il tridente e con l'altra mano si aggrappavano alla criniera di Chirone, il centauro faceva ogni sforzo per avanzare controvento e la lotta contro gli elementi scatenati lo aiutava a dimenticare il crescente lacerante dolore del veleno dell'Idra.

Rania intanto si era impadronita della gemma di Ade,cosi godendo dell'invisibilità potevano sfuggire ai gabbiani, vedette della tempesta e spie di Nettuno

Ad un certo punto arrivarono nell'occhio del ciclone, una zona stranamente calma e priva di tempesta, là un tempio bianco si ergeva solitario, quasi nascosto dalle acacie, ad accoglierli una donna alta e maestosa, le invitò con un gesto e le fece entrare in una sala dove ardeva una potente fiamma, i tre grondanti si asciugarono e ripresero fiato, la donna 'spiegò:

-io sono Vesta e mio fratello Nettuno non è il mio preferito, ho poco da offrirvi, un pasto, calore, un giaciglio.

I tre entrarono in una sala dove balle di paglia erano accatastate, Rania stese delle lenzuola di lino e si rannicchiò accanto al centauro che tremava per la febbre e per il dolore, Leila prima di crollare nel sonno ebbe la rapida visione della chioma bionda del centauro accanto alle trecce brune di Rania, poi si addormentò.
Dopo un pó arrivó la regina della notte Clemene, si avvicino alla ragazza e la carezzò con tenerezza, pianse, Vesta si avvicinó e la guardó con compassione:
-cara Clemene come posso aiutarti?
La regina scosse il capo
Vorrei salvarne almeno una delle mie tre figlie
Vesta si avvicino al centauro prese la gemma di Ade e la diede  a Clemene:
-se vuoi salvarla hai un solo modo, seguila, sempre ovunque.

La luna e il centauroWhere stories live. Discover now