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Erano le tre del mattino e mi ero svegliato poiché non avevo sonno e mi sembrava che venirti a trovare potesse essere una buona idea dato che non riuscivo più ad addormentarmi.
Quindi cercai di uscire di casa senza fare alcun rumore ed avviarmi al nostro punto di incontro.
In lontananza potevo vedere benissimo le luci accese ma fioche che provenivano forse dall'abitazione oltre la siepe, quello spoglio e squallido ammasso di mattoni alla rinfusa in cui vivevi.
Decisi di avvicinarmi ancora, ero contento, pensavo fossi ritornato dopo tutto quel tempo in cui eri mancato ai nostri incontri. Ma quella notte non sarei dovuto venire, giusto?
Appena feci qualche passo in avanti, appoggiando l'orecchio alla siepe, il tranquillo silenzio della notte venne interrotto dalle tue urla e dai tuoi piagnistei. Pregavi qualcuno di smetterla di farti del male, perché il dolore che ti stava infliggendo quella persona era davvero tanto. La tua voce era in grado di creparmi il cuore profondamente. Non avevo la più pallida idea di cosa fare.
Io avevo paura, non riuscivo nemmeno più a respirare o a muovermi, ero solo uno stupido ragazzino fifone, inutile. Io, davvero, quella notte avrei voluto aiutarti ma non ci riuscii e lo rimpiango tutt'ora.
Scusami se quella volta sbagliai Jimin.
ANGOLO AUTRICE Ma perché sono così malvagia nello scrivere questa storia? ;-;
