Don't Mind

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Giocava a tirare il piercing che gli perforava il labbro inferiore con la lingua.

Era una cosa involontaria, un gesto che veniva a seguito del nervosismo.

Erano le 7:30, guardò per la quarta volta l'orologio sportivo che gli fasciava il polso destro.

Non era mancino ma gli piaceva tenere tutti i bracciali sul polso destro solo per comodità, successivamente si riportò una mano davanti alle labbra iniziando a tirare l'orecchino nero.

Chiuse gli occhi appoggiandosi all'albero con la corteccia fredda, era Gennaio e il freddo gli oltrepassava il giaccone che fasciava la sua figura snella fino ad arrivare alle ossa.

La neve non era ancora scesa.

Un forte sbuffo attirò la sua attenzione.

La ragazza dai capelli biondi cercava di liberare il piede, che si era incastrato tra due rametti, caduti probabilmente da un albero lì vicino. Cercò di sollevare il piede verso l'alto, senza successo.

La stringa della sua piccola scarpa bianca si era impigliata e quando non notò miglioramenti lasciò cadere la borsa a terra.

Il ragazzo mise le mani nelle tasche dei jeans chiari e, dopo aver guardato la strada, attraversò scendendo dal marciapiede con passo cadenzato.

Sorrise quando fu vicino abbastanza per vedere gli occhi della ragazza.

Azzurri.

E una persona normale poteva aggiungere tutti gli aggettivi e le sfaccettature di quel colore, ma per uno come lui era solo azzurro. Statico, fermo, la sua mente era immobile. Quasi non vedeva il fondo di quegli occhi.

Abbassò il busto, si sporse in avanti e con un gesto del polso spezzò il rametto, lanciandolo poi in mezzo alla strada. La ragazza fece subito dei passi indietro, sorpresa dalla presenza davanti a lei.

Prese la cartella e alzò lo sguardo.

Non sapeva come comportarsi, non sapeva se ringraziarlo o far finta di niente. L'attenzione le cadde sulla sua statura, era alto molto più di lei e le sue spalle avrebbero potuto sollevare un tronco da quanto erano spesse e larghe. Subito dopo si soffermò sugli occhi, leggermente chiusi per i primo raggi del sole freddo di Gennaio erano azzurri come il ghiaccio, simili ai suoi. 

Lei lo guardò ancora per qualche istante, successivamente si girò e fece per andarsene.

Poi, fu come se una forza estranea la trattenesse, il fiato le rimase incastrato in gola.

Si girò di scatto fissando incessantemente il punto in cui il ragazzo l'aveva afferrata.

Un piccolo sorriso gli spuntò dall'angolo della bocca rosea e screpolata.

Cercò di sottrarsi a quel contatto, era troppo debole.

-Carina.-

Alzò lo sguardo verso l'alto, la voce roca poteva venire solo da lui. 

Solo quando collegò quello che aveva appena sentito il sangue iniziò a fermarsi sulle sue guance, sperò che non si notasse il rossore improvviso sul suo viso.

-Come ti chiami?- parlò ancora.

La ragazza prese un bel respiro e capì che non l'avrebbe lasciata senza sapere il suo nome.

-Hayley.- la sua voce era bassa, quasi un sussurro.

Ci fu un momento di silenzio, lui aveva stretto un po' di più la presa. Il suo sguardo era curioso e ammaliante.

Faceva paura, come se da un momento all'altro potesse prenderla e portarla via. Senza fatica. Di colpo lasciò la presa sulla piccola ragazza e le voltò le spalle, allontanandosi lentamente. 

Hayley rimase scossa. Non riusciva a giustificare quel comportamento strano, sapeva che nel mondo c'erano persone strane ma non pensava potessero arrivare a quei livelli. Alzò un sopracciglio e, prima che il ragazzo fosse troppo lontano, urlò:

-Tu? Come ti chiami?-

Il ragazzo si girò appena, Hayley poteva vedere il suo sorriso anche da metri di distanza.

-Non ha importanza.-


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