Yell

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Hayley guardava il suo polso incantata, neanche si accorse delle parole delle madre.

Aveva spesso la testa tra le nuvole, quindi ignorava sua madre. Credeva di essere nell'età dove tutte le era concesso, anche ignorare la donna nervosa e irritabile che era diventata sua madre.

La pelle di quel viso stanco e grigio era nascosta sotto poco trucco, inutile. Secondo Hayley non potevi fregare madre natura, se una cosa era così, doveva andare così. Ecco perché non se la prendeva se le sue compagne la infastidivano, non se la prendeva quando la spintonavano giù dalle scale.

Hayley stava zitta.

Per un motivo che neanche lei conosceva a pieno, pensava semplicemente che alla gente non importasse cosa avesse da dire.

Come una pedina contò i passi che dividevano la cucina da camera sua, passando davanti a sua madre.

La casa era silenziosa e solo da quando Evie aveva iniziato il College lo era. Hayley guardava sempre la sorella più grande come un modello, la osservava uscire con i ragazzi e pettinarsi i capelli, tenere i discordi più belli durante le cene di famiglia e arrivare a casa sventolando una pagella perfetta a fine anno.

Lei era cresciuta nell'ombra, e quell'ombra poteva essere tutto e tutti.

Poteva essere l'ombra di una sorella perfetta, di un padre assente, di una madre spenta e addirittura di un ragazzo.

Riusciva ad intrufolarsi nelle ombre di tutti, ormai era esperta e nessuno la scopriva. Nessuno la andava a cercare dietro queste ombre.

Andò in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, i suoi passi erano silenziosi. Subito dopo tornò in camera sua, si buttò sul letto e imprecò a bassa voce dopo essere atterrata con la schiena sul libro di scienze, lo lanciò sul pavimento e successivamente si portò il polso davanti agli occhi.

Lo faceva ruotare lentamente osservando come la tonalità di colore cambiasse a seconda della luce.

Quella leggera striscia più scura che circondava il suo polso come una mappa geografica, andava dal rosa naturale della sua pelle ad un rosa più carico e marcato.

Ridusse le palpebre a due fessure e riuscì a intravedere cinque leggeri cerchiolini, uno più scuro, dove probabilmente il pollice aveva stretto di più.

Le sue dita erano su di lei, e Hayley le guardava come sbalordita di quel gesto.

Come se avesse pescato una carta delle "improbabilità".

E quella carta aveva gli occhi azzurri e uno sguardo che ti incuteva timore.

Sfiorò con i polpastrelli il polso facendo una smorfia leggera, alzò gli occhi verso il soffitto e portò il pezzo di pelle ferito dietro la sua schiena, tra il suo corpo e il materasso morbido, ad un tratto si vergogna di quello che lui le aveva lasciato addosso, come se si vergognasse. Tenne nascosto il polso fino a quando la porta di ingresso non fu chiusa con forza.

Evie era tornata.

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Guardò il muretto piene di scritte insensate e sbiadite dove il suo amico era appoggiato.

Il sole stava per fare spazio alla luna, sottolineando il fatto che un altro giorno fosse passato. La sera gli delimitava i contorni, attribuiva al suo viso marcato una velatura di mistero e terrore. 

-Allora?- il ragazzo appoggiato al muretto parlò.

La sua voce profonda echeggiò per il parco in cui si trovavano, a quell'ora non avrebbero trovato nessuno. Si girò e guardò la presenza davanti a lui farsi avanti, passandosi una mano tra i capelli biondi e spessi.

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