Capitolo VIII.

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THOMAS'S POV.

La mattina dopo mi accorsi immediatamente della cazzata che avevo fatto. Non appena girai il volto, notai il viso di Newt a quasi due centimetri dal mio, le palpebre socchiuse, il torso nudo.
Cercai di non svegliarlo e mi vestii velocemente, poi corsi al piano terra quasi inciampando per le scale.
Di sotto trovai Brenda e Minho addormentati sul divano, sconosciuti sul pavimento e disastri ovunque.
Ovviamente da bravo migliore amico, me la filai. Fuori era fresco, probabilmente erano le sette del mattino. Decisi di fare una corsa fino al parco vicino a casa mia. Correre era la cosa che mi faceva stare meglio. E cacchio, quando correvo non pensavo a nulla. Sentivo i polmoni bruciare e il respiro aumentare, l'aria che entrava ed usciva in modo equilibrato, i muscoli doloranti, il vento sul viso. Le sensazioni che mi facevano sentire vivo.

Non appena arrivai al parco e smisi di correre però, mi ricordai. Mi ricordai di quello che avevo fatto la sera precedente.
Mi ero ripromesso di non lasciarmi andare, di non trascinare quel ragazzo nei casini, e invece cosa avevo fatto? Me lo ero portato a letto. Avrei voluto prendermi a pugni da solo. Ero un idiota.
Il fatto, è che la sera prima della festa, avevo già in mente di lasciarmi andare con Newt. Ma dopo avergli inviato quel messaggio, cercai di reprimere l'idea.
Quando a casa di Minho, però, si era comportato in quel modo, aveva cercato di capire e usare parole che non mi infastidissero, mi ero aperto di più con lui. E vederlo emozionato per un cacchio di telescopio, con i capelli biondi illuminati dalla luce della luna, mi aveva fatto agire d'impulso. Ero sempre stato cauto nel prendere le mie decisioni e gestire la mia vita: quel ragazzo aveva stravolto tutto. E adesso che cosa avrei dovuto fare? Chiedergli di diventare il mio ragazzo? Non se ne parlava. Avevo fatto un grosso errore e dovevo rimediare. Avrei dovuto parlargli. Purtroppo avevo ancora impressa quella notte nella testa, la mia seconda volta era stata con lui e probabilmente per lui non era stata la prima volta, ma era stato un qualcosa di speciale. Era stato speciale perché me lo aveva sussurrato nell'orecchio in un certo momento, mi aveva proprio sussurrato: "sei speciale". Nessuno me lo aveva mai detto prima di lui. Non sapevo come sentirmi. Era stato del sesso. Semplice sesso...o forse no? Fatto sta che non potevo ignorare qualcosa di piacevole nel mio stomaco e nel mio cuore quando ripensavo a lui.

Non appena tornai a casa, notai che qualcosa non andava. A primo impatto poteva sembrare tutto a posto, ma non appena entrai in casa tutto, tutto quanto, tutti i pensieri positivi che potevo avere nascosti da qualche parte, svanirono.

Non c'era nessuno in casa. C'era solo un biglietto.

- Thomas. Abbiamo dovuto lasciare la città. È pericoloso qui, Charles era sorvegliato dalla polizia. Uno del suo gruppo è stato preso proprio pochi giorni fa. Lo sai che ti voglio bene tesoro...lo sai che sei importante per me. Ma io so, sono certa, che riuscirai a cavartela anche senza di me. Tu sei forte! Sei grande. Prenditi cura di te. Promettimelo, io so che sei in grado di farlo.
Mamma -

La mia vita mi passò letteralmente davanti come un turbine, lasciandomi impietrito in cucina, senza che riuscissi a muovere un muscolo.
Ero solo.
Non avevo più nessuno.
Quel figlio di puttana si era portato via mia madre e mi aveva lasciato a badare alla sua cacchio di casa. E come se non bastasse era molto probabilmente ricercato.
Mia madre. Come avrei fatto a prendermi cura di lei? Come avrei fatto ad andare avanti da solo?
Entro un mese avrei compiuto diciotto anni, ormai ero considerato un adulto.
Ma questo non cambiava le mie emozioni.
Infatti, mi ritrovai a piangere coricato e ranicchiato sul pavimento della cucina, nella disperazione totale.

Come mi era anche solo venuto in mente di poter avere un ragazzo?
Era impossibile. Io non mi meritavo nulla, ero destinato a soffrire e basta. Prima o poi venivo abbandonato da tutti, che lo volessi o meno.

Decisi di chiamare la mia migliore amica Brenda, ma ovviamente non rispondeva. Probabilmente dormiva ancora.

Per un attimo mi vibrò il cellulare.
Era Newt.

- EHI, tutto bene? -

Non lo volevo ammettere, ma quel ragazzo era l'unico che voleva restare al mio fianco nostante io non volessi avvicinarlo. Ma ormai il danno era stato fatto. Dovevo parlargli a faccia a faccia e spiegargli come stavano le cose.

- A dire il vero sto una merda. Possiamo vederci? Tipo da casa tua? -

- Certo. Poi mi spiegherai perché sei scappato a gambe levate.. -

Non appena arrivai a casa di Newt lo trovai lì davanti, i capelli leggermente spettinati, la maglia nera stroppicciata. Quando mi vide si avvicinò titubante, ma contento.

"Come stai, Tommy?"
"Male. Sto malissimo."
"Mi fai preoccupare. Non è colpa mia, vero? Cioè non è stata colpa...ehm...del sesso?"

Newt era palesemente imbarazzato, sembrava un ragazzino alle prese con la sua prima cotta, come se non avesse voluto fare figuracce.

"Cosa? No, quello non c'entra."
"Oh...! Menomale. Perché da parte mia, è stato fantastico. Cioè, tu sei fantastico."

Quel ragazzo aveva evidentemente qualche disfunzione cognitiva a trovarmi fantastico. Lo guardai di sottecchi come risposta.

"Ovvio. È stato bello, sì. Solo che, non possiamo più vederci."

"Che cosa?"

"Non possiamo. Tu evidentemente hai frainteso tutto. Se vuoi avere altri incontri occasionali, perché no? Ma io sono destinato a rimanere da solo. È così che va il mondo."

"Thomas. Che cacchio stai dicendo? Ma ti senti quando parli?"

"Cosa intendi?"

"Tu non sei destinato a rimanere da solo! Nessuno lo è."

"E perché tutte le persone che mi amano invece mi abbandonano? Perché sono circondato da problemi? Perché non posso stare solo...bene?"

"Thomas..."

Newt si avvicinò a me, sfiorandomi la mano con la sua. Provai a ritrarmi, ma lui mi afferrò il polso di rimando.

"Thomas, cosa stai dicendo? Parlami per favore. Io non voglio incontri occasionali con te. Voglio sapere cosa ti succede. Sono qui per ascoltarti, te lo giuro."

"Perché vuoi perdere tempo con uno come me? Ti vuoi rovinare la vita?"

"Ma tu la vita me la stai migliorando, cacchio! Non sto fingendo con te. Voglio davvero sapere cosa ti succede."

"Ti dirò tutto adesso, contento? Ma se provi solo ad allontanarti dopo che ho finito, ti tiro un pugno dritto in faccia."

"Cacchio, ci vuole tanta pazienza con te."

Ero consapevole di essere una sorta di bipolare, tattico, di voler sempre mettere alla prova, triste, nostalgico, pessimista, rompipalle. Ma dovevo potermi fidare.

"Lo so."

"Guarda che la tua frase minacciosa non mi ha fatto cambiare idea."

Sospirai e mi avviai in casa del biondo, il quale poco dopo mi raggiunse.

Hope || NewtmasTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang