Capitolo XVI.

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NEWT'S POV.

La mia vita era letteralmente una sorta di grosso incubo immediato. Avevo appena perso l'unica persona che io avessi mai amato in tutta la mia vita, la persona di cui mi stavo davvero innamorando. Thomas. Il ragazzo dallo sguardo di cerbiatto probabilmente adesso mi odiava a morte. Era scappato senza nemmeno voltarsi, mentre io urlavo il suo nome quasi sputando i polmoni e rimanendo senza fiato. E come dargli torto, del resto? Lo avevo ferito, lo avevo umiliato e gli avevo spezzato il cuore mentre l'unica cosa di cui lui aveva bisogno era che io gli fossi stato vicino. Tommy aveva sofferto tantissimo nel corso della sua vita, e la sua sofferenza permanente era dolore puro per me. Io avrei dovuto cancellare il suo dolore, non aumentarlo. Mi sentivo uno schifo. E lui purtroppo non mi aveva dato la possibilità di spiegargli tutto quanto.
Tutto quello che doveva sapere.

"Figliolo, ultimamente mi sto ricredendo su di te. Sei stato davvero incredibile questa volta."

Davanti a me, un uomo in giacca e cravatta mi fissava intensamente, intriso di un falso orgoglio.
Mio padre.

"Come hai potuto farlo?"

"Newt. Io e la mia squadra siamo stati dietro a quell'avanzo di galera per più di un anno. È un uomo pericoloso. Dall'Inghilterra si è spostato in America e noi con lui. Ti rendi conto vero, che l'ultimo anno della mia vita è stato dedicato completamente a questo caso? Che quest'uomo è una reale minaccia per la società?"

"Io...io lo so. Certo che lo so. Ma questo non toglie il fatto che tu mi abbia solo usato per i tuoi scopi personali. Io pensavo che tu volessi aiutare davvero Thomas. Che tu avessi capito cosa provo per lui!"

"Ti ho tenuto nascosto il fatto che il suo patrigno fosse un ricercato per proteggerti. E ti ho spinto a raccontarmi di più sul tuo nuovo ragazzo per avvicinarmi a Charles. In un certo senso ti ho usato figliolo, ma per una buona causa. Cerca di capire."

"No, tu non capisci! Io mi sono fidato di te..io mi sono fidato. Tu avevi detto che se ti avessi raccontato tutto avresti accolto Thomas e lo avresti aiutato a trovare sua madre! E invece adesso vengo a sapere che Charles è un noto ricercato e non solamente uno stupido spacciatore da quattro soldi? È ricercato ed è un rapitore. E tu irrompi con la tua squadra speciale mentre io e Tommy...mettendomi un dispositivo e un registratore nello zaino...le tue ragioni possono anche essere state per una buona causa ma sappi che mi hai rovinato la vita."

"Newt!"

"Tu avevi promesso. Mamma mi avrebbe capito."

Detto questo buttai in terra il famoso registratore di mio padre e uscii di casa.

Io non avevo mai cospirato contro Thomas.
Non lo avrei mai fatto.
Come avrei potuto?

Io avevo sempre e solo voluto aiutarlo.
Dal primo giorno in cui lo avevo conosciuto, quando nei corridoi scolastici mi era sbattuto contro prima del suono della campanella, e mi ero ritrovato con il sedere per terra. Quel giorno avevo capito che non me lo sarei mai e poi mai lasciato sfuggire.
Io non potevo lasciare perdere tutto quanto.
Non potevo perderlo.
Dovevo spiegargli tutto quanto, dovevo provarci. Non potevo rinunciare a Thomas. Non potevo rinunciare ai miei sentimenti per lui.
Avevo provato a chiamarlo innumerevoli volte, senza mai ricevere una risposta. L'unica cosa da fare era raggiungerlo di persona.

Mi ritrovai a correre da casa mia velocissimo, con la caviglia ancora un poco infastidita dall'avvenimento con lo spacciatore nei vicoli.

Thomas. Non lo avrei deluso ancora.

No.

Ad un tratto mi fermai. Mi balenò in testa un idea malsana. Tornai indietro verso casa mia e mi fermai alla finestra. Era sera, mio padre non sarebbe tornato a lavorare fino alla mattina presto.

Mio padre.

FBI.

Sera tardi.

Il fascicolo con il caso di Charles era proprio in bella vista sul tavolo di vetro del salotto, mio padre dormiva beatamente sul divano.

Un'idea malsana.

Mio padre russava davanti alla TV, io mi muovevo cautamente verso il tavolo, senza respirare e con una gocciolina di sudore che traballava sulla fronte.

Fine.

Ce l'avevo fatta.

Non feci nemmeno in tempo a realizzare che cosa avevo appena fatto perché mi ritrovai a correre verso casa di Thomas.

Non era lontana, era in un quartiere diverso, più losco e malfamato, non nei ghetti ma ci si avvicinava.

Rispetto alla sua, casa mia era una reggia.

Il mio cuore batteva forte nel petto, ero ansioso di vederlo ma nello stesso tempo timoroso. E se non mi avesse aperto la porta? Se non mi avesse voluto ascoltare? Cacchio, io lo avrei impedito. Lui mi avrebbe ascoltato. Con la forza, se necessario. Avevo un grosso senso di colpa, e la colpa non era stata nemmeno mia. In pratica, eravamo stati incastrati entrambi senza saperlo.
Bella sploff.
Io lo avrei aiutato in tutto e per tutto. La sua situazione doveva essere risolta, lui non meritava una vita del genere. Non avevo mai provato un sentimento così forte per qualcuno in tutta la mia vita da adolescente scemo.

Scemo, come lo sguardo da ebete che mi ritrovai stampato in faccia davanti alla porta della casa sgangherata di Thomas suonando il campanello.

Thomas spalancò la porta di scatto. Aveva una maglia larga e bianca, i capelli scompigliati e dei pantaloni della tuta grigio scuro. Provai a dire qualcosa, dallo sguardo sembrava tranquillo e pacato, ma non appena aprii la bocca per parlare mi ritrovai in terra con un bruciore lancinante alla mascella.

Thomas mi aveva appena tirato un pugno in faccia.

Hope || NewtmasDonde viven las historias. Descúbrelo ahora