Capitolo XV.

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Dopo l'accaduto chiamai la mia amica Tess, perché avevo bisogno di ascoltare una voce conosciuta.

"Mi stai dicendo che Newt ti ha usato e basta?"

"Esatto, Tess."

"Non ci voglio credere."

"È la verità. Suo padre lavora nell'FBI e nonostante gli avessi detto di voler aspettare a chiamare la polizia lo ha portato dritto da mia madre e da Charles. Non che di Charles mi interessi, ma adesso mia madre è una fottuta ricercata. Tutte quelle attenzioni che mi ha rivolto fin dall'inizio, il fatto che mi spingesse ad aprirmi di più con lui...era tutto pianificato. Sono anche andato a letto con lui, capisci? Ha detto che mi ama. Non ho mai conosciuto nessuno di più schifoso e bugiardo nella mia vita. Tranne Charles, ovvio."

"Sono senza parole, Thom. Non è possibile che abbia finto tutto questo tempo solo per suo padre..."

"Aspetta: lo stai difendendo per caso?"

"No! Io...no. Voglio solo dire che è strano. Mi sembrava sincero."

"A chi lo dici, Tess. Senti, devo andare. Ci sentiamo."

Salutai Teresa e chiusi la porta della mia camera, accesi lo stereo e mi buttai sul letto. In sottofondo "In The End" dei Linkin Park e il battito del mio cuore.

La cosa che non sopportavo di me stesso era che nonostante l'avessi preso nel culo - letteralmente - da Newt non riuscivo ad odiarlo. Con lui ero arrabbiato, deluso, triste: ma non lo odiavo. Ripensavo al suo sguardo, ai suoi capelli soffici, al suo profumo di vaniglia. Ripensavo ai momenti passati insieme, agli abbracci, al fatto che per una singola volta nella vita mi ero aperto in tutto e per tutto con una persona, credendo di potermi fidare.

Non me ne resi nemmeno conto, ma mi ritrovai in camera di Charles a spaccare tutto quanto con calci e pugni, le mani graffiate e gocce di sangue sul pavimento.

Il cellulare continuava a vibrare, Newt continuava a chiamarmi e io continuavo a non rispondere.

Che faccia tosta.

Avrei preso a pugni anche lui se solo lo avessi avuto davanti a me.

Il campanello di casa suonò proprio in quel preciso momento, e sperai fosse stato lui per riempirlo di botte. Scesi le scale sfiorando il mio tatuaggio sulla pelle, quel gesto mi tranquillizzava.

Brenda era sulla soglia di casa, il viso preoccupato e gli occhi stralunati. Stavano fissando le ferite sulle mie mani.

"Thom..."

Sì avvicinò e mi buttò le braccia al collo, stringendomi forte.

"Che cosa hai fatto?"

Indicò le mie nocche graffiate.

Sospirai e la portai in camera di Charles, mostrandole il mio capolavoro.

La camera era devastata, tutto era sottosopra, il computer era spaccato, il muro era rigato dal mio sangue.

Notai il suo viso contratto, gli occhi lucidi. Le misi una mano sulle spalle e mi morsi il labbro.

"Sempre meglio di Picasso, no?"

Brenda si girò a guardarmi e mi strinse forte a sè.

"Sai perché ti voglio così bene, pive? Perché anche in queste situazioni, dove sembra che tu perda definitivamente il controllo, rimani meraviglioso. Sei una persona meravigliosa, Thomas. Sei la persona più forte che io conosca."

Le sue braccia erano ancora strette al mio collo.

"Adesso non mi fare commuovere, per piacere."

Brenda si staccò da me e si asciugò una lacrima con il polso.
Avrei tanto voluto avere una vita normale, avrei tanto voluto non costringere delle persone così buone a starmi vicino.

"Che farai adesso, Thom?"

Il cellulare squillò di nuovo, la persona era sempre la stessa: Newt.
Chiusi la chiamata.

Fissai negli occhi la mia migliore amica con una forza e una decisione che non avevo mai trovato in me stesso fino a quel momento.

"Troverò quel figlio di puttana e mi riprenderò mia madre e mia sorella."

Hope || NewtmasWhere stories live. Discover now