Capitolo XI.

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NEWT'S POV.

Eravamo ormai seduti ad aspettare da circa mezz'ora, mano nella mano e in silenzio. Non avevo mai provato quasi nulla di più stressante: era solo un computer ma in quel momento mi sembrava una bomba. Thomas era nervosissimo, lo si leggeva nei suoi occhi. Si vedeva quanto tenesse a sua mamma anche solo da uno sguardo. Ad un certo punto sentimmo un "BIIIP!"; il vecchio PC di Charles era carico. Thomas mollò immediatamente la mia mano e si gettò sul Computer.

"È carico..."

Il suo sguardo era insicuro ma anche un pizzico determinato. Mi avvicinai lentamente. Controllammo ovunque, cartelle, video, foto e documenti. Purtroppo non trovammo nulla, non c'era nessuna informazione utile. Niente. Inoltre, il PC di sua madre era sparito.

Thomas si limitò a fissare spaesato lo schermo luminoso per qualche secondo, poi semplicemente si lasciò crollare sul letto a pancia in giù, il viso nascosto tra le braccia.

Il mio cuore fece 'crack", nel vederlo così. Non sopportavo la sua sofferenza. Non sopportavo vederlo soffrire. Cercavo di mettermi nei panni di tutti, di sua madre, del suo tipo, dei suoi amici. Ma una cosa non riuscivo a concepirla. Perché un ragazzo così apparentemente forte ma fragile, così giovane come me, così buono, doveva soffrire in quel modo? Io avrei fatto in modo di stargli vicino. Non lo volevo ammettere del tutto a me stesso, ma mi stavo iniziando ad innamorare di lui. E ovviamente non glielo dissi.

Mi avvicinai a quel corpo esile e delicato appoggiato sul materasso, senza fare movimenti troppo decisi o bruschi. Appoggiai una mano sulla sua schiena.

"Tommy, parlami."

Sentii un mugugno provenire dal materasso, ma non capii un accidente.

"Che hai detto?"

Thomas ripeté il debole lamento.

"Vttn v...mhhh."

"Vattene via...?"

Finalmente Tommy girò il capo verso di me.

"Sì...non voglio che mi vedi così."

Lo guardai sorridendogli dolcemente di rimando.

"Ma se sei bellissimo tutto imbronciato. Non ti nascondere."

"Mhpppf. No."

Il moro girò di nuovo il capo verso il materasso.

Così feci qualcosa di avventato, provai a fare qualcosa di stupido e infantile forse in quelle circostanze, ma che poteva in qualche modo funzionare.

Il solletico.

"Non mi dai altra scelta."

Allungai le mani verso i suoi fianchi e mi misi a fargli il solletico, allora lui finalmente si girò e si mise a ridere apertamente. Cavoli, lo soffriva tantissimo. Buono a sapersi.

"Basta Newt!"

Thomas stava scoppiando, si contorceva nel letto e rideva immensamente. Era celestiale, così bello. Quel sorriso avrebbe dovuto rimanere su quel viso per sempre.

Quando smisi di fargli il solletico mi ritrovai sopra di lui. Lui mi fissava da sotto, fingendosi infastidito mentre io gli sorridevo. Probabilmente come un ebete.

Gli presi il viso tra le mani e lo accarezzai.

"Non so come ti senti adesso, Tommy. Non posso proprio immaginarlo. Sarei un ipocrita a dire che ti capisco. Però voglio dirti che io sono qui per te, e anche se mi dici di andarmene non ti libererai di me tanto facilmente."

Thomas non si mosse ma si limitò a fissarmi intensamente.

"Perché?"

Non sapevo cosa risondere ma optai per la frase più appropriata.

"Perché provo qualcosa per te."

"..Ti sei cacciato in un bel casino, Newt."

"Io non penso. Forse tu ti sei cacciato in un bel casino."

Mi misi di nuovo a fare il solletico al moro sui fianchi e quello si rimise a ridere di rimando, muovendosi in modo a dir poco adorabile. Il naso all'insù, gli occhi dorati, i capelli scuri e spettinati, la bocca rossa e delicata, i denti candidi. Sì, ero proprio cotto a puntino.

"Sei un pazzo."

Tommy mi guardò e mi baciò lievemente sulla guancia, ancora con il fiatone.

"Tu lo sei. Non mi avevi detto facessi il contorsionista."

"Pensavo te ne fossi accorto a letto l'altra volta..."

Tirai a Thomas un piccolo pugno sul braccio.

Thomas mi spostò letteralmente di peso dalla sua pancia.

"Cacchio, sembri una piuma ma poi non è che pesi poco."

"Ehi!"

Mi scappò una piccola risata di rimando.

"Posso farti una domanda...Newt?"

"Puoi chiedermi tutto quello che vuoi."

"Tu pensi ancora a...tua madre?"

"Certo. Sempre. Prima erano solo incubi, riguardanti la sua morte. Poi sono diventati sogni e poi ricordi. Cerco sempre di focalizzarmi sui bei ricordi. Sai, lei è sempre stata bene, è sempre stata la forte della famiglia e la mia più grande fonte di ispirazione. E tutte le mie caratteristiche migliori le ho prese da lei. Poi un giorno, di colpo, è arrivata la malattia. Il maledetto cancro ai polmoni. E me l'ha portata via per sempre."

"Non lo dico spesso perché lo dicono sempre a me, ma...mi dispiace tanto. Tantissimo."

"Tranquillo, Tommy. E poi ora è tutto passato. Ora dobbiamo occuparci di te."

"Sei davvero una brava persona, sai?"

"Me lo dicono spesso."

Mi avvicinai e scompigliai i capelli al ragazzo seduto di fronte a me.

"Ricorda che si può sempre fare qualcosa, Tommy. Ci penseremo insieme."

Thomas sospirò rumorosamente e mi guardò con i suoi occhi grandi e luminosi.

"Ti va di fermarti a dormire qua, stanotte?".

Hope || NewtmasWhere stories live. Discover now