Il problema è che le loro labbra sembrano fatte per collidere. Quelle grosse, carnose, gonfie, rosse, labbra di Claudio, si mangiano quelle più fini, disegnate, rosse scuro, di Mario. E Mario le sente tutte. Sente quelle labbra di cui non riesce a liberarsi che lo avvolgono e spinge perché vuole essere mangiato, vuole sentirle su tutta la sua pelle, su tutto il suo corpo. E le morde, dio se le morde. Le morde e le succhia come se fossero un frutto dolce e Claudio si lascia mordere perché gli provoca sesso e spinge la nuca di Mario, mordimi ancora. E poi Mario si stacca per guardarlo tirandolo per i capelli, e vede quella camicia bianca in contrasto con quelle labbra adesso rosse sangue e più sporgenti di prima e quegli occhi verdi con l'iride dilatata e Mario si sente morire. E non riescono, devono continuare perché le loro labbra sono davvero fatte per collidere. E dopo minuti, dopo che la cognizione del tempo è stata persa, si staccano e si guardano. Mario di spalle alla finestra, in piedi appoggiato al davanzale con le gambe aperte, Claudio in piedi tra le sue gambe. Le braccia di Mario sono sulla schiena di Claudio che con una mano accarezza i capelli di Mario. Da quel momento, è stato deciso che in realtà, quando sono soli e storditi l'uno dall'altro, si apre un mondo dove esistono loro due e i gesti dell'uno per l'altro, senza cambiare le loro personalità o quella che poi è la vita reale.
Mario nota che Claudio è pensieroso. "Che pensi?". Claudio ha ancora gli occhi sui ciuffi neri, li sposta in quelli di Mario. Sospira. "Penso che avevi ragione. Che mi potrei bruciare davvero". Mario sorride, "Sono io che ti faccio uscire questa schiettezza o sei così?". Claudio scuote la testa, "Ti ho detto mille volte che tu hai un'idea di me che non corrisponde alla realtà". Mario alza un sopracciglio, "Ah sì? Quindi mi vuoi dire che oltre la facciata seria e impostata che hai, sei pazzo e scatenato?". Claudio alza il mento, "Ti potrei sorprendere". Mario è interessato, "Ah sì? Ti sfido". Claudio non si aspettava questa risposta. Mario sorride, "Ti tiri già indietro?". Claudio non sa bene cosa potrebbe dire o fare. "No...ma non è una cosa che posso dimostrare così su due piedi. Intendo più che se tu mi conoscessi davvero, come mi conosce Paolo, sapresti che nella mia vita ne ho fatte di cose". Mario prende la sigaretta da dietro l'orecchio e l'accende, Claudio alza gli occhi al cielo, "La vuoi smettere di fumare ogni due secondi? E poi se non te ne fossi accorto lì c'è un sensore per il fumo, potrebbe suonare l'allarme". Mario si blocca mentre sta per accendere la sigaretta e scoppia a ridere. "Ahahahhaha come dicevi scusa? Ma se sei peggio di mio padre cazzo. Sciogliti un po', non lo sai che i sensori di fumo spesso non funzionano, come le telecamere? Sono misure preventive. Troppi cazzo di soldi da spenderci". Accende e gli sbuffa il fumo in faccia. Claudio tossisce. "Stronzo". Mario annuisce, "Ecco, quando fai così mi piaci. Quando dici queste parole non perché le devi dire ma perché ti escono. Come quando prima hai detto fanculo". Claudio arrossisce. Mario fa un altro tiro e appoggia la sigaretta accesa sul davanzale, prende Claudio per la cintura e tira. "Vediamo un po' se sei davvero come dici". Annusa il suo collo. "Ti sfido..", sfiora piano il collo con le labbra, "a resistermi e non baciarmi...", sale dietro il suo orecchio. Claudio in balia di quel nero socchiude gli occhi. "Non è giusto così..", sussurra. Mario sorride sulla sua pelle. "Certo che è giusto, un vero uomo tutto d'un pezzo non cede ad avances così ovvie. Tu dici di non esserlo ma io non ti credo". Lo bacia all'inizio della mandibola. Claudio sorride perché sa che ovviamente Mario sta giocando. "Ah certo...i veri uomini non cedrebbero alle tue provocazioni...mmm...forse hai ragione". Mario è sopra il suo pomo d'Adamo, i baci sono più intensi. Claudio si sta concentrando. "Ma che sfida è? Se ti bacio ho ragione io?". Mario risale con la punta del naso sulla pelle di Claudio fino all'altro orecchio. "Se mi baci una seconda volta significa che un po' ti sai lasciare andare e che segui le tue voglie". Claudio si morde il labbro. "Mmm mi sa tanto che questa sfida vuoi perderla...", lo dice con le mani di Mario che si sono infilate sotto la sua camicia. E intanto Mario ha iniziato a stuzzicarlo anche con la lingua sul collo. Claudio si sente eccitato come non si sentiva da quando era un adolescente, si sente vivo. Ma Mario gli fa uscire la sua voglia di giocare, quel lato che aveva scordato di avere. Lo sente che sta salendo il suo collo in maniera indescrivibile, sente la sua lingua con il piercing giocare con la sua pelle fino a fargli scordare dove si trovano in quel momento, sente che si sta avvicinando alla sua bocca per perdere con felicità e baciarlo, ma Claudio non è nato ieri, sa che può batterlo al suo stesso gioco. E così quando la bocca di Mario lo sta per annientare e togliergli la capacità di pensare arrivando sulla sua, con una grande forza di volontà, Claudio lo spinge appena e fa un passo indietro. Alza le spalle. "Nah, sono apposto così". Vede gli occhi completamente neri di lussuria guardarlo senza capire. E poi vede spuntare su quel quelle labbra arrossite dai baci che sente ancora sul suo collo, un sorriso malizioso. Claudio sente che sta perdendo il controllo e di voler subito tornare dov'era fino a pochi secondi prima. Mario apre la bocca per constatare l'ovvio. "Lo so che in realtà vuoi...", ma non fa in tempo a finire la frase che Claudio ha fatto un passo e quel bacio se l'è preso spegnendo tutto il resto. E respirano, quando le loro bocche si uniscono, respirano. E si spingono a vicenda per sentirsi più uniti che mai e non ci sono sfide e non ci sono vincitori. In fondo, è quello che entrambi vogliono fino ad impazzire anche se non lo vogliono dire.
Claudio non sa come cambiare la persona che si è abituato ad essere, non ti sbottoni la camicia da un giorno all'altro. Quei bottoni sono lì per dei motivi, sono il tuo scudo, e fa una paura tremenda essere nudi. Mario semplicemente non lo sa nemmeno lui come vivere diversamente da quello che è il suo personaggio. Non si è mai imposto di essere così, lo è e basta. Lo è da sempre e per tutti. Farsi vedere sotto un altro lato può voler dire far perdere l'interesse verso di lui, omologarsi, essere uno dei tanti. E come lo spieghi al mondo che cambi proprio per quello la, quello con la camicia chiusa, quello che appartiene a ciò da cui è sempre scappato, che ha sempre deriso per farsi forza?
Ma queste domande, pur essendo vive dentro di loro, adesso, in questo momento, quando quelle labbra enormi coincidono con quel caffè amaro che è la bocca di Mario, non esistono. In questo momento, sentono solo di dover essere lì.Il cellulare di Claudio vibra. I loro piedi si riappoggiano alla realtà. Si staccano senza voglia, consapevoli di quello che c'è al di fuori. Claudio sorride a Mario e prende il telefono. "È Paolo, chiede dove siamo finiti e dice che non sa cosa dire a Davide". Mario toglie le mani dal corpo di Claudio, si irrigidisce, si fa forza sulle braccia e salta a sedere sul davanzale. Claudio lo guarda in cerca di compressione ma sa di non trovarla, non è da Mario. Mario riprende la sigaretta ormai spenta e la riaccende. "Vai. Vai dove dovresti stare". Claudio sospira e prova ad avvicinarsi ma trova un muro. "Non dire così. Non è semplice, lo sai". Mario non lo guarda, gli gira il cazzo sia perché gli gira il cazzo sia perché non sa nemmeno lui che cazzo dire o fare. "È semplice Claudio. Lui è il tipo per te e tu non sei il tipo per me". Claudio nota la scelta di paragone. "Sei tu che cerchi sempre di fare il duro, non io. Lo sai benissimo cosa abbiamo appena provato e anche solo dirlo per me non è semplice ma non sono uno che si nasconde dietro un dito. Anche questo non lo sai di me". Mario alza le spalle. "Non mi importa. Torna di là e divertiti col dottorino e la sua cazzo di cravatta. Io non sarò mai così, e tu non sei adatto al mio disordine". Claudio è stanco di sentirgli dire quelle parole e si comporta come madre natura l'ha messo a terra, vero. Alza un braccio e con una mano gira il viso di Mario con forza.
"Non dare la colpa a me per la paura che hai te. Sei uguale a me sai? Nel verso opposto ma identico a me. Perché non esci tu da questo cazzo di personaggio invece di pretendere e basta? Forse ho più coraggio io. Smettila di trattarmi come se fossi un cretino, se ti dico che c'è un mondo da scoprire, è perché è vero. Quando sei pronto fammi sapere, vediamo se ho ancora voglia. Per ora, torno dal cazzo di dottorino che forse ha parole più sensate da dirmi".
E lo lascia lì senza parole.

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Come zingari nel deserto
Fanfiction#1 in Fanficiton - COPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI Ciao amici. Lori è sempre con voi. Questa è la storia di Mario e Claudio. Un'altra storia frutto della mia fantasia, niente a che vedere con la loro unica storia reale. Questa è la storia di u...