Questo è per Greta. Lei che si nasconde dietro l'ironica follia per non mostrare la sua folle sensibilità.
"Il motivo è che mi sto innamorando di lui e lui non mi crede".
Mario continua a guardare dritto, dove ci sono le bottiglie o forse oltre. Paolo lo fissa senza parole. Le cerca. "Cosa?". Mario fa roteare il ghiaccio nel suo bicchiere. "Hai sentito, è inutile che fai così e smettila di fissarmi". Paolo distoglie lo sguardo per riprendersi. "Non ci posso credere. Quello stronzo di Claudio tra tutti. E chi se non lui, è ovvio. Come ho fatto a non pensarci prima, sono proprio un demente. Paolo ma che cazzo ti dice la testa? Era o v v i o, palese, potevo presentarglielo anni fa, che imbecille. È così semplice. Claudio e Mario. Mario e Claudio. Come ho fatto a non pensarci? A quest'ora avevo quindici nipoti e la casa al mare. Era semplicissimo. Claudio tutto così, Mario tutto l'opposto, li metti insieme e boom, fatto, vinto, finito, a posto, tutti a casa. Era così ovvio che adesso mi sembra quasi scontato pensarli insieme, Claudio e Mario, beh si, sai la novità, stanno insieme da quando sono nati, parliamo di altro". Mario lo guarda allibito. Paolo stava parlando con il suo solito pubblico, vede lo sguardo di Mario. "Che c'è? Perché mi guardi così?". Mario scuote la testa tornando a guardare il bicchiere. Paolo sospira, "Scusa, lo sai come sono. È che davvero credo che potreste essere felici insieme. Conosco Claudio come le mie tasche, ha paura a lasciarsi andare, non c'è abituato, è sempre stato quello forte". Mario gira gli occhi un secondo. "Lo so. Mi ha raccontato di Gabriele". Queste parole colpiscono Paolo, non le aveva mai sentite dire da nessuno. "Sei serio?". Mario fa scivolare un cubetto di ghiaccio quasi finito nella sua bocca. "Certo". Le spalle di Paolo si abbassano. "Tu non ti rendi conto forse. Lui non parla mai di questo con nessuno, e dico mai. Qui a Roma sono l'unico a saperlo dopo tutti questi anni. Mario", gli tocca la spalla per girarlo, "so che forse non ci sei abituato ma devi essere molto sensibile su questo argomento. Ancora non ha superato la morte di Gabri, tu non sai com'erano insieme". Mario riceve quelle parole. "Ma cosa credi scusa? Che io sia incapace di intendere quando un argomento è delicato? Tu sai cosa gli ho detto? Sai perché siamo così adesso?". Paolo ci pensa mezzo secondo. "In effetti non lo so, non ne ha voluto parlare". Mario sorride amaramente, "Ecco appunto. Quindi non giudicare. Fidati che gli ho detto parecchio e quello che ho ricevuto in cambio è stata una totale mancanza di fiducia solo perché io sono io". Paolo fa un grosso respiro. "So com'è Claudio quindi ti credo. Ma proprio perché lo conosco così ti posso dire due cose che so per certo. La prima è che, appunto, tu sei la prima persona in assoluto a cui ha raccontato volontariamente di Gabriele. La prima persona che sa di Gabriele non perché c'era quando è successo. Ti rendi conto? La seconda Mario, e ti devi fidare, è che Claudio reagisce così quando non ha sicurezze e tu sei tutto tranne che qualcosa di sicuro per lui ma, te lo dico e sottoscrivo, lui prova esattamente quello che provi te". Mario stringe forte il ghiaccio tra i denti fino a romperlo. Io sono la prima persona? Mi ha raccontato il suo segreto più grande? Com'è possibile allora che poi non si fidi? Com'è possibile che dica che non ci conosciamo? Praticamente so tutto di lui, o per lo meno le cose più importanti, quelle che lo rendono chi è, quelle che mi fanno capire i perché, quelle che sai solo quando qualcuno è davvero qualcuno. E allora perché? Sente Paolo che sta continuando a parlare ma la sua mente è focalizzata sul ghiaccio. È vero che è passato poco tempo ma io sono abituato a seguire l'istinto, a non pensare troppo. So di volerlo e non mi nascondo, perché dovrei farlo? Tutte quelle cazzate del tipo, bisogna fare i sostenuti, chi disprezza compra, vaffanculo. Io faccio come cazzo mi pare ok? Non è che ora ho voglia di unicorni e arcobaleni ma cazzo, se ho voglia di lui chi siete voi per dirmi che non lo devo dire. Forse lui non ha capito questo di me, forse pensa che io stia fingendo ma a me nemmeno riesce, non l'ho mai fatto e di sicuro non inizio con lui. Anzi, con lui proprio non potrei. Come posso fingere di non riuscire a disegnarti perché quelle labbra mi tolgono la capacità di pensare? Come si fa a fingere di voler farti mio ogni minuto? Come si fa a fingere di voler entrare nella tua vita? Perché fai lo stronzo e non mi credi? Cosa ti manca? Un fulmine lo colpisce.
Paolo stava continuando a parlare. "Pà ho capito. Scappo". Lo lascia lì.
Claudio è nel suo letto che piange senza sapere perché. Non si era mai sentito così scoperto. Non aveva mai sentito la voglia di sentirsi protetto, di appartenere. Non sta pensando qualcosa in particolare. Sta solo piangendo con l'odore di lui ancora addosso. Quello che Claudio non sa è che per la prima volta nella sua vita è giusto che lui non capisca, è giusto che sia confuso e fuori dalla sua logica. Quello che Claudio non sa è che quello è l'effetto dell'amore.
Suonano al campanello. Saranno i soliti idioti. Ma suonano ancora. Non è un suono da scherzo, è un suono vero, qualcuno che cerca questa casa. Un vuoto d'aria si crea nello stomaco di Claudio che si alza immediatamente e corre verso la finestra. Apre i vetri e poi spalanca le persiane. Guarda in giù. Lui è lì con le braccia distese sui fianchi, la testa rivolta verso l'alto e una sigaretta dietro l'orecchio. I loro cuori si sentono per la strada. "Claudio scendi". Come le sirene con Ulisse, Mario vede Claudio sparire all'improvviso e iniziare a correre. E in quel momento capisce che sentono lo stesso bisogno. Sente la porta scattare e come se stesse guardando un film, come se lui stesso stesse osservando una scena che non sapeva stesse per succedere, vede Claudio a petto nudo, in pantaloncini, scalzo, zingaro, vero, aprire la porta e continuare a correre fino a prendersi quello per cui, senza saperlo, stava piangendo. Impazziscono. L'urto tra le loro labbra si unisce al vento leggero che c'è nell'aria e loro muoiono in quel momento. Muoiono di fame d'amore.
Le braccia di Mario stringono Claudio così forte dà fargli provare piacere per il dolore. La stessa cosa fanno le mani di Claudio nei capelli di Mario. E poi si guardano. E in questi casi c'è davvero bisogno di parlare? In questi casi bisogna davvero tradurre in parole? Bisogna davvero spiegare l'astratto? Se si vuole che l'astratto non comprometta il concreto, sì, c'è bisogno di parlare.
"Claudio", Mario non lo lascia andare e lo guarda dall'alto al basso, lì vicino a quel lampione, con quei tatuaggi sotto gli occhi di tutti. Claudio lo guarda negli occhi aspettando di sapere cosa fare. Ingoia e cerca di rendere più nitidi i pensieri. "Dimmi", la voce esce ma è poca. "Stavo parlando con Paolo e mi ha detto che sono la prima persona a cui hai davvero raccontato di tuo fratello". Le guance di Claudio si tingono di rosso e i suoi occhi si girano di lato. La presa di Mario è salda. Lo scuote. "Guardami". Claudio torna a guardarlo. "È vero?". Claudio non può scappare. "Sì". Un sorriso esce dalle labbra di Mario. La sua presa si stringe ancora. "Lo sai vero che quando ho detto che ci avrei pensato io a te, dicevo davvero?". Gli occhi di Claudio sono enormi. "Sei sicuro?". Mario gli bacia dolcemente la guancia."Sono sicuro di alcune cose da quando ti consoco. La prima è che non mi ero mai sentito così. La seconda è che ho voglia di viverti e non ne ho paura. La terza è che sento il bisogno di proteggerti, non mi chiedere perché. Non ne sarò sempre capace, soprattutto quando io non ti capisco. Ti chiedo di lasciarti andare e abbandonarti a quello che ci sta succedendo. E forse non sarà perfetto ma è fottutamente inebriante". Claudio è libero da tutto.
"Prendimi".

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Come zingari nel deserto
Fanfiction#1 in Fanficiton - COPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI Ciao amici. Lori è sempre con voi. Questa è la storia di Mario e Claudio. Un'altra storia frutto della mia fantasia, niente a che vedere con la loro unica storia reale. Questa è la storia di u...