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Mario è in treno. Nessuna risposta da parte di Claudio. Si è svegliato di soprassalto con il cellulare ancora in mano. L'ha sbloccato. Solo l'ora e alcune notifiche. Del suo ragazzo nessuna traccia. Ha provato a chiamare altre volte senza successo. Quando la luce del sole ancora era timida e assonnata aveva aperto il portatile e comprato un biglietto. Nel frattempo aveva chiesto a Paolo l'indirizzo. E adesso è su quel treno. Non si ricorda nemmeno più l'ultima volta che ha preso un treno. Con i piedi appoggiati sul sedile di fronte, uno zaino fatto a caso e la sigaretta dietro l'orecchio pronta all'occorrenza, guarda il paesaggio passare. Tu sei un paesaggio. Vede le sfumature di verde mescolate al sapore del cielo e l'unica cosa a cui riesce a pensare sono gli occhi di Claudio. Ha paura di trovarli diversi, di non riconoscerli. Non si è mai mosso così tanto per nessuno, a volte non riconosce nemmeno sé stesso. Ma non può fare altrimenti, sente che tutta la passione che l'ha sempre contraddistinto nella sua arte, nel sesso, nel carattere carismatico, si è trasformata in amore per Claudio. Come una reazione chimica. Claudio è arrivato silenzioso e ha cambiato la sua composizione creando l'elemento del dono. Donare sé stessi, donare la paura, donare l'amore. Si rimette le cuffie, pigia play, chiude gli occhi. Lana Del Ray - Blue Jeans.

Blue jeans, white shirt
Walked into the room you know you made my eyes burn
It was like James Dean, for sure
You so fresh to death and sick as cancer
You were sorta punk rock, I grew up on hip hop
But you fit me better than my favorite sweater, and I know

Piange silenzioso.

Arriva alla stazione, scende come se fosse atterrato sulla luna. Non sa dove andare, non sa che ci fa, non sa come si vive. Legge le istruzioni di Paolo mentre il treno riparte alle sue spalle lasciandolo solo. Fa un passo e parte. Riguarda per la centesima volta il numero sul bigliettino. Sì, è questa. Attraversa il marciapiede. Fa un respiro profondo e suona dove è segnato Sona. Col piede tamburella nervoso sull'asfalto. Non è nervoso per chi gli può aprire, è nervoso di vedere Claudio.
Apre una signora che si avvia verso il cancello. Si avvicina a Mario. "Si?". Mario la guarda e sente un pugno allo stomaco per la somiglianza al figlio. Fatemelo vedere vi prego. "Salve, sono Mario, il ragazzo di Claudio, è qui?". I suoi occhi non riescono a stare per troppo tempo su di lei perché vanno in continuazione sulla porta alle spalle della signora. Sei lì? Mario nemmeno ci pensa di star parlando con la madre di Claudio. La signora lo guarda perplessa. "Claudio ha un ragazzo?". Mario la riguarda. Per lui non esistono confini, che tu sia una bambina in ospedale, la madre di Claudio, il papa. Per lui esiste la sua verità. Aggrotta la fronte. "Certo che ce l'ha. Sennò perché l'avrei detto? Sono qui in carne ed ossa". La signora non riesce a trattenere un sorriso. Quello stronzo incanterebbe chiunque. Lo osserva, sospira. "Mario, Claudio è in casa ma lo sai che in queste..". Mario ha già aperto il cancello e l'ha superata senza convenevoli.
Spinge piano la porta. La casa è una casa normale. Non ci sono troppi oggetti ma non è fredda. Si fa strada da solo come se sapesse dove andare. Mentre passa per il corridoio vede delle foto appese con dei bambini. Riconosce Claudio e ne vede altri due. Uno sulle spalle di Claudio che ride. Quello è Gabriele e Mario lo sa. Continua per il corridoio e lancia uno sguardo veloce nelle stanze, passandone una con un letto matrimoniale, un bagno e uno studio. Ne rimane una sulla sinistra. Arriva davanti alla porta. Si gira e si ritrova di fronte a questa. Il suo battito aumenta, respira, chiude gli occhi, gira il viso e appoggia l'orecchio sulla porta, le mani accanto al suo viso aperte. Lo ascolta. C'è silenzio ma lui lo sta ascoltando. Sente il dolore attraversare le fessure e sigillare la maniglia. Gira di nuovo il viso e appoggia la fronte. Le mani si chiudono in pugni. Deglutisce. Inspira. Apre.

La stanza è invasa dalla penombra, è più grande di quanto si aspettasse. Man mano che apre la porta vede un letto sul lato opposto. Sul letto c'è l'amore della sua vita disteso con le spalle alla porta. Rannicchiato. Dio quanto gli è mancato. Gli sembra impossibile averlo davanti. È passato un giorno ed è passato un secolo da quando l'ha visto. Sta per entrare quando sente la voce di Claudio. Quasi non la riconosce. "Mamma chiudi quella cazzo di porta". Il cuore di Mario si ferma. Inizia ad avere paura. Lui non ha la minima idea che io sia qui. Quella non è la sua voce, il suo tono, il suo modo di parlare. Fa un passo dentro la stanza. Vede i muscoli di Claudio irrigidirsi. L'aria pesa una tonnellata. Ma Mario non si è mai fatto fermare da niente.
"Claudio". Il corpo di Claudio rimane immobile ma Mario percepisce l'aumento dei suoi respiri, come se respirasse la sua stessa aria. Fa un altro passo, lascia andare la porta. Si avvicina lentamente al letto, al suo dolore. Ancora una volta viene bloccato dalla voce di Claudio. "Vattene". La voce è ferma come una roccia in fondo all'oceano. E Mario si ferma. Lo vede in fondo all'abisso che non chiede aiuto. "Sono preoccupato per te". Non gli viene in mente nient'altro. Sente il bisogno fisico di coprirlo con il suo corpo. Le sue gambe si muovono ancora. "Se non te ne vai me ne vado io". Mario si blocca un'altra volta incredulo. Vederlo così lo fa soffrire, lo fa incazzare, lo fa tremare. "Perché fai così? Io voglio solo starti vicino. Voglio farti stare bene". Basta. Taglia le distanze e si ritrova accanto al letto. Vede appena il suo profilo, allunga una mano. "Cla..". Claudio si alza di scatto e lo supera. "Ok vado via io". Esce.

Mario lascia andare le braccia lungo i fianchi, piega la testa in avanti. Un fascio di luce gli colpisce il viso. Alice guarda cos'hai combinato. Lo hai distrutto. E adesso? Cosa dovrei fare? Riniziare da capo? Ci siamo già innamorati, non succede un'altra volta. Lo siamo adesso, in questo momento, e a lui non basta. Forse è presto, magari gli passerà. Ma come lo dovrei aspettare? Come dovrei vivere il mio dolore? Dalla finestra lo vede che cammina spedito attraverso il parco. È il suo cuore a decidere. Esce veloce dalla stanza e corre. Il sole è alto nel cielo. Corre tra l'erba, tra le spine, tra le vipere, i coccodrilli, i cobra, gli scorpioni. Afferra il suo braccio all'ombra di un platano. Lo afferra in maniera indissolubile. "Fermo".

Claudio non si gira. "Claudio per favore guardami. Mi stai facendo morire". Vede Claudio sussultare per quelle parole, sente il suo sangue gelarsi. "Ti prego". La voce di Mario inizia a vacillare. Claudio gira ancora di più la testa verso il lato opposto. Mario tira il suo braccio per richiamare la sua attenzione. "Cazzo Claudio reagisci, non mi rifiutare". Claudio non si gira. Mario lascia andare il suo braccio che cade senza forze. Lo vede completamente spento, vuoto, sbiadito. Mario non sa cosa fare. Sorride tra le lacrime. Dice l'unica cosa che ha voglia di dire.

"Vorrei poter cambiare quello che è successo ma non posso, nessuno può. Posso rispettare il tuo dolore e amarti con tutto me stesso ma non da solo. Da solo non ce la faccio".

Come zingari nel desertoWhere stories live. Discover now