Claudio entra in casa e lascia cadere il borsone sul pavimento. Ormai Roma è davvero casa sua. Più che passa il tempo e più che si accorge della differenza le poche volte che torna a Verona. Paolo si precipita in salotto spaventato. Cerca con gli occhi l'origine del rumore. La trova. "Cazzo Cla sei pazzo? Credevo fosse un ladro". Claudio guarda lo spray al peperoncino nelle mani di Paolo e scoppia a ridere. "Eri pronto alla guerra?". Paolo incrocia le braccia risentito. "Fai poco lo spiritoso, ognuno ha i propri mezzi. E poi sei tu che mi hai lasciato solo. Quindi se fosse successo davvero sarebbe stata la mia unica salvezza". Claudio sospira. "Cos'è, una congiura? Avete deciso di torturarmi con i sensi di colpa?". Poi sorride e pieno di nuova energia che non si vedeva da molto, molto tempo, si dirige verso Paolo. "Vieni qui pasticcino, fatti abbracciare dal tuo amico che ti vuole bene", lo stringe tanto mentre Paolo scoppia a ridere cercando invano di liberarsi. "Dove cerchi di andare? Io ti voglio strizzare tutto il giorno perché sono così fortunato ad averti". Lo stringe davvero tanto di proposito e gli fa il solletico. Paolo si dimena chiedendo pietà. "Cla ti prego! Ho capito, lasciami!". Claudio toglie le braccia ridendo. Paolo riprende fiato. "Ma che ti è successo? Io pensavo... sì insomma...". Claudio sorride e si siede sullo sgabello. "Pà tranquillo, ne puoi parlare. Pensavi che dopo la morte di Alice sarei tornato tra una settimana peggio di prima". Paolo si sente in colpa, abbassa lo sguardo. Però è la verità. "Si beh, di solito...ogni volta perdo un pezzo di te...". Gli occhi di Claudio si socchiudono. Non deve essere stato per niente facile in questi anni. Trovarsi di fronte ad un muro che non si fa bastare l'amore incondizionato di chi gli vuole bene. "Ti ho preso una cosa". Gli occhi di Paolo due fuochi d'artificio. Lui ama i regali. "Per me? Oddio, cos'è? Ma quando? Oddio ora sono emozionato. Brilla? È Tiffany? Lo posso aprire? Oddio, oddio, oddio. Dammelo ora dai, muoviti". Claudio ride. Non cambierà mai. Apre il borsone e tira fuori un pacchetto. Sorride e si volta verso Paolo. "E tu cosa mi dai in cambio?". Gioca. Paolo è ansioso. "Dai cazzo Cla, mi metto a fare i tortellini, dammelo prima che ti salti addosso e ti stacchi la mano a morsi". Claudio ride e gli passa il pacchetto. Paolo lo apre come un bambino di tre anni. Rovina tutta la carta. E poi si blocca. È una cornice con una foto di Claudio e Paolo piccoli. È tenera, ridono con tutti i denti guardandosi negli occhi, sporchi di cioccolata. Una scritta incisa sulla cornice.
Ne ho perso uno ma la vita me ne ha regalato un altro.
Paolo è senza parole. Claudio lo guarda, lì con la sua vestaglia che si commuove. Ma è la verità. Gli è stato tolto Gabriele ma ha avuto la fortuna di avere Paolo, sempre e comunque. Paolo appoggia la foto e va ad abbracciare Claudio. Certo che siamo fratelli, non c'è nessun dubbio. "Accidenti a te Cla, mi hai rovinato tutto il trucco". Claudio ancora appoggiato alla sua spalla sorride. "Ma tu non ti trucchi principessa". Paolo alza le spalle. "No ma l'ho sempre voluto dire".
Tornano normali, il momento è arrivato. Paolo si sposta per preparare dei biscotti. "Allora...cosa può esser mai successo per farti cambiare così?... Provo ad indovinare? Mi sento fortunato". Claudio rimane sullo sgabello, voltato verso il vuoto, le spalle abbassate, gioca con le mani. Sospira. Paolo non aspetta. "Come c'è riuscito?". Claudio sente lo stomaco chiudersi. Chiude gli occhi. La visione di Mario nel parco ancora viva. "Mi ha terrorizzato. Ecco come c'è riuscito". Paolo con una ciotola in mano, chiude il forno con il piede. "In che senso?". Claudio si gira verso di lui. "Mi ha urlato in faccia quanto mi ama e poi mi ha lasciato lì". Le sopracciglia di Paolo si alzano. "Che maestro che è". Claudio lo guarda supplicando. "Paolo. Non ti ci mettere pure tu. Lui mi basta e mi avanza". Paolo continua a mescolare. "Lo sai che adesso non sarà una passeggiata. A cosa sei disposto?". Claudio sorride, lo sa benissimo. "A tutto. Te lo dico con il cuore. Pur di averlo, pur di stare con lui, sono disposto ad aspettare anni interi, nessun modo di dire. Se non ho lui, non voglio nessuno". Paolo ferma il mestolo e lo guarda. "È stato proprio bravo eh". Claudio si alza per andare verso la doccia. Prima si ferma e lo guarda.
"È stato impeccabile".Claudio si fa la doccia, si veste, sono le sei del pomeriggio. Raccoglie chiavi e portafoglio. "Pà, sai dove lo posso trovare?". Paolo alza lo sguardo dal cellulare. "Credo sia al Clandestino per preparare la serata di venerdì". Lo osserva. "Sei bellissimo. Ti sei impegnato?". Claudio arrossisce. "Non rompere". Esce imbarazzato. Mentre guida sente un'ansia strana. Come se dovesse sostenere un esame e come se fosse un adolescente alla prima cotta che cerca di conquistare il suo compagno di banco. Parcheggia, si sistema al finestrino, si incammina davanti al locale. Entra un po' intimorito, il locale non è pieno a quest'ora. Apre la porta e lo vede laggiù, in fondo, appena sotto il palco, dopo i tavolini, che legge dei fogli insieme al proprietario. Lo vede che indica la parete e gesticola della misure. Lo vede mentre crea, mentre esprime idee. Lo vede mentre incanta chi ha di fronte, mentre sprigiona la sua magia. E si innamora follemente come tutti i giorni. Scuote la testa per riprendersi. Ingoia. Si avvicina lentamente. Che ansia. Sente il cuore rimbombare nel suo petto. Si siede ad un tavolo alle loro spalle, non vuole interrompere. Sta facendo miliardi di pezzettini con i tovaglioli suo tavolo. Poi succede che Mario ed il proprietario si girano per cambiare prospettiva del locale. Succede che gli occhi di Mario finiscono su quel ragazzo stupendo seduto da solo a quel tavolino. Succede che vede lì, a pochi metri, l'amore della sua vita, lo vede tornato a Roma, lo vede vivo. Il suo cuore si ferma. E poi continua ad osservare il locale. Gli occhi di Claudio vanno impauriti da una parte all'altra. Mi ha visto? Non mi ha visto? Mi ha riconosciuto? Ha fatto finta di niente? Cosa faccio? Come si vive senza di lui? Claudio vede il proprietario dare una pacca sulla spalla di Mario e poi andare via. Mario rimane fermo lì, con la matita dietro l'orecchio, un foglio tra le labbra, si appunta cose sul cellulare. Claudio si alza. L'unica cosa che sa fare è seguire quella forza sovrannaturale che attrae i loro due corpi. Si schiarisce la gola. Dio come sei bello. Dio come sei mio. Ti prego. "Mario?". Gli occhi di Mario lo guardano rapidamente di lato. Continua a scrivere sul cellulare. "Che vuoi?". Claudio sapeva sarebbe stato complicato ma vederlo così lo uccide. "Vorrei parlare con te". Mario impassibile, non si smuove. "Mmm no. Non mi interessa". Si toglie il foglio dalla bocca e mette il cellulare all'orecchio. "Mario per favore non..". Mario blocca le parole di Claudio con un gesto della mano. Qualcuno gli ha risposto al telefono. Si allontana. Esce. Claudio sente il sangue trasformarsi in ghiaccio.
Gli ho fatto davvero così male? L'ho ferito davvero così tanto? L'ho trasformato. Ho trasformato quello che lui era solo per me. Adesso non mi guarda. Adesso è lontano. Esce. Lo vede lì che fuma e parla con una ragazza. Lui sa che ero dentro il locale e sta lì a parlare come se niente fosse. Claudio sente la terra sparire da sotto i suoi piedi. Tutto, fammi di tutto. Ma l'indifferenza no, ti prego. La tua indifferenza è la mia morte. Claudio si avvicina. Mario lo vede arrivare. Vede arrivare l'amore della sua vita. Vede arrivare chi l'ha tradito pensando di poter lasciare la loro assurda storia d'amore. Vede arrivare la persona che odia di più al mondo. Lancia la sigaretta, saluta la ragazza.
"Io scappo. A presto".
Va via.

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Come zingari nel deserto
Fanfiction#1 in Fanficiton - COPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI Ciao amici. Lori è sempre con voi. Questa è la storia di Mario e Claudio. Un'altra storia frutto della mia fantasia, niente a che vedere con la loro unica storia reale. Questa è la storia di u...