Claudio sta mangiando nella mensa dell'ospedale. Fin da quando era piccolo, mentre tutti i suoi compagni di classe si lamentavano del cibo, lui si mangiava tutto con gusto e aiutava gli altri a finire. Ha sempre avuto la fortuna di amare lo sport e di esser dotato di un buon metabolismo che gli hanno permesso di mangiare tutto ciò che desiderava. Inoltre, per una questione di rispetto, e per quello che ha visto, non lascerebbe mai nemmeno una briciola nel piatto. Mentre sta facendo scarpetta con il sugo, il rumore di un vassoio nel posto di fronte a lui, gli fa alzare il viso. Davide. "Ciao Claudio, posso sedermi qui?". Claudio con il boccone in bocca fa cenno di sì. Davide sposta la sedia e si siede. "Allora ti sei riposato ieri?". Claudio per poco non si affoga. Quando è a lavoro è capace di scordarsi tutto ciò che sta al di fuori, di mettere in pausa. Queste domande improvvise lo spiazzano, soprattutto considerando la situazione. Abbassa lo sguardo. "Si...abbastanza". Davide annuisce sorridendo. "Non si direbbe dalla tua faccia". Claudio si pulisce col tovagliolo, "ho un po' di problemi a dormire ultimamente". Non sa che cazzo dire, non è da lui mentire, ma non è da lui nemmeno andare a casa di un artista in piena notte e farselo, quindi sai. Davide prende una forchettata della sua insalata insipida. "Come mai? Problemi con Alice?". Tutti sanno del legame di Claudio con i bambini, dentro l'ospedale. Claudio scuote la testa, "No, Alice è una leonessa come sempre", sorride orgoglioso, "non lo so...pensieri. Ma basta parlare di me. Te? Tutto bene?". Davide ha cinque anni più di Claudio ed è bolognese di origine. Un ragazzo nella norma, un bravo dottore. Claudio non ci voleva credere quando l'infermiera Giulia gli disse che era gay e che lo sapeva perché l'avevano beccato su una chat di incontri. Durante una serata tra colleghi, due bicchieri di vino in più, il suo orientamento sessuale era diventato palese quando aveva chiesto a Claudio di ballare. Ovviamente aveva rifiutato ma nei giorni successivi si erano scambiati sguardi di intesa nei corridoi, fino ad uscire per cena una sera. Se Claudio ci pensa, nemmeno lo sa come adesso si trova in questa situazione. Poi nella sua testa appaiono quegli occhi neri e il suo stomaco si chiude. "Tutto bene ma avrei voglia di vederti un po' di più, tutto qui". A Claudio dispiace ingannare un ragazzo come Davide per un muro di incertezza come Mario, questo davvero non è da lui. Infatti quando pensa razionalmente, come adesso, si odia per le bugie. Sospira. "Hai ragione, scusami, non so cosa mi passa per la testa ultimamente. Stasera sei libero? Andiamo a prendere qualcosa da bere?". Un sorriso illumina il volto olivastro e spigoloso di Davide. "Certo". Claudio si alza, prende il suo vassoio, "A dopo", gli sorride, si gira. E si gira con un magone che lo assale, con le domande che lo torturano. Chi sei Claudio? Cosa vuoi? Che ti prende?
Mario sta dipingendo come un pazzo da ore. Fogli sparsi dappertutto, accartocciati, strappati, musica a volume altissimo, sigarette accese in ogni angolo, pochi sprazzi di pelle pulita senza colore. È così che lo trovano Paolo e Tessa quando aprono la porta dell'attico. Fermi all'entrata, non sanno nemmeno dove mettere i piedi per camminare. "Mario..". La musica è troppo alta. "Mario!". Paolo urla ma niente. Entra calpestando tutto, va allo stereo e abbassa. "Mario che cazzo fai". Mario si gira con la sigaretta in bocca e il pennello nella mano. Li guarda un secondo. "Ah, ciao". Riprende. Tessa alza le braccia. "Amore? Tutto bene? Sembra la terza guerra mondiale qua dentro". Mario continua a distruggere la tela con forza. "Mi sento ispirato, non posso?". Paolo sa troppe cose per far finta di niente. Cammina verso la finestra per aprire. "Ah sì? Ispirato da che? Fammi indovinare. Occhi verdi, labbra grosse, tatuaggi, ciuffo castano, vive con me. C'ho preso?". Mario non si gira e fa finta di niente. Tessa guarda Paolo. "Ma di che parli?". Paolo ride, "Tesoro siediti perché potresti svenire. Picasso qui si è preso una cotta per niente popò di meno che il mio perfettino gnocco di migliore amico e coinquilino Claudio Sona". Tessa sgrana gli occhi. "Coooooosa? Claudio? È? Ma come? Ma quando?". Mario continua sulla tela. Sente dolore per quel nome. Paolo ride per la faccia di Tessa. "Lo so, è pazzesco. Ovviamente tutto grazie a me come sempre. L'ho portato ad una mostra e boom. Prova tu a farli ragionare adesso perché si stanno comportando come bambini. Io vado a versarmi un bicchiere di bianco, sono stanco dei loro capricci". Tessa sospira e si avvicina a Mario, gli mette una mano sulla spalla. "Amore guardami un secondo". Mario la guarda distrattamente. "Che c'è? Hai perso tutto il tuo coraggio in una botta sola?". Mario fa un tiro. "Mi spiegate di che cazzo state parlando. Non so che film si sta facendo Paolo ma non è come dice lui. Io con uno come Claudio non ci potrei fare nulla". Tessa alza un sopracciglio, "Beh io si". Mario la fulmina, lei ride. "Tranquillo non credo mi apprezzerebbe sai com'è, te lo lascio". Mario schiocca le labbra, "Idiota". Tessa sorride. "Guarda che non c'è nulla di male. Claudio è un bellissimo e bravissimo ragazzo, lo conosco da anni. Non è come sembra". Mario ripensa a quella notte. Ma porca troia. "Si beh smettila di rompere, lasciami stare, sono cazzi miei". Tessa alza le braccia. "Signor si signore. Sei un mostro ma io ti voglio bene lo stesso". Si avvicina alla sua guancia e lo bacia. "E non fare lo stupido. Permettiti di essere felice per una volta, non succede niente". Lo lascia lì e raggiunge Paolo e il vino. Lo sguardo di Mario finisce sul foglio appeso alla colonna, i pochi segni che riuscì a fare di Claudio. Fanculo cazzo.
È sera. Claudio è appena uscito dalla doccia e si sta asciugando. Paolo nel frattempo è in cucina, disteso di schiena sul bancone che sceglie una ricetta. Vibra il suo cellulare. Claudio è a casa? Si mette a sedere. Aggrotta la fronte. Si perché? Aspetta qualche secondo. Sto arrivando. Paolo sorride e decide di non dire niente. Muoviti perché sta per uscire. Nemmeno il tempo di appoggiare il cellulare che suonano al citofono. Mentre il rumore del fon arriva dalla stanza di Claudio, Paolo corre tutto emozionato verso la finestra, controlla chi è e si precipita ad aprire. Con il piede tamburella ansioso. Dai cazzo veloce. Dei ciuffi neri spuntano dalla rampa delle scale. Jeans e giacca di pelle nera. Perfetto. Paolo batte le mani, "Che bello vederti qui, finalmente". Mario vorrebbe ucciderlo per quel modo di fare. "Pà togliti o torno indietro". Paolo si scansa all'istante, fa il gesto di chiudersi la bocca con una cerniera e butta la chiave. "Come se non ci fossi. In fondo al corridoio a destra". Si dilegua nella sua stanza. Mario chiude la porta. Non sa nemmeno che cazzo ci fa qui ma qui è, tanto vale. Più che si avvicina e più che sente la voce di Claudio che canta una canzone. Gli viene da ridere. Zitto zitto quello ha mille segreti. La porta è socchiusa. Prima di entrare Mario si blocca alla visione di Claudio in mutande che cerca vestiti nell'armadio. Ma cristo santo. Si tira indietro il ciuffo, si schiarisce la gola, apre appena. "Lo so che non mi puoi resistere ma puoi anche essere più discreto". Claudio sobbalza e si gira senza voler credere alle sue orecchie. La sua bocca si apre dallo stupore. Non escono parole. "Che..che..tu..". Mario sorride, "Ciao Claudio". Claudio si guarda e si ricorda di essere in mutande, acchiappa i primi pantaloni e se li mette. Mario ride ed entra nella stanza, "Tranquillo, ti ho visto molto più nudo". Le guance di Claudio diventano rosse. "Che ci fai qui?". Mario si guarda attorno, è meno ordinata di come si aspettava ma comunque ordinatissima. "Non lo so, tu che ci fai qui?". Claudio alza le sopracciglia, "Ma che dici? Io ci vivo qui". Mario prende un libro dallo scaffale. "Beh anche io vivo allo studio e tu passi di lì, quindi la domanda vale sempre". Claudio lo odia quando fa cosi. O forse no. Prende una camicia e se la infila. Mario guarda con la coda degli occhi. "Pensavo avessi capito che stai meglio senza". Claudio alza le spalle, "Pensavo avessi capito che non ti dò sempre ascolto". Mario annuisce, "Sempre no, ma quando ti chiedo di mettere in moto e andare a casa a scopare si". Le mani di Claudio si bloccano sul bottone. "Ma perché devi fare così?". Mario mette a posto il libro, si avvicina a Claudio, "Perché mi piace fare così". Claudio lo guarda con i suoi occhi verdi. "E perché non lo vai a fare da qualche altra parte?". Mario si avvicina ancora, toglie le mani di Claudio e inizia ad abbottonare lui, "questa è una bella domanda Claudio. Non lo so", i suoi occhi sono all'ultimo bottone e poi in quelli di Claudio, "forse perché c'è ancora il tuo odore nel mio letto". Avvicina il viso al collo di Claudio e inala il suo profumo. Gli occhi di Claudio si socchiudono. E mentre le labbra di Mario stanno per sfiorare la sua pelle, il campanello suona un'altra volta, riportando Claudio alla realtà. "Cazzo". Mario si sposta. Tutto d'un tratto si ricorda che Claudio stava uscendo e nemmeno ci aveva pensato. Lo vede che fa avanti e indietro sperso. Inizia a capire. "Chi è Claudio?". Claudio lo guarda un secondo come per supplicare e prende le sue cose. "Non ti devo nessuna spiegazione". Mentre sta per uscire Mario gli afferra un braccio.
"Non giocare con il fuoco Claudio. Potrebbe essere l'ultima volta che mi vedi. Vai, divertiti. Io domattina mi sono già scordato di te".

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Come zingari nel deserto
Fanfiction#1 in Fanficiton - COPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI Ciao amici. Lori è sempre con voi. Questa è la storia di Mario e Claudio. Un'altra storia frutto della mia fantasia, niente a che vedere con la loro unica storia reale. Questa è la storia di u...