Chapter 14 - Peter Pan never fails.

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Erano trascorse diverse ore dalla morte di Thomas ─ dall'omicidio. Il sole era ormai calato e l'isola era silenziosa, come non lo era mai stata. Gli sperduti, inclusi i più piccoli, al mio passaggio spostavano lo sguardo altrove; la mia presenza li agitava, li rendeva irrequieti, fino al punto di spingerli a cambiar sentiero per evitare di incontrarmi. Felix, che solitamente mi trattava come fossi un vecchio straccio, si limitava a rivolgermi uno sguardo ostile, chinando poi il capo e lasciandomi, in silenzio, alle proprie spalle. Non che mi rendesse triste, ovviamente, preferivo la versione del ragazzo taciturno a quella del solito blagueur ─ ma tutto d'un tratto divenni oggetto della loro paura ed era una sensazione pessima. Come può, Peter Pan, vivere liberamente con questo enorme peso?

"Hai ucciso Thomas" disse qualcuno a denti stretti, mentre Felix mi aiutava a cuocere la carne per la cena. Quando mi voltai, Tyler stringeva la stoffa del proprio mantello in un pugno. "Fai silenzio, amico" lo avvertì lo stoccafisso, senza distogliere lo sguardo dal fuoco che ardeva "NO, NON FARÒ SILENZIO! LO HA UCCISO!" gridò improvvisamente colpendomi alle spalle con una forte spinta, facendomi così cadere sul terreno. "SEI IMPAZZITO?" gli gridò Felix, afferrandolo saldamente per il colletto del mantello "Non credi che anch'io vorrei fargliela pagare per quello che è successo a Thomas? Ma cosa credi che accadrebbe? Mh? Pan farebbe fuori entrambi, se provassimo a toccarla! Ha ucciso per molto meno! Non ti è bastato arrostire la settimana scorsa?" lo ammonì, lasciando la presa sul suo mantello con una leggera spinta. Soltanto il giorno prima provavano disgusto nei miei confronti ─ quello, invece, era odio. Mi ritenevano responsabile per la morte del loro compagno, ma non sapevano che non avrei voluto vederlo morire ─ non in quel modo. Felix si voltò e, con un'espressione contrariata, mi tese la mano "Forza, alzati". Con il suo aiuto mi sollevai, ripulendo poi gli abiti dal terriccio "Ti ringrazio, ma so difendermi anche da sola".

( ... )

Jeremy era seduto accanto a Pan, il più lontano possibile da me. Ero sola, su quel tronco; così, per non costringere gli altri a mangiare sul terreno a causa mia, lasciai il mio posto e andai a sedermi poco più lontano, per terra. Ognuno di loro mangiava la propria bistecca, io, invece, stringevo tra le mani una semplice mela. Non avevo appetito. "Dee, posso sedermi accanto a te?" chiese Roland con la sua dolce vocina. Ero prossima alle lacrime, ma dissi a me stessa che non potevo fare la figura della piagnucolona, quindi gli rivolsi un sorriso, annuendo. "Perché non mangi la tua bistecca?" mi chiese, addentando la sua "Ho mangiato tanto oggi, non ho fame" mentii, portando una mano ad incastrarsi tra i suoi capelli ricci per carezzarli "Tu perché non sei sei seduto vicino al tuo amico?" "Peter?" "Sì" "Mi ha detto che non ha voglia di giocare" rispose con tono malinconico, guardando il ragazzo con aria triste e gli occhi lievemente lucidi "Forse è stanco, dovresti lasciarlo in pace. Vedrai che domani vorrà giocare" sussurrai senza smettere di carezzarlo, ricevendo un cenno del capo in risposta.

"Hood, vai a sederti accanto a Felix" la voce di Pan, piegato di fronte a me, suonò dura mentre parlava con Roland, gli rivolsi dunque uno sguardo inviperito. Non osare farlo mai più.
"Perché? Voglio restare con voi!" replicò, piegando le labbra in un adorabile broncio. Non sapevo in che modo avrebbe reagito a quella che definitiva mancanza di rispetto, Pan non reagiva molto bene a determinate provocazioni; intervenni prontamente, al fine di salvare il bambino dallo stesso destino di sua sorella che quasi trovava gusto nello sfidare il demone "Rory, tesoro, fai come ti dice" gli riferii con premura, sorridendo appena "Sai? Oggi Felix mi ha chiesto dove fossi e mi ha detto che ha inventato un nuovo gioco con il quale potrete divertirvi insieme. Non sei curioso di sapere di cosa si tratta?" dissi morbida, avvicinandomi per lasciargli un delicato bacio sulla fronte prima che potesse raggiungere lo stoccafisso.

La mia espressione mutò, quando Pan prese posto accanto a me. Silenziosa mi apprestai a sbucciare la mela servendomi del pugnale che egli stesso mi aveva regalato durante il mio secondo giorno sull'isola, decisa ad ignorare la sua presenza. "Perché non mangi?" mi chiese con un finto tono preoccupato "Sto mangiando una mela" risposi seccata "Non ti sazierà, mangia una bistecca" "Non mi piace" "Te la farai piacere" "Smettila!" sbottai, incurante del frutto che mi scivolò tra le mani; egli sbuffò un risolino, in merito "A quanto pare, la tua cena è appena fuggita". Stufa di quella situazione mi voltai a guardarlo con uno scatto repentino, mentre la rabbia costringeva il mio corpo a tremare. "Credi che sia un gioco? Solo perché qui non si cresce mai, non vuol dire che questa non sia la vita reale! Vorrei che fosse soltanto un incubo, vorrei svegliarmi e ritrovarmi nel mio letto ─ ma entrambi sappiamo che non tornerò mai più alla mia vita. Quindi smettila, Pan, smettila!" quest'ultimo assunse un cipiglio perplesso, fingendosi sorpreso "Non ti seguo" "Mi reputi realmente così stupida?" una risata bassa, quella di chi era sul punto di perdere il senno, vibrò nell'aria "Peter Pan non ha sentimenti, non c'è posto per loro nella sua eterna vita. Mi trattavi come fossi una serva soltanto ieri e adesso vorresti prenderti cura di me? Non ci casco, non io. Ma hai ottenuto ciò che vuoi, complimenti!" "Esattamente, cos'è che avrei ottenuto?". Giuro che adesso ti uccido.
Mi avvicinai un po' di più stringendo saldamente le dita intorno al pugnale sul quale cadde immediatamente lo sguardo del ragazzo, prima che tornasse nuovamente nei miei occhi. "Hanno paura di me" sussurrai.

He'll destroy your light, till last drop. { Peter Pan } || Part 1 ||Место, где живут истории. Откройте их для себя