Chapter 33 - I believe.

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Mi sollevai con cautela dal pavimento in pietra, dolorante a causa delle persistenti fitte che scuotevano il mio corpo. Le ferite che io stessa mi ero inflitta con il pugnale, volutamente abbandonato nel petto di Peter Pan, continuavano a sanguinare in flussi pericolosamente abbondanti, imbrattando la pelle immacolata ed i vestiti bagnati. Sarebbero sorte delle infezioni, se non mi fossi adoperata a curarle quanto prima. Non avevo molto materiale a disposizione, dovetti quindi accontentarmi di pochi brandelli che riuscii a ricavare dai miei vestiti mentre mi avvicinavo all'entrata della grotta per potermi fermare appena fuori di essa; lavai via il sangue con l'acqua piovana, prima di fasciare le ferite con la stoffa grondante. Una volta accertatami di aver temporaneamente curato ogni lesione, potetti recarmi nuovamente all'interno e, sfiorando l'umida parete in pietra, resi nota la mia presenza nella grotta, permettendo al fuoco di illuminarne l'interno.

Ero incerta sul da farsi. Nel sogno, dare vita a quelle immagini era stato davvero semplice ma, ritrovatami inginocchiata di fronte allo stesso laghetto, osservandone la superficie statica da circa 15 minuti, scoprii che avrei dovuto trovare un'altra soluzione alla svelta, consapevole che, prima o poi, Peter Pan mi avrebbe trovata e ─ beh, potevo soltanto immaginare il suo stato d'animo attuale dopo esser stato raggirato e pugnalato; lui, ch'era la persona più subdola e manipolatrice che avessi mai conosciuto.

Devo pensare intensamente ad un episodio ben specifico? Ma come, se non so neanch'io cosa voglio scoprire?
Trassi un profondo sospiro e, chiudendo gli occhi, decisi di focalizzarmi su un momento qualsiasi, vedendo un'immagine palesarsi tra i miei pensieri: io e Roland che facevamo il nostro arrivo sull'Isola che non c'è. Li riaprii pochi minuti dopo, scoprendo con delusione che l'acqua non si fosse minimamente mossa. "Diamine!" imprecai sottovoce, volgendo per un attimo lo sguardo all'entrata della grotta per accertarmi che fossi ancora sola. Erano trascorse diverse ore dall'istante in cui avevo affondato il pugnale nel petto di Peter Pan ma, per qualche motivo a me sconosciuto, la tempesta e i suoi fulmini ancora scuotevano l'isola; il demone faticava a trovarmi.

Volsi nuovamente la mia attenzione alla superficie dell'acqua osservandola con risentimento, come se mi avesse fatto un torto. Gli occhi ridotti a due fessure, le labbra pressate in un'unica linea dura, la mascella ben serrata ed il naso arricciato in un'espressione infastidita, mentre maledivo quel dannatissimo sogno che mi aveva propinato nient'altro che false speranze. Credevo davvero di poter sconfiggere Peter Pan ma, ovviamente, nulla potevo contro di lui. Mi distesi sul pavimento, rivolgendo lo sguardo al soffitto, arresami all'idea di essermi appena condannata a morte. Sapevo ─ sapevo che Pan avesse in serbo qualcosa per me, che gli servivo viva! Ma quella sera avevo oltrepassato ogni limite. Infondo, la Foresta Incantata brulicava di fanciulle e, gran parte di loro, sarebbe riuscito a manipolarle con fin troppa facilità. A quell'ora, quasi certamente, aveva già deciso di rimpiazzarmi con l'ennesima povera fanciulla. Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dagli unici pensieri felici rimastimi mentre, rassegnata, attendevo il momento in cui Peter Pan avrebbe tracciato il punto sul libro della vita di Derya Hood, l'ingenua ragazzina che aveva creduto troppo.

"Ha del lavoro da fare e voi la state distraendo, come al solito"
disse mio padre in tono di scherno, avente gli angoli delle labbra volti verso l'alto, fingendo di rimproverare Ben e Fay che, muniti di un ghigno beffardo, indossavano vestiti tipici dei reali; reali che, ormai da oltre 10 minuti, avevano anche deciso di impersonare.
"Oh, questa plebe! Lei non dovrebbe rivolgersi me e a mio marito in questo modo, dovrei farle tagliare la testa!"
rispose Fay, assumendo una mimica superba ed oltremodo esilarante.
Dovetti mordere con forza il labbro inferiore per poter reprimere le risate, nel tentativo di non distogliere l'attenzione dai continui ordini dei clienti.
"Oh, cara, non lasciare che un comune mortale alteri il tuo stato d'animo. Sai cosa succede alla tua ─ ehm, vescica..."
Ben sussurrò l'ultima parola avvicinandosi all'orecchio della sua ragazza, incassando senza proteste il colpo che ricevette in pieno petto
"Come osi, brutto verme schifoso?" strillò, attirando l'attenzione dei clienti
"Voi due idioti, un giorno, mi farete morire" intervenne mio padre, facendo oscillare sistematicamente il capo prima di lasciare, scosso dalle risate, la taverna.
"Ogni giorno, ne avete una nuova. Vi impegnate davvero tanto a diminuire la mia clientela, vero?" dissi ironica mentre mi avvicinavo a loro dopo aver servito gli ultimi calici di vino, avente a disposizione pochi minuti prima che ne venissero richiesti altri "Non so di cosa lei stia parlando, mia cara"
rispose Fay, scostandosi i capelli dal viso con un gesto eccentrico della mano.
Sbuffai una risata, recuperando uno straccio per poter ripulire la superficie in legno del bancone.
"Se non aveste quelle terribili facce di cazzo, forse potrei anche credervi"
dissi loro, facendo piroettare lo sguardo al soffitto e trattenendo a fatica un sorriso.
Fay, in tutta risposta, accompagnata dalle risate di Ben, si gettò sul bancone con fare rumoroso, attirandomi a sé grazie all'orlo della veste alla quale si aggrappò
"Ieri credevamo di essere dei pirati e lo siamo stati, il giorno precedente credevamo di essere i genitori di Norp, un bimbo di otto anni che correva nella Foresta Incantata con delle chele al posto delle mani, e lo siamo stati, oggi crediamo di essere dei reali e lo siamo; e, probabilmente, domani crederemo di essere Regina e Biancaneve ─ e, fidati, lo saremo"
sussurrò, incurvando i tratti del docile viso in un ghigno divertito
"Perché vedi, scettica ragazza, basta crederci! Credici fortemente e sarai chiunque vorrai, ottenendo qualsiasi cosa tu desideri"
proseguì, concludendo il discorso con un rumoroso  schiocco della lingua.
Mi risultò difficile, quella volta, trattenere le risate. "Vediamo ─ credo di essere la persona alla quale avete rubato quei costosi vestiti!"
quasi gridai, piegandomi in due nel vederli lasciare la taverna arrancando, rischiando diverse volte di inciampare.
Cosa avrei fatto senza quelle due teste calde, non lo sapevo
Credetti dunque che, finché sarebbero rimasti al mio fianco, li avrei gratificati per tutto il bene sconfinato che, ogni giorno, mi dimostravano. L'importante, era credere.

He'll destroy your light, till last drop. { Peter Pan } || Part 1 ||Where stories live. Discover now