Chapter 40 - A really fun game.

4.8K 136 50
                                    

Ero rimasta all'interno della mia camera ─ la nostra camera; Peter non voleva che il nuovo arrivato sapesse della mia esistenza, non ancora. Lui, insieme ai nostri fedeli sperduti, era in giro per l'isola, impegnato a recitare il ruolo del bravo ragazzo che voleva soltanto aiutare l'ennesimo prigioniero a seminare i crudeli scagnozzi del temibile Peter Pan. Mi distesi lungo il lato del letto che lui era solito occupare ogni notte, volgendo lo sguardo al soffitto. Schiusi le labbra in un lento sospiro, facendo poi calare le palpebre sugli occhi.

Dopo cena, avevo visto Peter per una manciata di minuti, prima ch'egli sparisse, in preda all'euforia, oltre le imponenti querce della radura; mancava da ore, oramai. Non avevo la benché minima idea di quando avrebbe fatto ritorno e, non potendo lasciare la camera, tutto ciò che potei fare fu ingannare il tempo in attesa del suo arrivo.

Era notte fonda; stando a ciò che ricordavo, nessuno si era mai ritrovato lontano dalla propria tenda dopo il coprifuoco. L'unica eccezione, da quando il giovane Peter Pan aveva messo piede sull'Isola che non c'è, ero stata io ─ un secolo addietro. Risi amaramente, a voce bassa, in ricordo della ragazzina insolente ch'ero un tempo. Avevo lottato con ogni fibra del mio corpo per recare fastidio a Peter, renderlo furibondo, omicida, esecutore; gli avevo fatto perdere le staffe molteplici volte, spingendolo ad agire di conseguenza. Avevo odiato quel ragazzo con tutta me stessa ─ per tutto il male che aveva causato, per aver distrutto la vita di un'onesta ed umile ragazza della Foresta Incantata; ma a distanza di un secolo, nonostante tutto, l'unica cosa che fui in grado di fare ─ fu amarlo... immensamente.

( ... )

"Cosa stai─" qualcuno pronunciò a fatica; la riconobbi come la voce di Peter, soffocata da qualcosa a me sconosciuto. Non vedi nulla. Intorno a me, il vuoto... il buio totale. Provai a gridare il suo nome, terrorizzata all'idea che fosse in pericolo ma, malgrado le labbra si muovessero, non fuoriuscì alcun suono. "L'unico modo che ho per ucciderti ─ è quello di morire con te". Fu la voce di un uomo più adulto, colma di odio e cattiveria, a riecheggiare nell'aria. Le lacrime fluirono lungo le guance come un fiume in piena, il corpo venne scosso da violenti tremolii, mentre lo sguardo, attraversato dalla paura, cercò disperatamente quello del mio amato. "E adesso... adesso ─ sono pronto". L'urlo lacerante di Peter mi costrinse ad inginocchiarmi al pavimento, travolta da un dolore straziante, le mani premute contro le orecchie; l'amore della mia vita era morto.

Mi misi in posizione seduta con uno scatto fulmineo, posando una mano sul petto che si alzava e riabbassava ad un ritmo irregolare. Potetti finalmente trarre un sospiro di sollievo, una volta resami conto che si fosse trattato soltanto di un terribile incubo. "Nottattaccia?" "Peter!" quasi gridai, ampliando un sorriso. Quest'ultimo era seduto all'altro capo del letto, a torso nudo, intento a sfilarsi i pantaloni. "Ti sono mancato così tanto?" mi schernì, voltandosi finalmente a guardarmi. Mi mossi carponi verso di lui, senza lasciarmi sfuggire la velata malizia leggibile nel suo sguardo. Posai le labbra sulla sua spalla sinistra, lasciando una scia di baci da essa fino al collo. Una serie di mugolii vibrarono nell'aria, a quel tocco delicato. Portando le mani a posarsi sulla sua schiena, percepii la tensione nei suoi muscoli; "Sei sempre così teso..." sussurrai, massaggiandogli con delicatezza le spalle "Lascia che ci pensi io" aggiunsi, delineando il profilo del suo collo con il vertice della lingua.

Feci scivolare le mani sul petto lievemente muscoloso, carezzandone la pelle. Avvolsi poi il suo busto con le braccia, sorridendo nell'istante in cui le sue dita andarono ad intrecciarsi ai miei lunghi capelli. Le nostre labbra si incontrarono in un bacio lento, seducente, colmo di desiderio e, ancor prima che potessi rendermene conto, mi ritrovai con la schiena contro il morbido materasso; il suo corpo, adagiato sul mio. Portai le dita sulle guance prive di barba, lasciandomi sfuggire un verso contrariato quand'egli si allontanò dalle mie labbra. Baci caldi e umidi tracciarono linee invisibili sul mio collo, lunghe dita esperte trafficarono sulle spalline del top che, in seguito, scivolarono lungo le braccia che il ragazzo sollevò sulla mia testa mentre io, totalmente dipendente da Peter Pan, percepivo già gli effetti inebrianti del suo tocco. "Dovrebbe essere compito mio, alleggerirti da tutto questo stress accumulato" sussurrai, deglutendo a fatica quando mi intimò di stare in silenzio; amava esercitare controllo su ogni cosa ─ su di me.

He'll destroy your light, till last drop. { Peter Pan } || Part 1 ||Where stories live. Discover now