CAPITOLO PRIMO - LA MIA BEATRICE

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Mi si potrebbe chiedere cosa mi spinse ad innamorarmi di una persona così abissalmente lontana da me per carattere, abitudini e stile. Io potrei semplicemente rispondere che Amal rappresentava un canone di bellezza completamente estraneo alla classicità , ma in perfetto accordo con le mie preferenze estetiche per i tratti tipici delle razze umane che abitavano la fascia sud del Mare di Mezzo prima dell'Aggregazione. Molto più di questo, vibrava in lei una sorta di potere attrattivo recondito, qualcosa di inevitabile e persuasivo, che sembrava, al di là della distanza da questi canoni classici e letterari ai quali ero abituato per ragioni culturali, accordarsi quasi forzatamente al mio gusto. Era un po' come se questa sua forza attrattiva, questo suo modo di piacermi, mi fosse stato imposto dall'esterno, quasi contro la mia volontà . Dovetti accorgermi, ad un certo punto, che fu proprio una sua decisione quella di piacermi ed io non potevo rifiutarmi di accondiscendere a questo suo "capriccio" nei miei confronti.

Era improvvisa e imprevedibile, spontanea e ribelle, incosciente e furiosa, spensierata e altalenante negli umori. Esplodeva in risate brillanti e chiassose per poi scrosciare in pesanti e malinconiche crisi di pianto sincero. Esprimeva, nel suo pieno disequilibrio verso le convenzioni, tutto quello che io mi ero abituato, per quanto posso ricordare della mia adolescenza, a frenare tramite una pausa calibrata del pensiero. Se i miei eccessi passati erano riusciti sempre a sembrare ben collocati nei limiti di ciò che una persona comune scuserebbe, i suoi, invece, non si curavano di apparire scusabili da nessuno. Semplicemente ciò che faceva era l'esito immediato di quello che lei sentiva dentro. Tutto il resto non importava. Ciò che pensavano gli altri non importava. Le conseguenze non importavano. Il dolore che poteva colpire lei stessa o altre persone, proprio a causa di questo suo eccentrico modo di comportarsi, lo vedeva come una pura ingiustizia. Questo perché non poteva smettere di essere com'era neanche per un istante; tentare di adeguarsi alla normalità le sembrava come tradire la sua natura. Non parlava quasi mai a bassa voce e si esprimeva in modo estremamente diretto, semplice, non sorvegliato nelle costruzioni fraseologiche, per lo più utilizzando un linguaggio scurrile. Non riusciva mai ad apparire completamente seria, anche quando voleva esserlo. Preferiva ridere delle cose, spesso banalizzandole, anche se mi ero abituato a capire quando dietro questa sua finzione difensiva si celava qualcosa di più profondo. Reagiva in maniera esagerata al dolore, sia fisico che psicologico; semplicemente non riusciva a contenersi di fronte a qualsiasi acquisizione sensibile: se una cosa le toccava il cuore urlava di gioia, se una cosa le faceva male urlava di rabbia. Si annoiava facilmente e si divertiva anche per le cose più semplici e a volte stupide. Rifiutava la complessità, sebbene lei stessa fosse estremamente complessa nell'animo e nell'intelligenza. Di fronte a qualsiasi genere di problema semplicemente rispondeva sempre con comica stizza «che palleee!!», variando accento e intensità a seconda del grado di difficoltà riscontrato. Quando ero con lei tornavo, spontaneamente e quasi senza accorgermene, ad essere un diciottenne, se non proprio nella mentalità , quantomeno negli atteggiamenti. Amal era in grado di influenzarmi in maniera così profonda da potermi plasmare e riassemblare a suo piacimento, qualora l'avesse voluto, eppure non abusava mai di questo suo ascendente, anzi, faceva sempre intendere, forse appositamente, che ero io ad avere il controllo su di lei. Mi amava per vezzo, ma ne era così convinta che riusciva a convincere anche me. A volte riusciva ad essere di una tenerezza così estrema e spontanea, soprattutto nei miei confronti, che io non potevo far altro che rispondere con dolcezza a questi suoi bisogni e premure. Altre volte si abbandonava con facilità in atteggiamenti provocatori verso le persone del sesso opposto, anche se, per lo più, si trattava certamente di finzioni ben calcolate. Possedeva una mente pratica ed estremamente abile. Possedeva sempre l'ultimo modello di olofono 3D portatile e sapeva padroneggiare con estrema precisione e versatilità tutte le neo-tecnologie sviluppate dalle diverse Corporazioni. Io invece facevo fatica anche solamente a inviare un messaggio olografico e i miei maldestri tentativi di sembrare spigliato e disinvolto mi facevano solamente apparire patetico.

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