CAPITOLO DICIOTTESIMO - PER ASPERA

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Il passaggio fu notevolmente diverso questa volta. Fu semplice, istantaneo. Ero ancora lo stesso di prima ed ero ancora nell'Ade. Non sentivo alcuna differenza rispetto alla normale sensazione che si prova nell'attraversare una comune porta che dà su un'altra stanza. Forse era una prova psicologica, una sorta di prova di coraggio? Qualcuno o qualcosa voleva vedere se ero in grado di abbandonarmi ciecamente al mio destino, per l'ennesima volta? Pensai che ogni maledetto passo che compievo non fosse nient'altro che questo: un salto nel buio e nell'ignoto. Sì, una prova di coraggio: un coraggio che tuttavia sapevo di non avere. Quindi cos'era a spingermi? Era forse l'amore per Amal? Era l'ineluttabilità  di ogni tappa? Anche i bivi e le scelte che mi erano state presentate di fronte finora, in realtà , si sono sempre rivelate essere una pista a senso unico. Non muovevo il mio destino seguendo delle scelte. Semplicemente mi trovavo di fronte a delle uniche possibilità. No... non era sicuramente coraggio. Facevo quello che facevo perché non avevo mai avuto altra scelta. Tutto il mio viaggio finora era stato come l'intreccio di una storia o di un film. Ero completamente immerso, con tutti i miei sensi, in questa trama, e mi muovevo seguendo delle direzioni che era già state decise dall'esterno. Tutte le volte che avevo avuto l'impressione di una scelta, in realtà, ero stato posto di fronte all'illusione di una scelta, l'impressione di una fuga: una finta libertà. Eppure ero ancora qui. Con lo stesso scopo dell'inizio del mio viaggio: rivedere Amal, e anche se ora il suo amore era divenuto odio e disprezzo, non mi importava. Mi sarebbe bastato vederla un'ultima volta e avrei compreso... e poi? Poi basta. Ciò che sarebbe successo dopo non avevo ne la volontà  ne la forza di pensarlo.


Di fronte a me, alla distanza di una centinaia di metri, c'era un apertura quadrangolare che si affacciava sul buio. Tra me e la porta c'era una stanza molto alta, ma piuttosto stretta, illuminata da un'intensa luce bianca. Ebbi l'impressione di essere osservato. Pensai che ci dovessero essere per forza delle telecamere nascoste in diversi punti della stanza, posizionate al solo scopo di spiarmi. Dai muri laterali partivano innumerevoli fasci di luce rossa, dei laser, che saettavano in ogni direzione, ma che si muovevano sempre all'interno del limite di spazio che mi separava dalla buia apertura che vedevo in fondo alla stanza. Osservai la scena per un po', chiedendomi cosa fossero e quale effetto avrebbero avuto se mi avessero intercettato. Era impossibile passare dall'altro lato senza toccarli. Appena di fronte a me vidi un alto archivolto, sopra il quale c'era una specie di terrazza. La struttura sembrava delimitare uno spazio iniziale che i laser non potevano attraversare.


Esaminai la sala spostandomi dal lato sinistro a quello destro. Mi abbassai per controllare se si riuscivano ad intravedere dei punti vuoti che mi avrebbero permesso di passare: non c'erano. Mi posizionai appena al di sotto dell'arco, facendo molta attenzione a non oltrepassare il limite che mi avrebbe inevitabilmente esposto ai raggi. Non c'erano scale e non c'era modo di salire sulla terrazza. La stanza era immersa in un silenzio surreale, come se l'intera zona fosse totalmente e innaturalmente insonorizzata. Fui sorpreso quando mi accorsi che non riuscivo a sentire nemmeno il rumore del mio respiro. Poi riflettei sul fatto che il respiro è un'abitudine di chi è materiale e vivo, e che in realtà, in questo mondo simulato, non avevo mai veramente respirato perché non era necessario. Qualcosa si stava smuovendo dentro di me: una nuova risposta stava per saltare fuori dalle mie memorie pregresse. Era come se i ricordi sopraggiungessero grazie a improvvisi input, solamente in certe occasioni, e di fronte ad alcuni avvenimenti. Non ero ancora in grado di svincolarmi dal presente: se in un momento mi era perfettamente chiaro di trovarmi all'interno di un'illusione nel momento successivo potevo rischiare di perdermi nei ragionamenti, sprofondando nuovamente nell'oblio di un'amara realtà. Purtroppo, ogni filo del pensiero, ogni ragionamento nella mia mente suonava estremamente convincente. Eppure, consciamente o meno, fino a d'ora, ero riuscito a comprendere qualcosa, non ero sicuramente fermo al punto di partenza, riuscivo quantomeno a sguazzare e tenermi a galla nel mare di questa immensa assurdità  in cui ero immerso.

DEDALUSWhere stories live. Discover now