CAPITOLO UNDICESIMO - INTERMEZZO - DIGRESSIONE: L'AGGREGAZIONE

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Gli sporadici attacchi terroristici da parte di alcuni gruppi etnici d'estremo oriente si fecero sempre più frequenti e cruenti. Fino agli anni trenta del duemila non si assistette mai ad una vera e propria spinta in direzione bellica. L'America si fece portavoce della più agguerrita posizione antiterroristica, ma i riflettori dei media sulla questione rendevano sempre più evidente che, al di sotto delle posizioni ideali, c'erano evidenti vantaggi di ordine meramente economico per entrambe le parti. A complicare la situazione si mosse una coalizione anti-americana che comprendeva Corea, Russia e Cina. Questa coalizione sembrava appoggiare in maniera indiretta gli sforzi promossi dai fautori della Jihad, anche se, ancora una volta, il caos che si venne a creare fu il risultato dei gretti interessi di stampo economico delle suddette nazioni. Nessuna delle forze in campo era esente da colpa. Il risultato fu la Guerra dei Miscredenti.

Lo scontro durò sette anni e si mosse su i campi più disparati. Coinvolse i larga misura i mezzi telematici, ma ci furono anche numerosi scontri diretti e assassinii mirati che colpirono indistintamente sia membri del governo americano che membri della coalizione. I servizi segreti russi si permettevano il doppio gioco. Alcune delle modalità applicate sembravano replicare le strategie della Guerra Fredda.

La netta supremazia orientale al termine di questo periodo distrusse definitivamente tutti gli antichi timori verso ogni forma di superstizione religiosa e verso un Dio che in tutto questo periodo non si era mai fatto sentire. Anche se per alcuni questa triste parentesi storica sembrò l'evidente annuncio di un'imminente apocalisse, per i più era ormai giunto il tempo di abbandonare l'ipocrisia di ogni forma di fede. Paradossalmente l'idea partiva proprio da quei gruppi che avevano generato il conflitto con lo scopo originario di imporre un unico pensiero religioso in tutto il mondo. Il disgusto per quello che era un messaggio puramente utilizzato con secondi fini aveva generato una sorta di collettiva presa di coscienza.

Il risultato fu una sorta di assurdo e forse inutile compromesso. Venne confermato, tra i diritti universali dell'uomo, quello di libertà di religione puramente individuale e, parallelamente, il divieto universale di associazione religiosa e comunitaria. Nella pratica ognuno era libero di credere ciò che voleva, ma solo ad un livello puramente filosofico. Nessuno poteva più professare alcun credo. Il mondo era ateo.

Le generazioni successive, già a partire dal ventiduesimo secolo, non erano più in grado di sentire timore divino. Nessuno aveva più paura di essere giudicato nell'Aldilà . L'etica dell'individualità e della superiorità dell'Uomo, come creatura prediletta del Creato, non aveva ragion d'essere. Sebbene l'umanità continuasse a considerarsi superiore rispetto agli altri esseri viventi (e sarebbe sembrata assurda quasi a chiunque l'idea che una formica o un filo d'erba potesse avere pari diritto di esistenza rispetto a un uomo), alcune delle remore legate all'immoralità delle sperimentazioni genetiche sul soggetto umano vennero a blandirsi. In breve si giunse alla conclusione che, una volta venute meno le ragioni religiose e una volta caduto il mito dell'individualità , non c'era più alcun motivo che potesse rallentare l'idea di un possibile miglioramento dell'esistenza umana sfruttando anche questa risorsa, lasciata da parte proprio a causa di ragioni etiche che non avevano più senso di esistere.

Ci fu una vera e propria rivoluzione biotecnologica che portò in poco tempo verso una rapidissima evoluzione dell'eugenetica. Proprio come aveva prospettato Habermas, che appena agli inizi del duemila aveva evocato uno scenario che trovava infine compimento circa cento anni più tardi, vi furono tutta una serie di esperimenti in campo medico sulla cura di malattie congenite. L'idea era giustamente quella di curare e migliorare le condizioni di vita di tutte le persone che, loro malgrado, si trovavano ad avere disturbi legati a genomi difettosi. Presto si cominciò a modificare il codice genetico umano permettendo così di evitare a priori questa casistica. Poi si pensò che non potesse esserci nulla di sbagliato nell'idea di migliorare alcune delle qualità degli esseri umani, come le capacità atletiche o intellettive, grazie all'applicazione mirata di queste scoperte. Infine si giunse a veri e propri interventi, preventivi e non, di tipo puramente estetico. Tutti potevano generare figli sani, belli e intelligenti grazie alle favolose scoperte dell'eugenetica. Si era riusciti a raggiungere un tale controllo applicativo di questa scienza che si era reso possibile intervenire direttamente su difetti già presenti e rimuoverli: era sufficiente lasciare che il corpo si adattasse gradualmente alla cura. Tutto questo processo sembrava non avere delle vere e proprie conseguenze negative dal punto di vista medico. Non c'erano effetti collaterali ne fisici ne mentali. Anche se verosimilmente errori ce ne furono molti, nessuno lo venne a sapere, o tutti fecero finta di non vedere. I risultati erano straordinari e giustificavano ogni vita rovinata o stroncata.

DEDALUSWhere stories live. Discover now