IX

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Mustafà scese abilmente da cavallo, lasciando le redini ad uno degli stallieri. Zafiraa fece lo stesso, rivolgendo almeno un piccolo sorriso al giovane ragazzo, che arrossì.
Il principe bipolare, nel frattempo, era scomparso all'improvviso ed ella dovette correre per cercare di raggiungerlo e cercare di capire che cosa gli era passato per quel testone.
Lo afferrò per il braccio, cercando di farlo fermare, ma lui continuava a camminare, trascinandosi la ragazza appresso.
-Ti vuoi fermare, stupido testone? - Urlava Zafiraa. Tutti i servitori e le guardie li guardavano, alcuni sembravano addirittura essere spaventati dal modo in cui lei parlava al suo padrone. Non si udivano certe urla per il palazzo da vent'anni circa, da quando il Gran Visir era morto.
-Non intendo fermarmi e non intendo parlare con te al momento, stupida ragazzina. - Mustafà scrollò il braccio, continuando per la sua strada. Zafiraa si fermò per qualche secondo, allibita. Ma era impazzito all'improvviso?
-Mustafà, ti vuoi fermare, cazzo! - Le serve la guardarono come se avesse appena ucciso un uomo davanti a loro e la faccia che fecero in seguito, fu impagabile ai suoi occhi, un mix tra il terrorizzato e l'indignato. Infatti Zafiraa cominciò a correre e si buttò sopra l'erede al trono del Sublime Stato Ottomano, placcandolo per terra. - Ti ho fermato finalmente, stronzo. Adesso dimmi che diavolo ti è preso! -
La scena sarebbe stata anche abbastanza esilarante se quei due fossero stati due persone diverse, se Mustafà non fosse stato il principe ereditario e se il sultano e la sultana non si fossero materializzati all'improvviso davanti loro, trovandoli in quella posizione scomoda. Ovvero Mustafà in posizione prona per terra e Zafiraa sopra di lui, con le mani strette intorno ai suoi capelli per guardarlo negli occhi. E come se non fosse bastato quello, i due si minacciavano e si prendevano a parolacce come una vecchia coppia di sposati.
-Bene, devo dire che questa era l'ultima cosa che mi sarei aspettata di vedere quest'oggi. - Fu Hurrem a commentare per prima, con un mix di veleno e disprezzo. Era bellissima come al solito e i suoi capelli rossi erano stati intrecciati in una semplice acconciatura, sulla quale scintillava la corona. Era tutta seta rossa pregiata, scintillio di gioielli e disprezzo per il genere umano. Una bufera di neve pronta ad inghiottire il mondo. - Dov'è mio figlio?-
I due si apprestarono a rialzarsi e Zafiraa si inchinò, sbirciando il sultano con la punta dello sguardo, che la osservava, pallido e quasi impaurito.
Doveva essere stato un bell'uomo, in passato, e notava la forte somiglianza con il figlio. Stessi capelli nerissimi e occhi scuri, barba folta e lunga, stessa altezza e stazza possente. Aveva tutta l'aria di essere un sultano, per come si vestiva e dal modo in cui i suoi occhi la soppesavano. Emanava, se possibile, ancor più potere di sua moglie Hurrem.
Sembravano una vecchia coppia sposata, il modo in cui camminavano, il modo dolce in cui si parlavano e il leggero sorriso che incorniciava loro le labbra quando erano assieme, persino il modo in cui si vestivano. Avevano dietro di loro tanti anni di matrimonio, amore, ma anche sofferenza e dolore. Quello, quello era la prima cosa che si poteva notare negli occhi chiari di lei e scuri di lui. Dovevano aver versato tante lacrime, se recentemente o tanto tempo prima, quello non sapeva dirlo, non conosceva la loro storia. Ma adesso erano felici.
La loro storia d'amore sarebbe durata nel corso dei secoli, nessuno l'avrebbe dimenticata e Zafiraa in un certo senso li invidiava, perché voleva essere fortunata come loro e avere una persona che l'avrebbe amata in modo incondizionato come quei due si amavano.
-Ibrahim... - Sembrò sussurrare la voce possente del sovrano. Zafiraa alzò lo sguardo, guardandolo negli occhi e il sultano fu come colpito da qualcosa, tant'è che le si avvicinò, scostandole i capelli dal viso. Aveva la mano grande e piena di anelli, pesante, ma liscia. - E' incredibile. Sembra essere uscita dalla sua costola... -
-Amore mio, ma che cosa dici? E' solo una serva. Ti sarai confuso con qualcun altro. - Hurrem sembrò deglutire all'improvviso e sembrava un criceto i trappola. Ma questo solo per pochi secondi, poiché allontanò il marito da Zafiraa, riassumendo la sua solita espressione. - Mi volete spiegare che cosa stavate facendo per terra? Mustafà, dovresti cercare di tenere a bada le tue serve e magari punirle quando è il bisogno. -
-Vedo che ella ha un brutto caratterino. - Il sultano rise, guardando prima la moglie, poi il figlio. - Mi ricorda qualcuno, amore mio, una certa rossa dalle manie di protagonismo. -
Hurrem gli sorrise, scuotendo il capo. Aveva una eleganza e una bellezza che Zafiraa non avrebbe mai avuto. - Fatto sta, che non può dare spettacolo davanti tutti i servi e le guardie. Con lei ci può fare ciò che vuole, ma non è modo di comportarsi. Non le dare troppa corda, Mustafà. -
-Zafiraa è di mia proprietà e io so come comportarmi con lei. E' molto testarda, questo è vero, ma dopo una degna punizione, saprà come comportarsi. Impara in fretta. -
Hurrem annuì. - Comunque ti stavamo cercando, Mustafà. Io e tuo padre vorremo parlarti di una questione importante. Riguarda il tuo futuro. -
-Certo, vado a darmi una ripulita e sarò subito da voi. Padre, Hurrem. Zafiraa, vieni. - Mustafà si inchinò e Zafiraa fece lo stesso, seguendo il suo padrone.
Era incredibile! Avevano parlato di lei come se fosse stata un oggetto, un pezzo di carne senza anima e senza sentimenti.
Il principe continuava a camminare, senza degnarla di uno sguardo e senza rivolgerle la parola, fin quando non arrivarono nella sua camera.
Egli diede di matto, buttando armi e vestiti per terra e rimanendo solo con i pantaloni neri e gli scarponi.
-Sei contenta adesso, Zafiraa? Mi hai appena messo in ridicolo davanti tutto il palazzo, davanti a mio padre e soprattutto davanti a quella maledetta puttana! - Sbraitò, tirando un calcio al letto a baldacchino, che tremò in maniera preoccupante. - Che cosa devo fare con te? Ti ho offerto la mia amicizia, una tregua e tu mi ripaghi così? Ti devo la vita, è vero, ma non a questo prezzo. Sei talmente sconsiderata e stupida a volte, da farmi innervosire! Dovrei ricordarmi più spesso dell'età che hai! -
-E tu avresti dovuto fermarti e parlarmi! Sei impazzito all'improvviso, mi hai tirata via e sembravi essere appena uscito da Dio sa cosa! - Mustafà la guardò, alzando un sopracciglio.
-Non è una motivazione, cazzo! Non siamo più in campo di battaglia che puoi mettermi le mani addosso, placcarmi così in mezzo a tutti, senza passarla liscia. Sai, che se non fosse arrivato mio padre, le guardie ti avrebbero spedito direttamente nelle segrete? E se mio padre non provasse chissà quale simpatia per te, ti avrebbe riservato un destino ben peggiore. -
-Sono in grado di proteggermi da sola. -
-Smettila, Zafiraa, smettila di fare la superdonna. Non la dai a bere a nessuno. - Mustafà sospirò, cercando di calmarsi. - Devi solo finirla, va bene? E devi farti entrare in quella dannata testaccia che in un palazzo ci sono delle gerarchie da rispettare, così come c'erano sulla tua nave. Io sono quello che tuo fratello era e tu non sei nient'altro che un dannato moccio. Il rispetto, solo questo ti chiedo. Cerca di dimenticare i tuoi dannati modi da pirata ubriacone, perché in quel mondo non vi tornerai mai più. Forse dovrei ricordartelo più spesso. -
-Quindi dovrei smettere di essere me stessa? Dovrei dimenticare la libertà che avevo una volta? Fingere... è questo che mi chiedi? Essere una persona che non sarò mai? Mi stai anche dicendo che morirò tra queste quattro mura, dietro il tuo dannato culo turco? -
-Esatto, sto dicendo proprio questo, Zafiraa. E prima te ne renderai conto e ti metterai l'anima in pace, meglio sarà per tutti noi. Io, soprattutto. Il mio posto a palazzo è in gran pericolo, devo essere perfetto e tu me lo rendi molto difficile. -
-Io? Io sono solo una serva. Un moccio. L'ultima della catena alimentare, come hai appena finito di ripetermi. -
-Ti piacerebbe esserlo e mi piacerebbe pensarlo fino in fondo. Ma per te sono andato oltre più del dovuto. Avrei dovuto picchiarti ora, per farti capire la lezione, invece di parlarti. Io non discuto con i servi, non sono amico dei servi e soprattutto non sono in debito con loro, facendomi scorrazzare come una guardia per i boschi. Avrei dovuto ucciderti e non portarti qui di nascosto con tuo fratello. - Mustafà sospirò. -Quindi no, non sei solo una semplice serva, come ti ho già ripetuto, l'altra volta in camera di mio fratello. -
Zafiraa gli si avvicinò, prendendo uno dei completi di Mustafà e aiutandolo a metterselo. Mentre gli abbottonava la camicia, lo guardava, cercando di trovare le parole.
-Scusami, non avrei dovuto comportarmi in modo così infantile. Spesso mi dimentico ciò che sono e il mio posto, non accadrà mai più, o almeno non in presenza di persone. - Mustafà annuì, afferrandole una ciocca di capelli, mentre lei finiva di sistemarlo, chiudendogli i lacci dei pantaloni scuri.
-Tutta questa situazione mi farà diventare pazzo. -

Rinnegati: Neve e FuocoWhere stories live. Discover now