XV

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"Roxelana è incinta. E' mio. Siamo spacciati. Credo che sia la notizia più bella di tutta la mia vita, ma allo stesso tempo non doveva accadere. Se solo il bambino dovesse nascere e dovesse anche solo lontanamente somigliarmi, io e lei saremmo morti; la furia di Selim ci seguirebbe fino alla tomba. Devo trovare un modo. Questo bambino, agli occhi del mondo, non deve nascere. 
Ho fatto anche un sogno strano oggi... Ho sognato una ragazza dai lunghi capelli bianchi e ho questa sensazione strana, che ella sia mia figlia. Roxelana è stata maledetta dalla strega e anche i suoi figli. La morte aspetta lei e il primo frutto del suo più grande amore... Non sono uno superstizioso, ma dopo il dono di Fiammetta, non so che cosa pensare. Che sia io il più grande amore di Roxelana? Non ho la presunzione di pensarlo, ma lei, per me, lo è e lo sarà per sempre.”

Hurrem si recò in camera di suo figlio Mehmed. Era da fin troppo tempo che non passava del tempo con lui, tra tutte le cose che stavano succedendo e anche perché ormai che stava meglio, Mehmed non passava quasi mai del tempo chiuso fra quattro mura.
Lo trovò steso sul letto con un libro tra le mani, assorto nella lettura. Guardandolo, la donna aggrottò le sopracciglia, le sembrava di averlo già visto da qualche parte.
-Buongiorno, figlio mio. -
-Madre. - Il ragazzo la guardò, chiudendo il libro di scatto e poggiandolo accanto a sé. - Volevo parlare proprio con te. Siediti. -
Hurrem fu spiazzata da quella affermazione, per quel motivo fece come suo figlio le ordinò, trascinando una sedia, accanto al letto del ragazzo. Cercò di controllare il respiro, come faceva ogni volta che i polmoni le davano fastidio.
-Dimmi, amore mio, ti ascolto. - La rossa afferrò la mano del ragazzo, baciandogli il palmo. Era così fragile, così piccolo per soffrire, si meritava solamente l'amore di tutto il mondo. Era il suo bambino, il figlio preferito, la sua prima gioia.
-Di chi sono figlio? -
La sultana divenne ancora più pallida di quanto non fosse nell'ultimo tempo. Perse tutti i colori dal viso e assunse un colorito verdognolo.
-Come, scusa? Ma che domande sono?! - Cercò di mantenere la calma, deglutendo. Come faceva a saperlo?
-Non fare la stupida, madre, perché è l'ultima cosa che sei. - Mehmed si schiarì la voce, leccandosi le labbra. - E da come ti stai comportando, credo che il mio sospetto sia reale. -
-Chi te lo ha detto? -
-L'ho letto sul diario di Ibrahim o dovrei forse chiamarlo padre? -
Hurrem sgranò lo sguardo, portandosi una mano sul cuore. Si alzò, tappandogli la bocca con le mani. Sembrava che qualche demonio l'avesse posseduta all'improvviso. - Abbassa la voce, stupido di un ragazzo! Non lo sai che anche i muri hanno le orecchie?! Se si dovesse venire a scoprire una cosa del genere... -
Mehmed si dimenò, spingendo via la madre; le lacrime che volevano uscire dai suoi grandi occhi, ma che lui cercava di trattenere. L'ultima cosa che voleva in quel momento era mettersi a piangere e Hurrem lo sapeva. Il suo piccolo Mehmed odiava piangere davanti alle persone. Lo abbracciò, , stringendolo proprio come faceva quando di notte, avevano paura dei temporali.
-Tuo padre è il sultano e nessun altro. I figli sono di chi li cresce. -
-Ma se non fosse morto, mi avrebbe cresciuto! E adesso tutta la mia vita è una menzogna. Mi hai rovinato, madre, tu e tutta questa faccenda. Se fossi rimasta al tuo posto, se non ti fossi immischiata con il migliore amico di tuo marito, adesso tutto questo non sarebbe successo! -
-Ma tu non saresti mai nato! -
-E a chi importa! Sono solo un rottame, abbandonato in un angolo, madre! -
-Mehmed, ascoltami... -
-No vattene! Vattene! Non voglio vederti mai più, vattene! -
Mehmed la spinse via, in lacrime. Anche Hurrem lo era e cercava in tutti i modi di accarezzarlo, ma senza successo. Il figlio la respingeva ogni volta.
-Mehmed... -
-Vattene! -
Hurrem lo guardò, ma fece ugualmente come le venne detto.



Bayezid trovò la ragazza da sola a vagare per i corridoi. Fra le braccia reggeva un cumulo di stoffa enorme, più grande di quanto fosse possibile per il suo peso.
-Zafiraa! - La chiamò, facendola fermare. La ragazza gli sorrise innocentemente, inchinandosi. – Da quanto tempo non ci si vede! -
-Ho avuto molto da fare, mio principe. Vostro fratello deve sposarsi e io sono la sua serva, per cui ho molto da fare. -
-Certo, lo comprendo questo. - Bayezid guardò la mano sinistra della ragazza, sull'anulare c'era un anello. Il viso del ragazzo divenne immediatamente paonazzo. Sua madre gli aveva raccontato il vero e non aveva mentito! Quella maledetta serva malata si era sposata con il suo fratellone maggiore!
Fu invaso da una tale rabbia omicida, che in un impeto d'ira scagliò tutta quella stoffa che Zafiraa aveva tra le braccia per terra, la prese per i capelli e la scagliò contro il muro, inchiodandola. La ragazza trattenne il respiro, essendosi fatta male alla schiena.
-Sei solo una piccola puttana approfittatrice E pensare che avrei potuto cadere nei tuoi giochetti! -
-Ma che cosa dite, quali giochetti? - Gli occhi verdi della ragazza lo guardarono; anche lei aveva l'aria parecchio incazzata e stava cercando di dimenarsi in tutti i modi.
-La verità, Zafiraa. Ho visto l'anello e tutti sanno di voi, persino mio padre. Il matrimonio con Fatma sarà anche saltato per colpa di voi due, ma mio fratello Selim sta arrivando dal suo castello per prendere il posto di Mustafà. Adesso è lui l'erede al trono, il primo. -
-Ma che cosa dite! C'è Mehmed prima di lui. -
-Ma fammi il favore! E' solo un povero storpio malato. Non è in grado di essere il prossimo discendente. Quelli come lui venivano uccisi alla nascita. Mio padre ha buon cuore e ha deciso di lasciarlo vivere. -
-E' pur sempre vostro fratello, come potete parlare così di lui! -
-Non m'importa nulla di lui, potrebbe anche morire e non me ne importerebbe niente. Adesso tu vieni con me, mia cara. Ci divertiremo insieme, mentre tuo marito viene brutalmente torturato e poi chissà, magari ammazzato come un animale! - Bayezid rise di gola, avvicinando il naso ai capelli della ragazza e annusandoli. Zafiraa si mosse velocemente, colpendolo con una ginocchiata nell'addome. Cercò di scappare, ma Bayezid piegato dal dolore e in preda alla furia, chiamò le guardie che la circondarono all'istante, colpendola con il manico della spada in testa. Zafiraa cadde come un corpo morto per terra , i capelli banchi si colorarono di rosso.
Bayezid si rialzò, vittorioso e sorrise. O era sua o di nessuno.

Rinnegati: Neve e FuocoWhere stories live. Discover now