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La mattina seguente, i tre Carter e Nora si rincontrarono in cucina, pronti per la colazione.
Quello che i due ragazzi notarono particolarmente quella mattina fu l'ingresso disinvolto di Nora, che aveva esordito con un "Buongiorno a tutti" mostrando una camicetta da notte molto striminzita.
«Come stai?» chiese a Jacquelyn.
«Tutto sommato, bene. La sbronza è passata» rispose e le offrì una tazza di caffè.
Lei si sedette su uno sgabello e iniziò a sorseggiarlo. «Jeremy, ieri sera sei entrato in macchina un po' fatto, o sbaglio?» chiese al Carter più piccolo.
«No, ero solo ubriaco» ridacchiò lui, timido.
«Allora presumo che tu ti sia divertito alla festa»
«Abbastanza» ammise.
Nora gli sorrise e continuò a sorseggiare il suo caffè, accavallando le gambe; nel modo di compiere questo movimento, però, la camicetta le scivolò leggermente sull'interno coscia, e Jeremy lo notò subito.
«Quanto è bella» sussurrò, portandosi la tazza alla bocca.
Ian, sentendolo, lo guardò, cercando di capire di cosa stesse parlando. «Come?»
«Te ne parlo più tardi» gli sussurrò, scendendo dallo sgabello. «Adesso devo vedermi con i miei amici. Ciao Nora!» disse e se ne andò.
Jacquelyn si mise a ridere e guardò la sua amica. «Mi chiedo se mai gli passerà»
«Ma cosa?» chiese Ian, mentre Nora si preparava alla bomba che stava per esplodere.
«Non lo sai?» gli domandò la sorella. «Jeremy è innamorato di Nora.»
'Boom'.
Ian a quel punto spostò lo sguardo su Nora, che lo stava già osservando da qualche secondo.
«Che vuol dire, scusa?»
«Che non ha ancora trovato il coraggio di dichiararsi e perciò continua a morirle dietro» continuò Jacky.
«Da quanto?» domandò, serissimo in viso, ma Jacky non se ne accorse perché era impegnata a preparare il caffè.
«Oh, praticamente dal primo giorno in cui l'ha vista»
Nora sorrise sotto i baffi e guardò Ian alzarsi e andarsene.
Quando Jacky si voltò, infatti, non lo vide. «Ma dov'è andato?»
Lei fece spallucce. «Non so, forse in bagno»
Dopo la colazione, Nora fece una doccia e si preparò per andare al lavoro; prese le sue cose e andò di sotto per prendere la giacca, ma notò Ian uscire di corsa. Perciò lei si affrettò a seguirlo.
«Hey! Mi dai un passaggio al New Grill?» gli chiese e lui la fulminò con lo sguardo. «Wow, sei proprio arrabbiato» osservò e salì sulla sua macchina.
Ian si mise al volante e non perse tempo a partire.
Non aveva ancora detto una parola perciò Nora lo guardava, in attesa che parlasse. «Te l'avevo detto che mi avresti odiata»
«"Te l'avevo detto"? Noi due ci siamo baciati, io scopro che piaci a mio fratello e tutto ciò che tu sai dirmi è "te l'avevo detto"?»
«E che dovrei dirti?»
«Che ti dispiace»
«Cosa dovrebbe dispiacermi?»
«Di avermi mentito!»
Nora iniziava ad agitarsi. «Se non l'avessi fatto non ti saresti mai lasciato andare»
«Ed era così che doveva andare!»
«Non era ciò che avresti voluto!»
«Ma che ne sai tu di ciò che voglio io?»
Nora rise. «Credi che non abbia notato il modo in cui mi stringevi mentre ti baciavo?»
«Ti prego, smettila»
«Certo, non vuoi sentire la verità»
«Non voglio sentire te! Sono incazzato, per favore lasciami stare»
«Fa' come ti pare, Ian. Io stavo solo cercando di farti un favore»
«No, tu stavi solo cercando di ottenere quello che volevi, volevi far litigare me e mio fratello. L'hai detto anche tu, ti piace che le persone litighino per te.»
«Tu fai il grande con gli altri ma con la tua famiglia fai tutto il carino, non è così? Ian, non devi far vincere sempre loro, lo capisci?»
«Non litigherò con mio fratello per una ragazza, soprattutto per te»
«E io mi ricorderò delle tue parole» gli rispose lei e, detto questo, calò il silenzio.

Jeremy tornò a casa nel pomeriggio e trovò Ian sdraiato sul divano, intento a leggere un libro.
«Giochi ancora a fare l'intellettuale? Guarda che mamma e papà non ti stanno guardando» disse al fratello maggiore.
Ian distolse lo sguardo dal libro e si mise a ridere. «Per quanto possa sorprenderti, leggere mi rilassa»
«C'è qualcosa che ti stressa?»
Ian avrebbe voluto non rispondere. «Nulla di particolare.» disse. «Perché non ti siedi con me?»
Jeremy gli sorrise e si sedette accanto a lui.
«Detto tra noi... fumi?» gli chiese Ian.
L'altro ridacchiò e ammise che lo faceva di nascosto con gli amici; perciò lui gliene offrì una e fumarono entrambi.
«Non parliamo da tanto, non pensi?» disse al fratello minore.
«Beh, sì, tu sei sparito» osservò. «immagino alla ricerca di donne»
Ian rise. «Se le chiami "donne" mi sento adulto. Ti ricordo che sono ancora un ragazzo, a cui piacciono le ragazze»
«Pensavo ti piacessero le donne più grandi di te» ammise l'altro.
«Una volta, alla tua età era così» disse e fece un tiro. «ma col tempo, crescendo, ti rendi conto di essere attratto dalla giovinezza, da una vitalità che senti svanire piano piano dalla tua vita»
Jeremy rise. «Fratello, se parli così sembri davvero un adulto» disse e Ian rise con lui.
Poi gli disse: «E tu invece? Che mi dici?»
«Oh, io... io credo di avere le stesse tendenze che avevi tu alla mia età» ammise.
«E cioè?»
«Beh... ricordi stamattina? Quello che ho detto sottovoce, a colazione»
Ian fece finta di pensarci a fatica, poi disse: «Ah sì, quella cosa a proposito dell'amica di tua sorella. Ma non preoccuparti, commenti di quel genere li facciamo tutti noi ragazzi.»
Jeremy si imbarazzava. «No, ecco, il punto è che... 'Dio, sei forse la prima persona a cui lo confesso. Io provo qualcosa per Nora.»
Ian sentì i muscoli del suo corpo irrigidirsi. «Davvero?»
«Sì!»
«Ma non è una stronza?»
«Può sembrarlo. Sì, fa la stronza con gli altri, ma quando è insieme a Jacquelyn e scherzano insieme, dovresti vedere quanto è carina» disse. «Sono sicuro che ha solo bisogno di fidarsi.»
Ian però fissava qualcosa davanti a se e rimaneva in silenzio.
«E tu niente, allora? Tanti anni alla ricerca di belle ragazze e ancora nessuna è riuscita a incastrarti?» chiese al maggiore.
Ian gli sorrise, realizzando di essersi pentito di aver preso quel discorso; avrebbe preferito fingere di non sapere nulla.
«Non ho ancora avuto l'onore di conoscere una ragazza che sia intelligente quanto bella»
Jeremy fece un sorriso. «Sono sicuro, però, che non hai problemi ad affascinare le ragazze»
«Affascino sempre, però, le ragazze sbagliate» specificò Ian.
«Le ragazze sbagliate affascinano sempre te» lo corresse, però, il fratello e la sua frase lo fece pensare. Lo guardò e si misero a ridere.
«Vado a fare una doccia» disse Jeremy alzandosi, mentre Ian prese il cellulare e inviò un sms a Nora: "Vediamoci stasera, devo parlarti".

Ian parcheggiò l'auto in uno spiazzale, dove trovò Nora ad aspettarlo tutta sola.
«Non dovresti essere qui da sola» le disse, andandole vicino.
«Sono appena arrivata, ti ho visto in macchina»
«Come sei venuta?»
«Mi ha accompagnata il mio nuovo ragazzo, quello che ho conosciuto stamattina» scherzò, seria. «Mi ha accompagnata Meredith, chi altrimenti?»
«Non sei simpatica»
Nora sorrise. «Noto con piacere che inizi finalmente a darmi ragione»
Ian scuoteva la testa, sempre più nervoso. «Non capisco cosa ti entusiasmi dell'essere disprezzata dalle persone»
«Tu non mi disprezzi, non saremmo qui altrimenti»
«Sono qui perché ho parlato con Jeremy»
«E che ti ha detto? Ti cede la principessa malvagia o ti sei semplicemente limitato a consigliargli di trovarne una buona?»
«Sei proprio strafottente»
«Già, e tu sei uguale a me... forse un po' più sensibile, ma sei come me»
Lui la guardava con disprezzo. «Sei così maledettamente stronza, e ti odio per questo»
«No, non è per questo. Tu mi odi perché, nonostante io sia così, io a te piaccio. E dopo che l'avrai ammesso a te stesso, non saprai chi odiare per avere un debole per la ragazza di cui è innamorato il tuo fratellino»
«Fottiti, Nora» disse lui, si spazientì e la superò, ma lei lo fermò per il braccio e lo fece voltare. Lo guardò negli occhi e lui avrebbe scatenato l'inferno in quel momento. Lui fece per strattonare il braccio ma la presa di lei era forte, e si avvicinava a lui in modo pericoloso, mentre le sue labbra comandavano sotto i suoi occhi.
«Vedi? Ecco cosa intendevo quando dicevo che tu sei più sensibile di me» sussurrò, il suo fiato gli sfiorava le labbra.
«Lasciami»
«Sei un uomo, Ian. Hai abbastanza forze per liberarti il braccio e tornartene a casa»
E lui ancora non capiva perché si comportasse in quel modo con lui.
«Perché cerchi di farti odiare?»
«Non è all'odio che miro. Ma facendoti arrabbiare... in questo modo non riusciresti a toglierti dalla testa il mio nome... e questa cosa mi piace»
Lui scosse la testa, strattonò il braccio e voltandosi si allontanò, mentre Nora guardandolo metteva le mani nelle tasche posteriori dei jeans, e le veniva da ridere pensando che la sua auto era dietro di lei e non nella direzione in cui stava andando lui.
Ian si allontanava, stringendo i pugni e pensando di voler stringere qualcos'altro, qualcosa di più sostanzioso forse, che avrebbe potuto soddisfare i suoi sfoghi, e perciò cercava di affondare ancora di più le dita nella sua stessa carne.
Si ritrovò a rallentare, stanco di sentirsi così arrabbiato, stanco di mettere sempre gli altri prima di sé e stanco di dover fingere che Nora non avesse alcun effetto su di lui.
Perciò arrivò a fermarsi, poi si voltò e camminando velocemente tornò indietro. Nora rimase ferma a guardarlo, e anche in viso era seria, ma con la sua mente vagava e pensava di volerlo da morire.
Ian, invece di mirare alla portiera, andò da lei, l'attirò a sé e si gettò sulla sua bocca. La baciò con foga, impazienza, come se fosse affamato di lei e lei potesse staccarsi; perciò la teneva, le mani sulla sua schiena e la premeva contro il suo corpo.
Nora però non voleva respingerlo, non ne aveva proprio intenzione, anzi gli mise le mani intorno al collo e lo attirava a sé.
È difficile spiegare quel bacio: oscillavano, prima verso uno, poi verso l'altro, e si baciavano come se volessero mangiarsi, si mordevano le labbra a vicenda.
E più si baciavano, più Ian sentiva quel desiderio di sfogarsi, e più Nora diventava un anti stress tra le sue mani.

Good girls better get bad.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora