t h i r t e e n .

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Nora tornò a casa Collins dopo settimane e quando lo fece il clima che trovò non fu dei migliori. Jeremy, nervoso per la scuola, se la prendeva con i fratelli maggiori, Ian era turbato dalla situazione che si era creata a causa di Nora e Jacquelyn a stento sopportava il comportamento strano dei fratelli.
Tuttavia Nora riusciva a far tornare il sorriso a tutti, a chi per un motivo, a chi per un altro. Lei, infatti, era smagliante come al solito, e la sua aurea di spensieratezza rassicurava i Carter.
«Come mai da queste parti?» le domandò Ian, mentre si radunavano tutti in cucina per sgranocchiare qualcosa.
«Mi mancavano i miei fratelli preferiti» rispose lei, facendoli sorridere tutti e tre, anche se soltanto Ian colse la malizia delle sue parole. «E meno male che sono venuta, perché vi vedo spenti»
Jacquelyn fece una smorfia. «Non ho idea di cosa abbiano ma ormai qui dentro non si fa altro che litigare» borbottò.
«Ma Nora arriva sempre per migliorare le cose» disse lei, guardando il maggiore dei fratelli e poi il più piccolo. «J, tu? Tutto bene?»
Jeremy fece un sorriso. «Adesso sì»
«Proprio come pensavo» rispose lei, voltandosi verso gli altri fratelli. «Per quietare questo momento critico tra di voi, ho pensato che sarebbe terapeutico passare del tempo insieme al di fuori dalla vostra reggia.»
«E che vorresti fare?» le domandò Jacquelyn, sollevata dall'idea di cambiare aria.
Nora fece spallucce. «Andiamo a fare shopping... e di sera ceniamo fuori in qualche bel locale» propose. «a patto che nessuno lo dica a Meredith.» scherzò e li fece ridere tutt'e tre.
«Per me si può fare» disse Jacky.
Anche Jeremy era d'accordo, ovviamente. «Io ci sto»
A quel punto tutti guardarono Ian. «Io sono il fratello maggiore e sono costretto... devo badare a voi» scherzò e si beccò un pugnetto sulla spalla da parte del fratello.

Stavano girando in quel centro commerciale da due ore già, quando finalmente Nora e Jacquelyn entrarono felici in un negozio di abbigliamento femminile, il primo di quella giornata, perché non avevano voluto far annoiare i ragazzi.
«E noi che facciamo?» chiese Ian a entrambe e Jacky fece spallucce, mentre Nora li invitò a entrare con loro.
«Che dovremmo fare noi qui?» le chiese Ian, sottovoce, mentre si addentravano tra le file di vestiti.
Nora gli rivolse un sorriso divertito. «Mi aiuti a scegliere qualcosa di carino»
Lui la guardò come per dirle qualcosa ma finì per sospirare. «Basta che poi la indossi per me»
«Non credi che ai tuoi fratelli sembrerebbe strano vedermi arrivare in casa vostra con un vestito da sera?»
«Beh, magari potresti venire a cena con me» le disse e Nora inarcò le sopracciglia.
«Ian Carter, mi stai davvero invitando a cena? Lo ammetto, sono sorpresa» rispose lei. «Ma almeno sono contenta che i sensi di colpa verso il fratellino siano passati»
Ian sorrise poco, e chinò il capo. «Non è proprio così» disse ma Nora fece spallucce.
«Mi sta bene comunque» gli sussurrò, con un sorriso malizioso.
Nel frattempo Jacquelyn aveva già raccolto alcuni capi da provare, e li faceva tenere a Jeremy che, poverino, veniva piano piano sommerso dai vestiti.
«Ma come fa a scegliere così in fretta?» si chiese Nora, che non aveva ancora scelto nulla.
«È sempre stata una malata dei vestiti» le disse Ian, che invece rimaneva sempre vicino a lei. E Jeremy questo l'aveva notato. Inutile dire che gli dette molto fastidio.

Ebbene successe, Ian invitò Nora a cena una sera, in un ristorante molto raffinato e lontano dalla città. Nora indossava un tubino nero, aveva preferito vestirsi in modo semplice, e ne parlava con Ian una volta arrivati al tavolo.
«Pensavo che avresti messo il vestito rosso» le disse lui. «quello che abbiamo comprato insieme»
«Non volevo niente di impegnativo. E poi non credo di aver bisogno di un abito rosso per apparire» gli sorrise con uno sguardo malizioso.
Ian ridacchiò, abbassando lo sguardo, non poteva contraddirla. «Beh, ammetto che te la cavi anche senza»
«Senza l'abito rosso o senza vestiti in generale?» gli domandò e Ian ridacchiò di nuovo, pensando a quanto lo eccitasse la sua malizia.
«Ti ricordo che non ho ancora avuto l'onore»
Nora sorrise compiaciuta. «Mi fa piacere che parli in prospettiva futura» mormorò e Ian pensò di essersi fregato con le sue stesse parole.
Si fecero portare una bottiglia di vino bianco e iniziarono a sorseggiarlo nell'attesa che gli portassero la cena.
«Sai a cosa pensavo oggi?» le chiese. «Che non mi hai mai spiegato realmente perché sei venuta qui»
«Qui a cena?»
«No, a Toms River» disse. «Mi hai solo detto di esserti stancata del tuo passato ma sono sicuro che ci sia un motivo»
Nora scosse la testa. «Non ce n'è uno in particolare. Sono tanti, i motivi, accumulati negli anni. Semplicemente non vedevo un motivo per cui restare lì.»
«Ma non avevi amiche?»
Nora ridacchiò. «Credo che siano felici che mi sia tolta dai piedi» mormorò, sorseggiando poi del vino.
Ian, però, non capì. «Perché dovrebbero?»
«A nessuno di loro andava giù che io piacessi a qualunque ragazzo per cui loro avessero una cotta» disse sospirando. «Come se la colpa fosse mia»
Ian la guardava stupito. «Molto stronza da dire» osservò ma Nora fece spallucce.
«È la verità, che posso farci?»
Lui annuiva. «Quindi piacevi a tutti?»
Lei lo guardò, e poi ridacchiò. «Beh, sì... e all'inizio è stato anche imbarazzante. Voglio dire, erano mie amiche, non era bello vedere i loro ragazzi fare i cretini con me»
«E poi?» le chiese lui. «All'inizio era imbarazzante, e dopo?»
Nora fu sorpresa che gli interessasse. «Mi piaceva. Tutte quelle attenzioni... mi facevano rendere conto di quanto poco fossi apprezzata dalle persone che frequentavo. Perciò non mi volevano solo perché sono bella, piuttosto c'era qualcuno che aveva capito che io avessi qualcosa in più da offrire.» gli spiegò. «Mi piaceva questo, non il rubare i ragazzi delle mie amiche.»
Ian annuì. «Allora vedi che c'è qualcosa di meglio dietro la persona dura che cerchi di apparire?»
Anche Nora annuì. «So che è così. Devo solo iniziare a fare una selezione, e scegliere le persone a cui regalare la mia presenza nella loro vita.»
«Allora perché non cerchi di essere più dolce con me?» le domandò, seccato. «Perché non mi fai conoscere la vera te?»
«Perché frequentarmi di nascosto dal fratellino non significa nulla per uno che ha passato gli ultimi cinque anni lontano dalla sua famiglia.» rispose lei. «Il tuo trasferimento fuori da questa città non c'entra nulla con la storia dei tuoi genitori. Tu sei andato via molto prima, perché volevi essere indipendente»
«Se non sbaglio è proprio quello che stai facendo anche tu» osservò Ian.
«Almeno io non sto fingendo di preoccuparmi di qualcuno il cui parere non mi importa più di quello che voglio io.» ribatté lei e Ian scuoteva la testa.
«Sei stata tu a dirmi di seguire i miei istinti. Adesso che fai? Ti rimangi tutto?»
«Ti ho detto di farlo perché ti stavi solo prendendo in giro. Quanto hai resistito dopo aver detto che avresti rinunciato a me? Trenta secondi? Quanto tempo dopo ti sei voltato e sei venuto a baciarmi?»
«Va bene, ho capito, sono un egoista. Sono uno strafottuto egoista che si preoccupa esclusivamente dei propri interessi. È vero, ho lasciato che una tata si occupasse dei miei fratelli al posto mio perché volevo una vita diversa, che non includesse il fare il babysitter. Poi sono tornato per cercare di rimediare ma ho incontrato te e non ci ho pensato due volte a farmi piacere l'amica di mia sorella. Poi ho scoperto che piacevi a mio fratello, mi sono sentito in colpa ma, è vero, non ho saputo rinunciare ai miei istinti.» Ian ammise ciò e ci fu silenzio. «Se era questo che volevi sentirti dire, eccoti accontentata» disse questo e bevve il suo vino.
L'espressione di Nora si era fatta gelida, e infastidita. «Dico solo che dovresti essere più sincero con te stesso.» e dopo questo consiglio, la cena proseguì in silenzio.

Good girls better get bad.Where stories live. Discover now