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Yoongi rimase in silenzio, perciò decisi di continuare i miei elogi -E' davvero bella, da piccolo la adoravo e la adoro tutt'ora! Anche se non è in effetti una storia per bambini, trasmette un po' di tristezza...- cosa mi aspettavo, da uno che da grande ha cercato di morire d'overdose.

Prima che potessi continuare sentì la linea calare seguita dal tuu tuu del telefono.

Aveva riattaccato? Perchè?

Provai a richiamarlo, ma partiva la segreteria. A quel punto uscì come un fulmine da casa, diretto a quella di Yoongi. Corsi come un matto fino al fermarmi di botto davanti alla porta del suo appartamento, grazie al cielo non abitava molto lontano, a tre piani da un parcheggio che di notte sembrava un ottimo nascondiglio per spacciatori e maniaci, in un quartiere a due isolati dal mio, occupato solo da vecchi edifici non a norma decisamente poco costosi. Bussai, tirando pugni agitati sulla porta.

Quando questa si aprì mi fiondai nella stanza, aspettandomi di vedere di nuovo Yoongi svenuto al pavimento, con il viso pallido e gli occhi chiusi, ma invece se ne stava a fissarmi confuso sull'uscio, quasi a rimproverarmi per l'essere entrato senza permesso.

Sospirai sollevato nel vederlo in piedi, che chiudeva la porta e mi si avvicinava con un'aria confusa, ma allo stesso tempo intimidita.

-Perché il tuo telefono è spento?!- feci, quasi urlando.

-Batteria morta- mi mostrò il cellulare, ancora nella mano, e sorrise, anzi, ghignò soddisfatto. Scommetto che gli piaceva un sacco vedermi così agitato per colpa sua.

-Non hai un caricabatterie?- chiesi, seguendolo con lo sguardo verso un piccolo frigo bar abbandonato in un angolino di quella che doveva essere la cucina, ma che in realtà era un fornellino a gas pericolante e decisamente non omologato. Prese dal piccolo frigo una lattina di birra che iniziò a bere con calma -L'ho perso. Allora...- fece -...Perché saresti qui?-

-Mi sono preoccupato- feci, sincero, mentre mi sedevo su un divanetto centrato in un tappeto sporco, proprio di fronte alla porta d'ingresso. Lo guardavo con occhi ammiranti, dopo aver scoperto che Yoongi aveva quel talento, non potetti non fissarlo ammaliato e un strana sensazione mi creò un groppo in gola.

-Pensavi avrei riprovato ad uccidermi?- alternava frasi e sorsate di birra, e ogni tanto mi concedeva un'occhiata da sotto alla lattina, per poi sedersi su uno sgabello in legno, poco più avanti a me.

-Beh...- feci io -Ne ho ragione?-

-Dopo questa...- tirò fuori dalla tasca dei jeans logori il foglio di carta scritto a macchina -... no-

Ammettere di aver provato un gigantesco sollievo solo sentendo quella risposta forse era stupido, magari mentiva, ma era quello che avevo provato. Finì con il rissare i muscoli, sprofondando nel morbido ma polveroso divano, storsi il naso per l'odore di muffa, ma godetti del calore dei cuscini.

E adesso cosa? Non potevo mica andarmene, volevo sapere di più, e reperire il discorso di prima sarebbe stato strano.

-Stavi dicendo di come la mia storia fosse incredibilmente triste e deprimente- sembrò leggermi nella mente, consigliandomi di continuare da dove avevo lasciato.

-Non stavo dicendo questo, volevo dire che mi è piaciuta tantissimo-

-Davvero?-

-Certo, un sacco- annuì un paio di volte e con decisione, mi sembrò che le guance di Yoongi presero un colore purpureo, così evidente sulle guance pallide, ma poi si voltò per andare a buttare la lattina vuota.

-Quella vecchia te l'ha fatto leggere... le avevo detto di non farlo-

-Perché non avrei dovuto?-

-Nessuno avrebbe dovuto... quella storia è una cosa stupida- si sedette su una sedia, accavallando le gambe.

-Invece io dico che è stupenda, quasi si fatica a credere che sia stata scritta da un ragazzino di nove anni. Chissà come sarai diventato bravo adesso.-

-Si... si certo... ma sappi che è da un po' che non prendo la penna in mano. Comunque, quella vecchiaccia ha lasciato le cuoia eh?- cambiò argomento come niente, non voleva parlare del racconto, era chiaro come il sole.

Non mi sembrava dispiaciuto della notizia, non parve nemmeno sorpreso. Che sapesse che mia madre stesse morendo?

-Già... a proposito, in che rapporti eri con mia madre?-

-Era la mia insegnante. Quando ha saputo del mio "talento" nella scrittura ha deciso di darmi lezione private-

A quel punto rimasi impietrito.

Lezioni private?

Mia madre aveva dato lezioni private solo ad un ragazzo, ad un tipo dai capelli corvini come le ali di un rapace, dalla pelle pallida e gli occhi... pensando ai suoi occhi subito mi tornò in mente.

-Ma certo! Quel ragazzino noioso!- gli puntai un dito contro, improvvisamente ricordandomi il suo viso -Avevi i capelli corvini da piccolo, ecco perché non ti ho riconosciuto-

Yoongi quasi si trattenne dal ridere, la mia espressione doveva essere buffa, perciò mi ricomposi e schiarii la gola.

-Mia madre teneva lezioni ad un certo Yoongi, lo faceva in casa nostra... non pensavo fossi tu quel Yoongi-

Yoongi si perse un attimo a fissarmi, e mi sentì a disagio per un secondo, solo fintanto che Yoongi decise di cambiare obbiettivo posando gli occhi al pavimento- Quindi ero un ragazzo noioso eh...-

-Ah...- mi accorsi dell'offesa -Non volevo offenderti-

-No,no... ormai l'hai detto. Non puoi rimangiartelo-

Non ebbi l'opportunità di conoscerlo, Yoongi, quando ancora scorrazzava per la mia gigantesca casa, troppo grande per dei bambini come noi. Si trasferì in un'altra città quasi due anni dopo l'avermi incontrato, non lo vidi più. Non pensavo ci saremmo rincontrati in un modo così strano.

Min Yoongi era un ragazzino silenzioso, una caratteristica che non s'addiceva ad un bambino di quella età. Era quel ragazzino che tanto avevo detestato, perché da piccolo lo ritenevo responsabile, era il ragazzino che finiva con il rubare a mia madre tante di quelle attenzioni che dovevano essere riservate in realtà a me, lo stesso ragazzino di cui provai invidia e che stetti bene attento a tenermi il più lontano possibile.

-Comunque...- Yoongi si alzò -E' tardi, te ne dovresti andare no?- non vedeva l'ora di vedermi fuori da casa sua, ne ero sicuro.

Probabilmente, se non mi fossi affrettato ad entrare, non mi avrebbe neanche lasciato varcare la soglia.

Io mi alzai, aveva ragione, non potevo di certo restare a quell'ora, probabilmente Yoongi era stanco, doveva forse anche riprendersi dalla giornata, e magari pativa ancora per le pillole, ma ancora avevo paura ad andarmene.

-Non tenerò di suicidarmi, promesso- mi disse, ancora aveva capito a cosa stessi pensando. Era inquietante la precisione con cui Yoongi mi leggeva lo sguardo, capiva a cosa stessi pensando, cosa stessi provando, e agiva di conseguenza. Come se mi conoscesse bene, come se mi capisse solo con un'occhiata.

Eppure non ero convinto, lo guardai come a chiedergli se mi stesse mentendo e lui sospirò infastidito -Starò bene- disse, iniziando a spingermi verso l'uscita.

-N-non potrei dormire qui?-

Neptune; Mercury - Y о о п K о о KWhere stories live. Discover now