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Mi assentai all'università e tornai a casa correndo, cercando di trattenermi dal piangere. Mi asciugai quelle poche gocce salate che erano riuscite a sfuggire dai miei occhi con la manica della felpa, per poi rintanarmi in casa. 

Ebbi la sensazione di essere tornato da un lunghissimo viaggio finito male, mi sembrò di non vedere casa dopo un sacco di tempo. La sensazione di oppressione nel vedere quelle mura così familiari, così vuote, mi spinse a crollare sul piccolo divanetto del mio salotto. 

E dire che stavo progettando di proporre a Yoongi di convivere, come era finita in quel modo? 

Ripresi a strofinarmi gli occhi con la manica, così che ogni gocciolina umida venisse assorbita dalla felpa, bagnandone il tessuto.

Era passato da un po' mezzogiorno, o almeno così segnava il mio orologio, che di solito faceva almeno dieci minuti di ritardo, stavo ancora a rimuginare sul mio divano in pelle giallo canarino. Cosa avrei fatto per farmi perdonare? Non volevo smettere di pensare alla rabbia, e anche al filo di delusione, che vidi negli occhi di Yoongi quando con violenza mi chiuse la porta in faccia. 

Mi trattenni non si sa quante volte dal provare a chiamarlo, o dal lasciargli un messaggio dove, ancora, provavo a chiedere scusa, provavo a sistemare tutto nella maniera più patetica e scontata possible. 

...SUGA'S POV...

Un bicchiere dopo l'altro e la mia testa iniziò vorticare come una trottola, e insieme al fastidio bruciore alla gola che procurava l'alcol, i miei ricordi della giornata passava si facevano più sfocati bevuta dopo bevuta. 

"Anche a me piacerebbe raggiungerti" aveva detto, lo avevo sentito, esitare sulla mia porta per potermi parlare ancora. 

La sensazione di disagio che provai subito dopo quella frase stava quasi per farmi cadere nel tranello, stavo per aprire la porta e per abbracciarlo, perché così la sua voce rotta e soffocata dal quasi-pianto mi suggeriva di fare. 

Quel moccioso cosa pensava di fare? Lo sapeva che lo avrei scoperto, e lo sapeva che mi sarei infuriato a morte.

"Ma lo ha fatto perché ci tiene" ogni volta mi appariva in testa questa frase. Lo ha fatto perché gli importavo, ma lo ha fatto nel modo sbagliato. 

Sospirai e mi guardai pigramente intorno. Il buio della sera rendeva il locale dove mi ero infilato a bere ancora più squallido e polveroso, rendeva tutto più deprimente, dagli ubriaconi svenuti sulle proprie seggiole ai giocatori d'azzardo rintanati nel loro angolino di solitudine.

Reggevo abbastanza bene l'alcol, perciò anche dopo tutti quei bicchierini mandati giù riuscì a contare i soldi giusti e a lasciarli sul balcone, per poi brancolare fuori dalle porticine di quella locanda puzzolente, ondeggiando stordito. 

Era un locale per fumatori, quindi l'odore del tabacco era talmente forte che copriva quello dell'alcol, ma comunque mi sorpresi di come i miei abiti puzzassero di birra. 

Sospirai e l'aria gelida della notte mi rinfrescò i polmoni, il vento mi scatenò un brivido.
Scossi il capo per cercare di riprendermi dalla sbornia, ma ciò servì solo a farmi perdere l'equilibrio e a farmi cadere di sedere sull'asfalto, causandomi così un forte dolore al di dietro. 

Risi come l'ubriaco più comune e stupido di tutto il mondo alla mia stessa caduta, riuscì per miracolo a alzarmi senza ricadere all'indietro, per scuotermi la polvere dal culo. 

Iniziai a camminare chissà dove, in mezzo alle strade buie scarsamente illuminate dai quei vecchi lampioni grigi, che mi fissavano dall'alto come a dire "Ah, che persona senza speranza"

Lo pensava anche Jungkook? Che fossi senza speranza, intendo. 

Di sicuro mi riteneva un debole che perdeva le staffe facilmente, che mentiva in continuazione, un tipo dedito ai propri vizi, vizi causati dal suo animo disturbato, pieno di stupidi problemi come l'insonnia o l'alcolismo, un tipo a cui bisogna estorcere informazioni con la forza, o il doverle cercare da qualcun altro, pugnalandolo un po' alle spalle.

Jungkook sapeva di mio padre...

Il pensiero mi fece camminare un po' più veloce, deciso di ritornarmene a casa il più in fretta possibile. In un certo senso, volevo nascondermi dai ricordi, forse era per quello che mi ero infuriato tanto da sbattergli la porta in faccia. Ma a casa non volevo tornarci. Vederla vuota sarebbe stato un pugno al cuore. La notte precedente avevo dormito come un giro, come mai avessi dormito prima d'allora. Era stata la presenza di Jungkook a liberarmi dagli incubi, dai ricordi, i ricordi di mio padre appeso al soffitto come una lampadina fulminata, inutile e spento, le cose che vedevo ogni notte e che mi sottraevano sonno e umore.

Girai i tacchi e cambiai direzione, dirigendomi chissà dove, brancolando e cercando di non piangere alla pateticità che in quel momento stavo mostrando. Non era passata nemmeno mezza giornata, e già volevo rivederlo.   

Ma all'improvviso, per colpa dell'alcol, mi sentì assonnato. Ridacchiando come un idiota mi poggiai con la schiena sulla prima parete che mi trovai di fronte, scivolando piano sull'asfalto, accoccolandomi contro un angolino, prendendomi le ginocchia e portandomele al petto. Posai il mento sulle mie ginocchia scoperte dagli strappi dei jeans, e inspirai. 

Di nuovo, pensai alle scuse di Jungkook, e la mia reazione mi parse fin tropo esagerata. Aveva fatto davvero qualcosa di sbagliato dopotutto?  

Mi guardai le mani, che tenevano le ginocchia, e pensai a quella voce che sentì un paio di giorni fa, una diceria che diceva "i figli sono destinati a diventare come i genitori". Mio padre usava bere molto, quando ero un ragazzino, e, in questo, gli somigliavo. Avrei finito con il diventare come lui, e Jungkook sapeva come mio padre era fatto. Lo aveva scoperto indagando alle mie spalle, e lo aveva fatto senza che io lo sapessi, avrebbe iniziato a paragonarmi a lui? Avrebbe pensato che anche io sarei finito con il suicidarmi? Certo, dopo che mi aveva salvato da morte certa, probabilmente lo pensava già adesso. 

Un brivido mi scosse la schiena e mi costrinse a pensare ad altro.

-Sei un idiota Jungkook!- sbraitai all'aria, come se Jungkook mi potesse sentire. Avevo bisogno di sfogarmi, liberai il petto da quell'angoscia continuando a lamentarmi da solo.  

Calai la testa in basso e un paio di timberland color sesamo attirarono la mia attenzione. Lentamente alzai la testa, che faceva decisamente troppo male, e vidi la faccia preoccupata di Jungkook che mi fissava dall'alto. 

-Tu bevi troppo- 

Neptune; Mercury - Y о о п K о о KWo Geschichten leben. Entdecke jetzt