4) A chi piace il lunedì?

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La sveglia suonò alle sei e mezza in punto. Un improvviso senso di angoscia la pervase tanto che avrebbe voluto mettersi a piangere.

Piuttosto Sunshine spalancò gli occhi e batté le mani sul materasso, emettendo un urletto isterico. Grandioso, la giornata iniziava nel migliore dei modi. A chiunque non piace il lunedì dopotutto, no?

Si alzò dal letto scalciando via le coperte, ma rabbrividendo per la folata di aria gelida che era arrivata a contatto con la sua pelle solo per quel movimento. Forse avrebbe dovuto iniziare ad indossare pigiami di pile e a fare meno affidamento sui riscaldamenti. Avrebbe perfino risparmiato con le bollette.

Come ogni mattina, ci mise un po' troppo tempo a farsi la doccia, ma l'acqua calda era decisamente invitante. Avrebbe dovuto usare il metodo infallibile del far diventare l'acqua fredda di colpo, con la mano che sembrava muoversi di sua spontanea volontà e indipendenza, decisamente a tradimento. Almeno sarebbe riuscita a svegliarsi del tutto e non avrebbe dovuto correre per casa, cercando i vestiti giusti per andare a lavoro.

Non si era neanche accorta la sera prima che non aveva più camicie bianche ben stirate, così aveva dovuto optare per quella nera e cambiare completamente l'outift che aveva già focalizzato nella mente.

Odiava doversi vestire bene tutte le volte. Ma il suo lavoro non permetteva altro modo. Forse avrebbe dovuto pensarci due volte prima di accettare quell'impiego all'epoca.

Sunshine stava facendo la tirocinante al secondo piano di un enorme edificio pieno di sedi aziendali e studi di vario generi. Era davvero entusiasta di essere riuscita a fare quel tipo di tirocinio. Dopotutto, era proprio ciò che avrebbe voluto fare una volta finiti gli studi. 

Al secondo piano di quell'edificio al centro di Londra era collocata una delle più antiche case editrici della città e Sunshine era finita a lavorare nella sezione delle traduzioni. Non è che amasse molto stare lì a catalogare ogni libro tradotto in più lingue e a controllare tutte le edizioni, affinché gli archivi fossero ben curati e sempre ben forniti. A che servissero poi quegli archivi in realtà non lo aveva ancora capito. 

Ma da quando Jared si era accorta di lei, però, aveva avuto la fortuna di essere stata spostata e aveva ottenuto un altro incarico: quello di tradurre lì insieme a lui, direttamente alla sua scrivania. Era davvero bello leggere e interpretare un libro nella sua lingua originale e cercare di dargli tutte le giuste sfumature in un'altra lingua. Quando Jared si era reso conto di quanto davvero fosse brava nel farlo, aveva iniziato a prendersi più pause caffè e a far svolgere a lei gran parte del lavoro. Sotto la sua supervisione, eh!

Ma poi la fine del suo tirocinio si stava avvicinando e lei era un po' depressa per quello. Soprattutto perché aveva qualche problemino economico e non voleva chiedere ancora una volta ai suoi genitori. Per una volta, avrebbe dovuto cercarsi un lavoro decente.

La cosa le era stata servita di certo su un piatto d'argento. Forse non avrebbe dovuto camminare per un palazzo pieno di gente con una sfilza di libri in mano che le coprivano perfino il viso. Jared le aveva detto di scegliere dei testi che aveva a casa nella sua libreria personale - che era decisamente fornita visto che adorava leggere nella sua lingua ma anche in altre, come francese, italiano, spagnolo e tedesco - e lei era arrivata al tirocinio carica in quel modo.

E tutti quei libri erano finiti sul pavimento quando si era scontrata con Lewis Colton, avvocato di prestigio nella loro città. O almeno, così dicevano tutti una volta che era diventata una sua dipendente.

Lui non l'aveva aiutata a raccogliere i libri, ma l'aveva fissata per qualche attimo, prima di dire: «Sai dove vedrei bene una ragazza come te? Dietro la scrivania all'ingresso del mio studio al sedicesimo piano del palazzo. Non è che ti serve un lavoro per caso?»

Sex Resolution ◎Niall Horan◎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora