Capitolo 11 - Find Out the Truth

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Allan si affrettò lungo i corridoi del castello, cercando Guy. Lo trovò poco dopo e si preoccupò nel vederlo: Gisborne era appoggiato con la schiena al muro del corridoio, teneva gli occhi chiusi e sembrava pallido e sofferente.
- Ti senti ancora male, Giz?
Guy si raddrizzò di scatto e aprì gli occhi, passandosi una mano sul viso con aria stanca.
- No, no, non è nulla.
- Ne sei sicuro? Forse non avresti dovuto alzarti così presto...
- Sto bene, Allan.
- Non sto scherzando, Giz, sembra che tu abbia visto un fantasma...
- Forse è proprio così. - Disse con un sospiro, poi guardò Allan, cercando di non pensare alle parole di Isabella. - Mi stavi cercando? Cosa volevi?
- C'è il segnale.
- Alla locanda?
- Sì.
- Meglio andare, allora. Cerchiamo di uscire dal castello senza farci notare.
Allan gli porse un mantello col cappuccio.
- Quando saremo fuori, mettilo. Segnale o non segnale non è il caso che ti vedano entrare in una taverna.
Guy gli concesse un mezzo sorriso.
- Già, meglio evitare.


Marian sorrise alle ragazze che la circondavano, un po' a disagio. Non era abituata alla compagnia di altre giovani e le loro attenzioni le facevano piacere, ma allo stesso tempo la intimidivano un po'.
Erano tutte curiose a proposito di Guy, anche se cercavano di nascondere la loro indiscrezione dietro consigli e suggerimenti per il matrimonio imminente, ognuna apparentemente ansiosa di condividere la propria esperienza con lei.
Una buona parte di quelle giovani aveva la sua età e tra di loro lei era l'unica a non essere ancora sposata, mentre le altre avevano già almeno uno o due figli. Marian aveva l'impressione di essere diversa da loro, come se la sua inesperienza l'avesse tagliata fuori dal mondo di quelle ragazze, un mondo che non riusciva a comprendere del tutto.
Una delle giovani le suggerì un determinato tipo di stoffa per il vestito da sposa, scatenando una discussione interminabile e accalorata tra le altre che invece ne avrebbero scelto una qualità diversa.
Marian si chiedeva se davvero fosse una decisione così importante e se Guy avrebbe davvero notato la differenza come sostenevano le altre giovani.
Il chiacchiericcio delle altre si zittì quando un'altra donna entrò nella sala, accompagnata dalla sua cameriera personale e molte delle ragazze lanciarono sguardi curiosi a Marian.
La nuova arrivata doveva avere qualche anno più di loro, ma era ancora nel fiore della bellezza, anche se la sua espressione era altera e distaccata. La donna non rivolse la minima attenzione ai presenti e raggiunse il marito per sedersi al suo fianco.
- Cosa sapete dirci di quella donna? - Chiese una delle ragazze a Marian, in un sussurro.
Marian la guardò perplessa, chiedendosi perché avrebbe dovuto essere al corrente di informazioni su di lei.
- So che si chiama Isabella Thornton.
- Su, non fate la misteriosa, Lady Marian, sicuramente dovete sapere qualcosa di più, visto che il vostro futuro marito la conosce.
- Davvero? - Si lasciò sfuggire Marian, stupita.
- Non lo sapevate? - Continuò l'altra, con una luce maliziosa negli occhi. - Ieri mattina, quando è arrivata la carrozza di Lady Thornton, Sir Guy le è corso incontro per dirle qualcosa e lei come risposta ha preso un frustino dalle mani di uno dei cocchieri e lo ha colpito più volte fino a farlo crollare in ginocchio.
Marian ripensò ai graffi e ai segni sul viso di Guy e impallidì. Aveva pensato che si fosse fatto male cadendo a terra a causa della medicina di Djaq o che fosse stato lo sceriffo a punirlo, ma nessuno le aveva raccontato della reazione di Lady Thornton.
- Mi chiedo cosa abbia detto Sir Guy per farla scattare in quel modo.
- Forse un tempo erano amanti. - Suggerì un'altra, senza preoccuparsi troppo della presenza di Marian e scatenando le risatine delle altre.
- Forse lo sono ancora. - Ipotizzò una terza ridacchiando.
Marian rimase in silenzio, col volto arrossato e gli occhi lucidi, senza avere il coraggio di dire nulla per non ammettere che Guy non le aveva mai parlato di quella donna misteriosa.
Marian la osservò col cuore stretto da un miscuglio di paura, umiliazione e gelosia: Isabella Thornton era una bella donna, con capelli scuri e folti e occhi azzurri e penetranti, abbigliata con un'eleganza e una ricchezza che forse Marian non avrebbe mai potuto eguagliare.
Al suo confronto si sentiva incredibilmente semplice e insignificante, una ragazzina ingenua e inesperta, anche se in realtà era quasi troppo vecchia per il matrimonio. Se Guy aveva davvero qualche interesse per quella donna così bella e sofisticata, come avrebbe potuto competere?



Guy e Allan entrarono nella locanda e una delle cameriere li fece entrare in una stanzetta privata dopo aver fatto l'occhiolino ad Allan.
Robin e Meg erano seduti e sul tavolo davanti a loro c'era un vassoio pieno di cibo e una brocca di vino con quattro boccali.
Allan sbarrò la porta dopo essere entrato e solo allora tutti e quattro si decisero a togliersi i mantelli che avevano usato per celare la loro identità.
Robin guardò Guy e, dal bagliore divertito dei suoi occhi, Gisborne capì che il fuorilegge doveva già essere al corrente della sua disavventura e che era sul punto di fare una delle sue battute.
- Non una parola, Hood. - Disse minaccioso, sedendosi di fronte a lui e puntandogli contro un dito per intimidirlo. - Già devo sopportare Vaisey, non ho certo bisogno di ascoltare anche le tue idiozie.
Robin alzò le mani di fronte a sé con aria innocente.
- Ehi, io non ho detto nulla.
Guy gli lanciò uno sguardo cupo e prese un acino d'uva dal vassoio.
- Allora, cosa vuoi? Non è prudente incontrarci così.
- Lo sarebbe stato molto di più se tu non avessi attirato così tanto l'attenzione su di te.
Guy sbuffò e Allan lo guardò, vagamente preoccupato, poi sorrise a Meg e tornò a riempirsi il piatto.
- Non è stato affatto divertente, Hood, e se sei venuto qui per prenderti gioco di me, allora posso anche andarmene subito.
Robin stava per dire che invece la scena doveva essere stata terribilmente divertente, ma Meg intuì le sue intenzioni e gli allungò un calcio sullo stinco.
Il fuorilegge sussultò, ma richiuse la bocca e osservò Guy. L'amico sembrava essere di un umore decisamente tetro e Robin intuì che non doveva dipendere solo dall'incidente con le frittelle di Marian.
- Tutto bene, Guy? - Chiese in tono preoccupato.
Gisborne lo guardò, stupito per quella domanda, poi scosse debolmente la testa.
- Isabella. - Disse soltanto.
- Deduco che non sia stata troppo contenta di rivederti.
- Mi odia... Vorrebbe vedermi morto.
- Dalle tempo, hai molto da farti perdonare.
Guy sospirò.
- Già. Ma cambiamo argomento se non ti dispiace. Perché mi hai chiamato?
- Hai scoperto il motivo di questa riunione? Perché lo sceriffo ha invitato tutte quelle persone?
- Non certo per ospitalità, ma non ho idea del suo vero scopo.
- C'è qualcosa che non quadra, ci sono troppi messaggeri che vanno e vengono dal castello, dobbiamo scoprire che intenzioni abbia Vaisey.
- Come?
- Entrerò nel castello e frugherò tra i documenti dello sceriffo.
- Sarebbe questo il tuo piano? È folle, Hood. Lo sarebbe in condizioni normali, ma con tutta la gente che affolla il castello è decisamente impossibile.
- Hai qualche idea migliore?
- Io sono già nel castello. Spierò lo sceriffo, leggerò i suoi documenti e scoprirò i suoi piani.
Robin scosse la testa.
- No. Se ti scoprissero lo sceriffo ti farebbe impiccare.
- E il mio collo è più prezioso del tuo?
- Io sono già ricercato, tu hai molto di più da perdere.
Guy lo guardò.
- Appunto. Lo sceriffo mi odia, puoi stare certo che non appena avrà l'occasione per colpirmi senza temere ripercussioni lo farà, quindi scoprire i suoi piani è anche nel mio interesse.
Allan annuì.
- Giz ha ragione. Dall'interno sarà molto più facile agire e in ogni caso io lo aiuterò.
- Va bene, allora. - Disse Robin. - Ma cercate di non correre troppi rischi. E dobbiamo stabilire dei segnali per comunicare in caso di necessità.
Meg era rimasta in silenzio fino ad allora, ma guardò Guy e Allan, preoccupata.
- Tra gli ospiti c'è anche mio padre. Fate attenzione a lui, non dovete fidarvi. Era disposto a far imprigionare la sua stessa figlia pur di ottenere quello che voleva...
Guy fissò Robin.
- Non ti deluderò, vedrai. - Disse, serio, poi sul suo viso si allargò un sorriso ironico. - E in ogni caso, se dovessero scoprirmi, posso sempre far finta di essere ubriaco.

From Ashes, Through the Fire (Italiano) (From Ashes Vol.3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora