Capitolo 33 - Through the Darkness and the Rain

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Robin si svegliò all'improvviso, allarmato.
Qualcosa aveva disturbato il suo sonno, ma non riusciva a capire cosa fosse stato.
Lanciò uno sguardo a Isabella e la vide serena, addormentata tra le sue braccia con un leggero sorriso sulle labbra.
Robin rimase ad ascoltare i rumori della notte e capì che c'era troppo silenzio. Gli animali notturni tacevano e l'unico suono che si sentiva era il ticchettio della pioggia sul tetto del capanno.
- Isabella, svegliati. - Disse in un sussurro e la donna aprì gli occhi.
- Cosa c'è? - Rispose, parlando anche lei a bassa voce pur senza capirne il motivo.
- Credo che ci sia qualcuno qui fuori. Forse ci hanno trovati. Vestiti in fretta, ma non fare rumore.
La sentì trattenere il respiro per un attimo, poi Isabella si sciolse dal suo abbraccio per obbedirgli.
Preoccupato, Robin fece lo stesso.


Guy osservò Djaq mentre mangiava e sorrise nel vederla molto più serena di poco prima.
La ragazza alzò lo sguardo dal piatto per prendere un altro pezzo di pane, incontrò il suo sguardo e gli sorrise a sua volta.
- Grazie Guy, ne avevo bisogno. - Ammise. - Ero così angosciata per i bambini che non avevo trovato il tempo e la voglia di fare un pasto vero e proprio.
- Alice si occuperà di loro mentre ti riposi. Domani ti apparirà tutto sotto una luce migliore, ne sono sicuro. Me lo hai insegnato tu tanto tempo fa ed era vero.
Djaq lo guardò e Guy notò l'espressione divertita nei suoi occhi.
- Che c'è?
- Sei cambiato davvero molto, Guy di Gisborne.
- Spero in meglio. - Disse Guy. - Ma credo di sì, sarebbe stato difficile fare di peggio.
La ragazza ridacchiò, un po' stupita. Non era ancora abituata a vedere quel lato più leggero in lui.
Uno dei servitori entrò nella sala e si avvicinò a Guy.
- Signore, il signor Archer vuole vedervi e sembra che abbia molta fretta.
Guy si alzò da tavola immediatamente, lanciando un'occhiata di scusa a Djaq prima di precipitarsi alla porta. Non era normale che Archer si presentasse a Knighton Hall e di certo non a quell'ora.
Uno sguardo all'espressione tesa del fratello gli fece capire subito che la situazione era seria.
- Non dovrei essere qui, anzi non ci sono mai stato, chiaro?
- I miei servitori sono fidati, stasera non ti hanno visto qui. - Lo rassicurò Guy. - Cosa succede?
- A qualche ora da Clun, lungo la strada che attraversa la foresta c'è un capanno abbandonato, lo conosci?
Guy annuì. Qualche volta lo aveva usato lui stesso per nascondervi il proprio cavallo mentre il Guardiano Notturno aveva qualche missione da compiere in quella zona.
- Ho sentito parlare Thornton e lo sceriffo...
- Thornton è qui?! - Lo interruppe Guy.
- Sì, quelli che hanno occupato Clun sono i suoi uomini, ma ora ascoltami, non c'è tempo. Robin e Isabella sono in quel capanno e Thornton sta conducendo lì i suoi soldati per catturarli. Ha intenzione di uccidere Robin e di catturare nostra sorella.
- Devo andare ad aiutarli, allora!
- Tu hai più strada da percorrere, ma Thornton deve organizzare tutti i suoi uomini per farli spostare, se conosci qualche scorciatoia potresti arrivare prima di loro. Io devo andare a Nottingham a prendere gli uomini dello sceriffo e portare lì anche loro, ma non preoccuparti troppo per questo, sappiamo entrambi quanto siano lente e inefficienti le guardie di Nottingham. Corri ora, falli uscire da quel capanno prima che sia troppo tardi.
Guy annuì.
- Grazie, Archer.
Il fratellastro lo fermò, stringendogli un braccio.
- Stai attento, Guy, quel Thornton è pericoloso. Mi sto ancora abituando all'idea di avere dei fratelli e non voglio perdervi. Nessuno di voi, chiaro?


Robin si avvicinò a una fessura nella porta del capanno per guardare fuori. Isabella era accanto a lui e gli teneva una mano. Robin poteva sentire quanto fossero gelide le sue dita, ma in quel momento non poteva confortarla, prima doveva scoprire quanti fossero gli uomini che circondavano il capanno.
Se fosse riuscito a capire dove si nascondevano, avrebbe potuto colpirli con le sue frecce e fuggire, ma non riusciva a individuare nessuno.
- Sei sicuro che ci abbiano trovati? - Sussurrò Isabella e Robin annuì.
- C'è troppo silenzio. Devono essere appostati tra gli alberi.
- Scappiamo, allora! Ti prego, non permettere che mi riprendano!
- È quello che si aspettano che facciamo. Lasciami pensare, troverò una soluzione.
Isabella annuì, tremando, e la sua mano cercò il pugnale che aveva nascosto sotto la gonna, legato a una gamba. Lo prese e lo tenne stretto: di certo non si sarebbe lasciata prendere senza lottare.
Robin le lanciò uno sguardo di approvazione: non si era sbagliato sul suo conto: anche se era terrorizzata, Isabella era una combattente e sapeva che avrebbe potuto contare su di lei.
Un tintinnio metallico che proveniva dal bosco lo fece rabbrividire: quello era il suono prodotto dallo spostamento di uomini armati, molti, e il fatto che non si preoccupassero più di mantenere il silenzio poteva significare soltanto che ormai erano pronti ad attaccare.


Guy spronò il cavallo per costringerlo ad andare più veloce e rimpianse di non aver potuto usare il suo stallone nero, molto più rapido e forte, ma anche troppo riconoscibile.
Chinò la testa per evitare un ramo, poi fece saltare il cavallo oltre un cespuglio, guidandolo attraverso la foresta a una velocità folle.
Sarebbe bastato un solo errore per colpire un tronco o essere disarcionato e con il buio non era facile vedere dove stava andando. Ogni tanto un lampo illuminava a giorno la foresta e Guy cercava di memorizzare la posizione di ogni possibile ostacolo per non essere costretto a rallentare, ma la pioggia limitava ancora di più la visuale e rendeva il terreno scivoloso.
Marian lo aveva duramente rimproverato quando lo aveva visto gareggiare a cavallo con Archer, ma se lo avesse visto in quel momento, probabilmente sarebbe andata direttamente a prendere una scopa o una padella per colpirlo in testa. Guy sorrise tra sé nel pensare a quella immagine, ma la mise subito da parte per tornare a concentrarsi sulla cavalcata.
Stava correndo molti rischi e lo sapeva, ma doveva cercare di arrivare al capanno prima dei soldati per permettere a Robin e a Isabella di fuggire.
Si chiedeva perché Robin Hood avesse deciso di agire da solo invece di tornare a prendere lui come aveva promesso, ma Guy pensò che probabilmente si era presentata un'occasione favorevole e Robin l'aveva sfruttata al volo con uno dei suoi mezzi piani inventati sul momento.
Solo che a quanto pareva le cose erano andate storte.
Ormai non doveva mancare molto, pensò, doveva essere solo a pochi minuti dal capanno. Da qualche parte alle sue spalle sentiva il rumore di soldati in marcia e capì che la strada doveva essere in quella direzione e che gli uomini di Thornton la stavano seguendo.
Era arrivato prima di loro, ma aveva pochissimo tempo per far fuggire Robin e Isabella prima che il capanno venisse circondato.
Lo scorse tra gli alberi e nello stesso istante una freccia sibilò accanto al suo orecchio, mancandolo di pochi millimetri. Guy imprecò mentalmente: avrebbe dovuto immaginare che ci fosse già qualcuno a tenere d'occhio la casupola in attesa dei rinforzi.
Non aveva tempo di prendere l'arco a sua volta, ma estrasse la spada e spinse avanti il cavallo, sperando che il buio e la pioggia rendessero difficile la mira per quegli arcieri.
Un uomo spuntò tra gli alberi cercando di afferrare le redini del suo cavallo, ma Guy lo abbatté con un colpo di spada e proseguì, schivando le frecce degli altri uomini nascosti tra gli alberi.
La freccia che lo colpì alla spalla facendolo cadere da cavallo però non proveniva dal folto del bosco, ma dall'interno del capanno.
Guy atterrò di schiena e rimase senza fiato per un attimo, ma per fortuna il terreno era stato reso più morbido dalla pioggia, impedendogli di ferirsi più seriamente.
La freccia che lo aveva sfiorato, procurandogli solo una ferita superficiale, era rimasta conficcata nella pelle pesante del suo costume da Guardiano Notturno e Guy la strappò via in fretta, poi rimase a fissarla, allibito nel riconoscere una delle frecce di Robin.
Si avvicinò al capanno strisciando a terra: se Robin non lo aveva riconosciuto a causa del buio, avrebbe rischiato di essere colpito di nuovo e secondo Guy quello sarebbe stato un modo di morire davvero troppo stupido.
Raggiunse la porta del capanno e rimase in ascolto. Sentiva che Robin era dall'altra parte del pannello di legno, pronto a uccidere per difendersi.
Con un brivido si rese conto che l'amico avrebbe potuto benissimo attraversare il legno tarlato della porta con un colpo di spada ben assestato e colpirlo alla schiena.
- Sono io, idiota! - Sussurrò e un attimo dopo la porta si aprì per lasciarlo entrare.
Guy scivolò all'interno e vide subito che Isabella era nell'angolo più distante dalla porta e aveva sussultato di paura nel vederlo entrare. Robin invece era accanto all'ingresso con arco e spada a portata di mano.
- Che ci fai qui?! - Chiese Robin, poi si voltò a guardare Isabella. - Non temere, lui è... un amico. - Concluse vedendo che Guy aveva scosso impercettibilmente la testa per dirgli di non svelare la sua identità.
- Dobbiamo andare via subito. - Disse Gisborne a bassa voce, in modo che solo Robin potesse sentirlo. - Stanno arrivando.
Robin sospirò e indicò la porta con un cenno della testa.
- È troppo tardi, guarda.
Guy accostò l'occhio a una delle fessure della porta e si rese subito conto che Robin aveva ragione: il capanno era circondato.

From Ashes, Through the Fire (Italiano) (From Ashes Vol.3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora