Capitolo 40 - So Many Reasons to Survive

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- Gisborne! Dove sei, pezzo di idiota? Rispondi!
Robin spinse il cavallo attraverso la foresta, angosciato e si ritrovò a odiare la pioggia che penetrava attraverso le fronde degli alberi. Se non fosse stato per l'acqua che lavava via ogni traccia, sarebbe già riuscito a raggiungere Guy, ma in quelle condizioni era difficilissimo trovare anche solo un minimo indizio per capire che direzione avesse preso.
Robin, ti prego aiutami! Lo so che non lo sopporti, ma ti supplico, trovalo! Non lasciare che muoia da solo nella foresta!
Marian era arrivata al campo in piena notte, fradicia di pioggia e di lacrime e gli aveva raccontato quello che era successo, di come avevano portato aiuti e provviste a Nettlestone e del gesto coraggioso ma incosciente di Guy.
Robin si era sforzato di nascondere l'ansia che provava, aveva fatto giurare a Marian che sarebbe rimasta al campo con Meg fino al suo ritorno e poi lui, Little John e Much si erano inoltrati nella foresta alla ricerca di Guy.
Aveva mandato i suoi compagni in direzioni opposte per coprire l'area più vasta possibile mentre lui aveva scelto il percorso che gli sembrava più probabile.
- Robin!
Il fuorilegge si voltò nel sentirsi chiamare e vide Allan che evidentemente aveva avuto la sua stessa idea.
- Non lo hai ancora trovato? - Chiese Allan, seriamente preoccupato.
- No, ma non deve essere troppo lontano. Se fossi in lui cercherei di tornare alla capanna di Matilda e per farlo bisogna per forza seguire questo sentiero.
- Sbrighiamoci allora.
Cavalcarono per qualche minuto, cercando di non farsi sfuggire nessuna traccia.
- Questa volta Giz è davvero nei guai, vero? - Chiese Allan dopo un po'. - Ho sentito che a Nettlestone sono morte molte persone.
Robin annuì.
- Questa febbre è pericolosa. Dobbiamo trovarlo in fretta.
- Djaq mi ha dato delle erbe per aiutarlo.
- E io ne ho raccolte delle altre. Spero che... - Robin si interruppe di colpo e fece segno ad Allan di tacere. - Ascolta! Un nitrito!
I due uomini spronarono i cavalli e si diressero nella direzione da cui era provenuto quel suono. Il cavallo di Gisborne vagava tra i cespugli senza il suo cavaliere e Robin e Allan si guardarono freneticamente intorno per cercare Guy.
Lo trovarono poco dopo, steso a terra ai piedi di un albero dalla chioma ampia, avvolto nel mantello in un vano tentativo di ripararsi dalla pioggia.
Allan fece per correre verso di lui, ma Robin lo trattenne.
- Aspetta. Guy di sicuro non vuole che ci esponiamo al contagio, altrimenti sarebbe tornato a Knighton.
- Ma non possiamo lasciarlo lì!
- Ovviamente no. Ma dovrà aiutarci ad aiutarlo.

Guy aveva sempre pensato all'inferno come al fuoco bruciante dell'incendio che aveva ucciso i suoi genitori, fiamme ardenti che gli avrebbero strappato la carne dalle ossa, ma ora tutto quello che sentiva era freddo, un gelo penetrante che lo faceva tremare.
Eppure quello non poteva essere altro che l'inferno, cos'altro avrebbe potuto infliggergli tanta sofferenza?
Si sentiva stanco, esausto, ma quando provava ad abbandonarsi al sonno tornavano le immagini di quella lunga e angosciante cavalcata nella foresta, col bambino che diventava sempre più caldo e debole tra le sue braccia.
Quando lo aveva sentito tossire per la prima volta, Guy aveva rischiato di cadere di sella, colto da un terrore profondo.
In quel momento si era reso conto dell'errore che aveva commesso e di quanto fosse grande il pericolo che stava correndo, ma non si era fermato.
Ormai non aveva altra scelta che andare avanti e portare quel bambino dalla guaritrice.
Una voce nella sua mente gli aveva suggerito che non era troppo tardi, che se si fosse allontanato in fretta dal bambino forse non sarebbe stato contagiato, ma come poteva farlo? Erano troppo distanti da Nettlestone per riportarlo alla madre e lasciarlo nella foresta avrebbe significato condannarlo a morte certa.
Il piccolo aveva tossito di nuovo, agitandosi nel sonno con un piagnucolio sofferente e Guy aveva pensato a Seth neonato, solo e abbandonato tra gli alberi di Sherwood.
Il bambino che aveva tra le braccia non assomigliava affatto a suo figlio, era esile e aveva i capelli chiarissimi, ma Gisborne riusciva a pensare solo che lui e Seth avevano la stessa età e probabilmente si divertivano con gli stessi giochi. Se fosse stato suo figlio ad essere malato, Guy avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo senza preoccuparsi delle conseguenze, non avrebbe mai potuto abbandonarlo solo per salvarsi la vita.
Aveva visto lo sguardo della donna che glielo aveva affidato: sapeva che non lo avrebbe rivisto, che sarebbe morta lontana da suo figlio, ma lo aveva supplicato di portarlo via dal villaggio nella speranza che almeno lui potesse salvarlo. Guy aveva visto quella speranza nei suoi occhi, un barlume di gioia che dipendeva solo da lui e decise che non avrebbe tradito la fiducia che gli era stata data, che avrebbe fatto di tutto per salvare quel figlio non suo.
E così aveva cavalcato senza fermarsi, stringendo la morte tra le braccia, vicino al cuore.
Quello che era successo dopo, Guy non voleva riviverlo nei suoi incubi e per questo cercava di resistere al sonno anche se si sentiva così debole e stanco. Aveva freddo ed era scosso dai brividi, ma cercò di pensare a Marian, al suo viso come lo aveva visto solo poche ore prima, bagnato dalla pioggia e pieno di amore per lui.
Quella, pensò, era una visione che poteva donargli un po' di calore e cercò di aggrapparsi ad essa per scacciare via tutto il resto.
Gisborne! Svegliati! Apri gli occhi, stupido incosciente!
Guy si mosse con un gemito. Sentiva una voce insistente e fastidiosa che lo distoglieva dall'immagine di Marian, continuando a chiamarlo.
Qualcosa lo colpì alla schiena e Guy si sforzò di aprire gli occhi per vedere cosa fosse.
Un altro oggetto lo toccò su un braccio e rotolò a terra a pochi centimetri dalla sua testa e Guy vide che era un piccolo sasso.
- Smettila Robin, ha aperto gli occhi! Giz!
Guy mise a fuoco il viso di Allan e si svegliò del tutto, allarmato. Accanto all'amico c'era anche Robin Hood, con un altro sassolino in mano pronto per essere lanciato.
- Non vi avvicinate. - Disse Guy a fatica. Gli faceva male la gola e lo sforzo di parlare lo fece tossire.
- Questo dipende solo da te. - Disse Robin, guardandolo negli occhi. - Non puoi restare qui, hai bisogno di cure e di stare a letto al caldo, quindi ora devi risalire a cavallo e proseguire fino alla capanna di Matilda.
Guy scosse la testa, debolmente.
- Non ce la faccio. E comunque non mi lascerebbe entrare.
- Non ti sto dando una scelta, Guy, e non la darò a Matilda: in un modo o nell'altro tu arriverai in quella capanna e lei si prenderà cura di te. L'unica decisione che puoi prendere è quella di alzarti da terra e montare a cavallo. Se non ne hai la forza ti porteremo noi di peso.
- No! State lontani da me!
Guy li guardò terrorizzato, temendo che potessero contagiarsi anche loro per aiutare lui e la forza della disperazione lo spinse a cercare di rialzarsi.
Robin e Allan rimasero a guardarlo, desiderando con tutto il cuore di poterlo aiutare, ma entrambi sapevano che Gisborne li avrebbe respinti per non metterli in pericolo.
Alla fine Guy riuscì a barcollare fino al cavallo e con un ultimo sforzo che lo lasciò sfinito e ansimante, riuscì a salire in sella.
Robin gli rivolse un cenno di approvazione.
- Ora cerca solo a non cadere. Ho legato il tuo cavallo al mio e ti accompagneremo da Matilda. Non si rifiuterà di curarti, non devi preoccuparti per questo. Tu risparmia le forze e pensa a guarire, sciocco matto che non sei altro. Come hai fatto a metterti in un guaio del genere? Non eri tu che mi rimproveravi di essere stato imprudente solo qualche giorno fa?
Guy rabbrividì e Robin si pentì delle sue parole nel vedere l'angoscia che avevano causato all'amico.
- Non potevo lasciarlo morire. - Disse Guy in un sussurro afflitto. - Ma è morto lo stesso e fra poco toccherà a me...
Allan lo guardò, seriamente preoccupato, ma Robin scosse la testa con decisione.
- Smettila di dire idiozie, Gisborne. Le persone che sono morte erano povere, indebolite dalla malnutrizione e anziani, oppure troppo giovani. Tu sei forte e in salute, puoi e devi sopravvivere. Devi prenderti cura di Marian, di tuo figlio e di tua sorella, quindi non pensare nemmeno di poterti arrendere. Te l'ho detto prima del torneo e te lo ripeto adesso: Guy di Gisborne, ti proibisco di morire. E questo è un ordine, chiaro?
Guy annuì, grato per quelle parole.
Solo poco prima aveva pensato di non avere la forza di alzarsi da terra, ma ci era riuscito lo stesso.
Forse Robin aveva ragione e in lui c'era anche la forza di sopravvivere a quella malattia che lo terrorizzava, forse una speranza esisteva ancora e lui ci si doveva aggrappare con tutte le forze per riuscire a tornare ancora una volta dalle persone che amava.
Aveva paura, ma non si sarebbe arreso, avrebbe lottato fino all'ultimo respiro, decise.
Chiuse gli occhi mentre i cavalli si mettevano in cammino e pensò ai volti delle persone a cui voleva bene: non doveva dimenticare che quelle persone erano il motivo per non cedere di fronte alla sofferenza.
Un tempo aveva pensato di non avere nessuno, ma ora i motivi per sopravvivere erano tanti, molti di più di quanto non avrebbe potuto immaginare solo un paio di anni prima.
Non importa quanto dolore dovrò sopportare, ma tornerò da voi.

From Ashes, Through the Fire (Italiano) (From Ashes Vol.3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora