Capitolo 14 - Do You Love Her?

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Quando Marian si decise a rientrare al castello, pensava che avrebbe dovuto trovare una scusa per essersi allontanata senza avvisare, ma a quanto pareva, nessuno si era accorto della sua assenza.
Con tutti quegli ospiti, il castello ferveva di attività e chiunque l'avesse cercata aveva probabilmente dato per scontato che fosse impegnata in qualche svago o in compagnia delle altre ragazze.
Lasciò il cavallo a uno stalliere ed entrò nel cortile del castello, gremito di gente per il torneo di tiro con l'arco.
Qualche anno prima, Guy l'aveva invitata ad assistere a una gara simile insieme a lui, in un primo, impacciato tentativo di corteggiarla. Ricordava il tono timido con cui le aveva raccontato che la forma della buccia della mela rappresentava l'iniziale della persona che si era destinati a sposare.
Lei, un po' malignamente, aveva fatto in modo di spezzare la buccia prima che potesse assumere la forma dell'iniziale di Guy. Ricordava ancora lo sguardo deluso che Guy aveva avuto in quel momento e Marian si trovò a sorridere per un suo piccolo, sciocco segreto.
Non lo aveva mai detto a Guy, ma negli ultimi tempi, ogni volta che sbucciava una mela, lei faceva molta attenzione a formare una "g" prima di rompere la buccia.
Pensò a Isabella con una stretta al cuore e si chiese se il loro matrimonio sarebbe davvero avvenuto o se lui avrebbe scelto l'altra donna. In tal caso, Marian credeva che non sarebbe mai più riuscita a mangiare una mela in vita sua.
Attraversò il cortile cercando Guy con lo sguardo: Archer aveva ragione, doveva parlare con lui, chiedergli una spiegazione e chiarire le cose. Aveva il terrore di perderlo, ma alla fine restare nel dubbio l'avrebbe uccisa.
Sospirò, irritata: non riusciva a vedere Guy da nessuna parte. Si rincuorò un po' nel vedere che invece Isabella era presente, seduta ad assistere al torneo accanto al marito.
Marian entrò nel castello, decisa a trovare Gisborne.



Guy si assicurò di avere il volto perfettamente coperto da mantello, maschera e sciarpa prima di avvicinarsi allo studio dello sceriffo. Non c'erano guardie, ma la porta era chiusa a chiave. Guy entrò nella stanza accanto e si sporse dalla finestra per vedere se fosse possibile passare da una finestra all'altra, ma la distanza era troppa e non c'erano punti di appoggio o sporgenze a cui aggrapparsi.
Avrebbe dovuto forzare la serratura, decise, prendendo in mano uno dei pugnali che portava sempre nascosti addosso. Sperò che la lama fosse abbastanza sottile e di aver imparato bene tutto quello che Will gli aveva insegnato su porte e serrature.
Controllò che il corridoio fosse deserto e si inginocchiò davanti alla porta, iniziando a trafficare con la lama. Poco dopo il suo lavoro fu premiato dallo scatto della serratura che si apriva.
La prima cosa che notò entrando nello studio di Vaisey fu che lo sceriffo si era procurato altri uccellini dopo che lui aveva fatto fuggire i precedenti, ma stavolta Guy non perse tempo a liberarli.
Si diresse alla scrivania dello sceriffo per esaminare i documenti sparsi sul tavolo, ma nessuno di essi accennava minimamente al motivo di quella riunione di piccoli nobili. Si avvicinò alla parete accanto al letto: in quel punto c'era un vano segreto nascosto dietro un quadro e Guy sapeva che lo sceriffo teneva lì i documenti più importanti.
Rimosse il quadro e aprì il nascondiglio, ma rimase deluso nel trovarlo vuoto.
Stava per rimettere tutto a posto e allontanarsi, quando sentì dei passi che si avvicinavano lungo il corridoio.
Guy riconobbe l'andatura dello sceriffo e imprecò mentalmente: Vaisey avrebbe dovuto assistere al torneo, cosa ci faceva lì? Cercò di valutare se avrebbe fatto in tempo a fuggire, ma i passi erano già troppo vicini e lo sceriffo non era solo, avrebbe rischiato di essere catturato.
Si nascose in fretta dietro una tenda e rimase immobile. Un attimo dopo Vaisey entrò nella stanza, accompagnato da Thornton e Guy si chiese cosa potesse volere lo sceriffo dal marito di sua sorella.
Rimase in ascolto, sperando di ascoltare la loro conversazione, ma Vaisey si interruppe di colpo.
- C'è qualcuno. - Disse, estraendo un pugnale e guardandosi intorno. Thornton lo imitò, sguainando la spada.
Gisborne trattenne il respiro, ascoltando i passi dei due uomini che si aggiravano per la stanza. Sentì che lo sceriffo si era fermato proprio davanti alla tenda e Guy si chiese come avesse fatto a capire che era nascosto proprio in quel punto. Poi Vaisey scattò in avanti, piantando il pugnale nella stoffa e mancandolo per pochi centimetri e Gisborne reagì un attimo dopo, strattonando la tenda e facendola cadere addosso allo sceriffo, poi lo spinse a terra e corse verso la porta. Thornton provò a fermarlo, ma Guy gli fece cadere di mano la spada con un calcio e lo tramortì colpendolo alla testa con la brocca di metallo che lo sceriffo teneva sul tavolo. Il Guardiano Notturno corse via, lasciandosi alle spalle le grida dei due uomini che chiamavano le guardie.

From Ashes, Through the Fire (Italiano) (From Ashes Vol.3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora