Chapter 14, the end.

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Jack.

"Quest'oggi, all'ospedale principale di Vancouver, si sono riscontrati molti problemi a causa di dottori mancanti. Non si sa quale sia stato il problema dell'assenza di quest'ultimi ma sappiamo per certo, a nostro dispiacere che 4 persone sono venute a mancare oggi stesso." Il telegiornale parlava per certo dell'ospedale in cui mia madre era ricoverata e faceva le chemio terapie... si, in quel preciso momento mi mancò un battito. Non riuscivo nemmeno a respirare e cominciai a tremare quando sentii il nome della mia mamma venire pronunciato dalla donna in Tv.

Era morta.

Con la coda dell'occhio vidi Finn spalancare gli occhi sconcertato, aveva capito tutto anche lui.
Senza pianto e ne niente uscii fuori di casa e con passo veloce iniziai a camminare, correndo mi raggiunse anche Finn. Aveva paura per me e lo capisco, magari non voleva che andavo in giro in quello stato perché con violenza mi strattonò il polso per farmi girare. Cercavo in continuazione di staccarmi e continuare a camminare ma lui ripeteva sempre quell'azione.

"Dove cavolo stai andando!?" Mi chiedeva in continuazione, il punto è che neanche io sapevo dove stavo andando... camminavo e basta, tanto potevo fare solo quello.

"Jack, porca puttana, dimmi dove cazzo stai andando!" Alla fine incrociammo gli occhi, di nuovo... e di nuovo mi sentii un po' meglio in mezzo a quel casino infinito che sembrava non avere mai fine. Le sue iridi nere si sposavano perfettamente con le mie, sentivo i suoi occhi parlare... dirmi di non abbandonarlo e di non andarmene... i miei lo stesso.

"Io... io lo capis-" disse per poi venire interrotto da me. Non pensavo di potergli rispondere in quel modo ma la rabbia, la tristezza, il dolore, i rimpianti si erano accumulati tutti in una frase che sputai in faccia a Finn. Non volevo indirizzarla a lui ma so che avrebbe capito il mio sfogo e che non l'avrebbe presa a malo.

"E mi chiedi pure dove sto andando?! Hai anche il coraggio di chiedermi dove sto andando?! Cosa! Cosa devo fare ormai! Dove devo andare! Ormai credimi Finn, le abbiamo fatte tutte! TUTTE! Ci siamo conosciuti in un modo pessimo, abbiamo combinato casini, sei andato in carcere e dio santo, se non tenevo così tanto a te, ti avrei lasciato marcire lì dentro! Ti ho salvato, abbiamo ucciso! Abbiamo fatto uccidere una persona innocente che non c'entrava un cazzo in questa storia ma lui ci ha rimesso anche la vita. La polizia mi è venuta a cercare probabilmente per decapitarmi o per anmazzarmi brutalmente solo perché stavo accanto a te! Solo perché sono un tuo complice e ti ho salvato! Stavi per morire e ti ho salvato, di nuovo, uccidendo ancora. E non è che mi è dispiaciuto ammazzare quell'uomo perché sappiamo entrambi chi era... ma credimi, credimi sulla parola, che MAI e dico MAI avrei pensato di uccidere nella mia vita. MAI! In tutto questo casino vengo a sapere pure che mia madre è morta. DIMMI UN PO' TU DOVE CAZZO DEVO ANDARE ADESSO! NON MI È RIMASTO PIÙ NIENTE, NIENTE!" Urlai così tanto che tutta Vancouver si era affacciata alle finestre per vedere cosa succedeva. Tra pianti e singhiozzi ero riuscito a dire in sintesi quello che mi tenevo dentro da troppo tempo. Troppo...

Finn era rimasto in silenzio ad ascoltare tutti i miei sfoghi, senza interrompermi nemmeno una volta... questa era un altra cosa che amavo di lui. Sapeva ascoltare. Senza ribattere, senza intervenire, solo ascoltare.

"Dai, vieni qui..." poi aprì le braccia come per invitarmi in un abbraccio e senza pensarci due volte lo strinsi a me fortissimo.

Strano ma vero, avevo camminato fino a casa mia... casa nostra, prima che lei morisse...
Non era mai stata distante la casa di Finn dalla mia, infatti mi bastarono 10-20 passi veloci per arrivare quasi di fronte al mio portone.

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