Capitolo 1

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"Ma la vita separa quelli che si amano..."

- Jaques Prévert


6 mesi dopo

Claire

<<Questo>>, chiese Jennifer mettendosi davanti un abito a tubino nero, <<o questo?>>, si portò davanti un abito rosso che metteva in risalto i suoi capelli corvini.

<<Senza dubbio quello rosso>> replicai per poi tornare a passare un altro strato di rossetto scarlatto sulle mie labbra a forma di cuore.

<<Senza dubbio>> borbottò tra se e se ammirandosi allo specchio.

Io e Jennifer ci siamo conosciute il primo giorno che ho messo piede nella sede dell'Apollo Hardback. Il primo istante in cui l'avevo vista, con il suo sguardo freddo ed ostile, avevo già messo in conto che fosse una di quelle stronzette che sanno di essere belle e realizzate, ma poi, quando notò la mia agitazione e mi sorrise cordiale, realizzai che non era poi tanto male. Finito il colloquio – che era andato decisamente bene – compresi che la sua aria ostile era stata causata dall'ira che provava per la sua vecchia coinquilina che se n'era andata senza avvisarla e senza averle pagato due mesi d'affitto: ed ecco perché adesso abitavo con lei.

Un telefono prese a squillare. Jennifer lo recuperò da sopra il comodino della mia camera da letto e lo guardò.

<<Edward tra poco arriva>> mi informò leggendo il contenuto del messaggio dal mio cellulare.

Balzai in piedi e corsi all'armadio.

<<Che diavolo mi metto?!>> sbottai.

Jennifer fece un sorrisetto divertito prima di mettersi a cercare tra i vestiti del mio armadio. Mi porse una minigonna aderente nera e poi una maglietta completamente in pizzo dello stesso colore.

<<Metti sotto un reggiseno rosso e poi indossa i stivali cuissard che ti arrivano a metà coscia>>.

Feci un cenno affermativo mentre recuperavo tutto l'occorrente per vestirmi. Una volta aver indossato i vestiti e le scarpe mi pettinai i capelli in modo che ricadessero di lato fermandoli con delle forcine. Diedi un'ultima occhiata al mio trucco: eyeliner nero, abbondante mascara e rossetto rosso; giusto in tempo per sentire suonare il campanello.

<<Io sono pronta!>> gridò Jennifer che nel mentre era tornata nella sua stanza per indossare le scarpe.

Ci scontrammo nel corridoio, mi lanciò un lungo sguardo per poi farmi l'occhiolino.

<<Scendiamo>> disse Jennifer rispondendo al citofono. Nel mentre io recuperai i nostri cappotti, gli passai il suo e poi indossai il mio.

Jennifer era dannatamente bella, sembrava una di quelle modelle delle riviste patinate che amava leggere. Era anche una patita di moda e negli anni in cui l'avevo conosciuta era riuscita a rifarmi l'intero guardaroba. Non che mi dispiacesse però, avevo sentito l'esigenza di cambiare e grazie a lei ci ero riuscita senza troppi sforzi. Se prima la mia idea di look elegante fossero dei leggings, zeppe ed una blusa, adesso erano una gonna a tubino, un paio di tacchi alti e una camicetta di seta. E devo ammettere che aver imparato a camminare su dei tacchi di quattordici centimetri ha i suoi vantaggi se si è alti poco o più di un metro e cinquantotto.

I capelli corvini di Jennifer erano legati in un'alta coda di cavallo che sistemò per un'ultima volta allo specchio che era appeso nel corridoio. Controllò anche un'altra volta il trucco: matita blu sopra e sotto gli occhi che metteva in risalto le sue iridi azzurre ed un rossetto nude che rendeva più corpose le sue labbra già carnose di natura.

2. Brokenheart - L'amore non conosce ostacoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora