Capitolo 2

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"L'immagine è una cosa,

mentre l'uomo è un'altra...

è molto difficile vivere

dietro ad un'immagine"

- Elvis Presley

Logan

5 anni prima

"Sono incinta Logan. Nostro figlio cresce dentro di me", dopo quella frase ogni mia certezza era crollata.

Io? Padre?

Avevo sempre desiderato diventarlo, ma non in quel modo. Non così. Non ora.

Quando sentii la porta sbattere ripresi a respirare. Respirare però faceva dannatamente male. Claire se ne era andata, gli avevo permesso di farlo. Volevo che lo facesse.

In modo automatico scesi le scale e mi diressi in salotto. Sentii una stretta al petto quando vidi Regina seduta sul divano. Osservava un punto di fronte a se. Immobile. Quando percepì la mia presenza si voltò di scatto. Aveva gli occhi lucidi.

<<Chi era?>> mormorò.

<<Nessuno>>, appena dissi quelle parole sentii il fiato venire a meno. Come avevo potuto dirlo? In quei mesi Claire era diventata tutto. Quella notte Claire era stata tutto.

Gli occhi mi pizzicarono. Mi passai una mano tra i capelli e presi posto sul divano. Mi accomodai al lato opposto di Regina, il più lontano possibile da lei. Guardarla faceva male. Riapriva ferite che credevo di aver rimarginato.

<<Dobbiamo parlare>> disse con un filo di voce.

Sentii risalire in gola una risata amara. La repressi mentre distoglievo lo sguardo dalla sue iridi verdi.

<<Sono stata una stupida Logan>>, proseguì non ricevendo risposta, <<avrei dovuto chiederti scusa nell'esatto momento in cui...>>, "in cui ti ho beccata ha scopare con un altro", <<mi dispiace. So che non basta chiederti scusa per risolvere tutto... ma... ma io ti amo>>.

Quelle parole furono come un pugno nello stomaco.

<<Se non mi vorrai più nella tua vita lo capisco, ma ti prego... ti prego di esserci per lui...>>, posò una mano sul suo ventre, seguii il suo gesto sentendo una stretta allo stomaco.

<<Torna a casa Logan... ti prego. Se non vuoi farlo per, almeno fallo per lui...>>.

7 mesi dopo

<<Non ce la faccio!>> gridò Regina in lacrime.

<<Respira>>, feci con lei la respirazione che ci avevano insegnato al corso preparto.

<<È tutta colpa tua!>> sbottò mentre si contorceva nel letto d'ospedale. <<Me l'hai infilato te questo coso dentro!>>.

Le strinsi la mano più forte del dovuto. Come poteva chiamare coso il piccolo ometto che era cresciuto dentro di lei per nove mesi? Non mi interessava se stesse soffrendo e se diceva cose che magari non pensava, coso mio figlio non lo doveva chiamare!

<<Ci siamo, ancora un centimetro e poi potrà iniziare a spingere>>.

A quelle parole dimenticai ogni cosa. Quando Regina iniziò a spingere spinsi con lei come un povero idiota. Quando sentii il pianto del bambino presi a piangere anche io.

2. Brokenheart - L'amore non conosce ostacoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora