Capitolo 7

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Chi sa, forse non ci ameremmo tanto

se le nostre anime non si vedessero da lontano

non saremmo così vicini, chi sa,

se la sorte non ci avesse divisi.

- Nazım Hikmet


Claire

Era la seconda volta che io e Logan ci baciavamo. Mentre ingranavo la retromarcia e lasciavo il vialetto mi sfiorai d'istinto le labbra con le dita. Come la prima volta era stato un bacio disperato, vorace ed animale. Mi aveva fatto perdere il senso della realtà e mi aveva trasportata in posto che avevo dimenticato che esistesse.

Il labbro inferiore mi pizzicava per l'impeto con cui ci eravamo baciati. Le farfalle nel mio stomaco si erano risvegliate destando dal letargo anche altre parti di me. Non che avessi smesso di fare sesso dopo Logan, anzi, non ero mai stata così attiva... ma quello che mi suscitava lui, quello che provavo grazie a lui con un solo bacio, era su un altro livello. Non sentivo più la necessità di fuggire da lui se serrava la stretta sui miei fianchi, anzi, mi eccitava. Malgrado tutto, malgrado tutto il tempo che era passato, mi fidavo di lui come mi ero fidata di lui cinque anni fa, la sera in cui facemmo l'amore, forse anche di più...

Quella consapevolezza mi fece girare la testa. Serrai le mani attorno al volante. Non potevo, non volevo, provare quei sentimenti per lui. Volevo odiarlo, ma come aveva sottolineato lui, non era vero. Non ci riuscivo, malgrado la rivelazione che non stesse più con Regina da tutto quel tempo mi avesse fatto infuriare e soffrire, non riuscivo ad odiarlo.

Ai confini di Brokenheart, in mezzo a fattorie e distese di prato, parcheggiai di fronte alla graziosa locanda in cui Edward aveva prenotato una stanza. Sospirai e scesi dalla macchina.

Lui e Logan si erano comportati come dei bambini ed ero sicura che se non fossi intervenuta sarebbero ricorsi alle mani. Ero infuriata perché nessuno dei due ne aveva il diritto. Qualsiasi cosa ci fosse stata con Logan era finita quando aveva scelto un'altra donna senza pensarci troppo. Qualsiasi cosa ci fosse con Edward, invece, ero stata ben chiara che non era nulla più che sesso e quando mi ero resa conto che per lui non era così avevo chiuso. Non ero un oggetto, non ero il giocattolino di nessuno, quindi il loro comportamento da "chi ce l'ha più grosso" mi faceva infuriare.

Raggiunsi la hall della locanda e chiesi alla gentile signora dietro al bancone quale fosse la camera a nome di Edward. Dopo avermi dato una chiave in più mi accompagnò al piano.

«Se vi serve qualcosa potete usare il telefono che è nella stanza. Buon pernottamento», mi sorrise cordiale prima di volatizzarsi giù dalle scale.

Inserii la chiave nella toppa della porta in legno e misi piedi nella stanza. Come il resto della locanda aveva un stile rustico e qualche dettaglio più elegante nello stile shabby chic. Le tegole in legno sotto il peso dei mie piedi cigolarono ed Edward si girò di scatto. Era fermo di fronte ad una delle due finestre che dava sul giardino.

«Avete fatto presto», il suo tono era arrabbiato ma velato di tristezza.

Lo ignorai ed andai verso il letto. Nel tragitto mi tolsi la giacca che posai su una poltrona insieme alla borsa, e scalciai via le scarpe. Mi lasciai ricadere sul materasso e sprofondai la testa nei cuscini. Chiusi gli occhi sentendomi improvvisamente stanca.

«Lo ami» sussurrò non come una domanda ma come un affermazione.

Spostai il braccio che avevo usato per schermirmi gli occhi e lo guardai con la bocca spalancata.

2. Brokenheart - L'amore non conosce ostacoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora